ZH: ex moschea An’Nur, in otto giudicati colpevoli aggressione
(Keystone-ATS) Otto affiliati dell’ex moschea An’Nur di Winterthur (ZH) sono stati giudicati colpevoli dell’aggressione a due altri frequentatori che consideravano “spie”. Due imputati sono invece stati assolti.
Nella sentenza presentata stamani, il Tribunale distrettuale di Winterthur ha fissato pene detentive fra i 6 e i 18 mesi con la condizionale e in alcuni casi pene pecuniarie, pure sospese, per le accuse di sequestro di persona, coazione e minacce.
Per due imputati – un giovane afgano e un macedone – la corte ha ordinato l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni. La sentenza non è ancora definitiva e può ancora essere impugnata davanti alle istanze superiori.
Sul banco degli imputati erano comparsi agli inizi di ottobre otto giovani fra i 17 e i 24 anni d’età, un 54enne libico che fungeva da imam principale e il 49enne presidente dell’associazione che gestiva la moschea.
Una della persone assolte è il presidente della moschea An’Nur, definitivamente chiusa nel giugno di un anno fa. Il Tribunale lo ha prosciolto da tutte le accuse, per non aver preso parte all’aggressione, e gli ha riconosciuto un risarcimento di 18’000 franchi.
L’imam 54enne è invece stato condannato ad una pena pecuniaria con la condizionale di 180 aliquote per l’accusa di sequestro di persona.
I fatti risalgono al 22 novembre del 2016, quando due frequentatori della controversa moschea vennero picchiati e minacciati.
Gli aggressori erano convinti che i due avessero trasmesso informazioni al giornalista Kurt Pelda su un controverso sermone tenuto un mese prima da un 25enne imam etiope. Per quel sermone il predicatore etiope è stato condannato nel novembre di un anno fa a 18 mesi di detenzione con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera.
La moschea An’Nur era considerata un luogo di radicalizzazione islamica. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi partiti dalla città zurighese verso la Siria per la jihad, la guerra santa islamica, nelle file dell’Isis.