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ZH: uccise figlio in hotel, “alto rischio recidiva”, procuratore

(Keystone-ATS) Un “egoista estremo” con un “alto rischio di recidiva”: così si è espresso il procuratore pubblico al secondo giorno del processo contro il 63enne che nel febbraio del 2010 uccise il figlioletto di 4 anni in un albergo a Winterthur (ZH).

La pubblica accusa chiede nei suoi confronti l’ergastolo e la misura dell’internamento per l’accusa di assassinio. L’avvocato della difesa si è invece battuto per una riduzione della pena a 7 anni di reclusione per omicidio intenzionale.

Ancora non è chiaro quando sarà annunciata la sentenza, ma non certamente oggi. È stata infatti disposta una perizia complementare in relazione con la richiesta di internamento. Essa dovrebbe essere presentata nei prossimi 14 giorni.

Per il procuratore, l’imputato crede che siano sempre gli altri ad avere la colpa per ogni cosa. Dopo aver ucciso il figlio pensò addirittura di denunciare le autorità del comune di Bonstetten (ZH) (che gli avevano affidato la custodia del bambino), perché non avevano fatto nulla per impedirglielo.

L’accusa ha motivato la richiesta di internare l’imputato con l’alto rischio di recidiva. La perizia psichiatrica avrebbe peraltro mostrato che nessuna terapia potrebbe curarlo.

L’avvocato della difesa ha riconosciuto che l’uccisione di un figlio è un reato molto grave, ma ha sostenuto che non si può generalizzare e considerarlo un assassinio. Nel caso specifico non si sarebbe in presenza della “particolare mancanza di scrupoli” che giustificherebbe una simile accusa.

L’uomo, un fiduciario che abitava a Bonstetten (ZH), è considerato reo confesso, anche se al al processo ha detto di “non essere in grado nemmeno oggi di dire che cosa accadde” la sera del 26 febbraio 2010: quel giorno si recò con il figlioletto di 4 anni a Winterthur, dove affittò una stanza d’albergo. Lì fece bere al bimbo una bibita mischiata con una forte dose di sonnifero e quindi lo soffocò.

Secondo l’accusa, l’accusato uccise il figlio per evitare che la madre – una brasiliana di colore allora 36enne – lo portasse nel suo paese d’origine. L’uomo aveva anche l’intenzione di suicidarsi, ma non ci riuscì.

Il caso ha fatto molto scalpore: l’autorità tutoria di Bonstetten aveva infatti affidato la custodia del bambino al padre, nonostante fosse venuta a conoscenza che nel 1990 cercò di uccidere un figlio all’epoca 13enne, avuto dalla ex moglie, che strangolò e gettò in un burrone. Il figlio primogenito si salvò, ma ha riportato lesioni al cervello che lo hanno reso disabile.

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