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ZH: uccise figlio in hotel, nuova perizia

(Keystone-ATS) Si dovrà attendere l’esame di una nuova perizia prima di conoscere la sentenza del processo d’appello al 65enne che nel febbraio del 2010 uccise il figlioletto di 4 anni in un albergo di Winterthur. L’uomo è stato condannato in prima istanza a 18 anni di prigione.

Il delitto risale alla sera del 26 febbraio 2010: l’imputato, un fiduciario che abitava a Bonstetten (ZH), si recò con il figlioletto di 4 anni a Winterthur, dove affittò una stanza d’albergo. Lì fece bere al bimbo una bibita mischiata con una forte dose di sonnifero e quindi lo soffocò. Il piccolo morì poco dopo il ricovero in ospedale: era la vigilia del suo quinto compleanno.

Il 65enne ha sostenuto oggi in aula di soffrire della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Questa consapevolezza gli sarebbe venuta grazie alla letteratura consultata in prigione e ha rappresentato – a suo dire – una “liberazione”.

Per sostenere la sua teoria, il 65enne ha fatto realizzare una nuova perizia, consegnata soltanto pochi giorni fa al Tribunale cantonale di Zurigo. La corte ha deciso di far esaminare il nuovo rapporto dagli esperti nominati d’ufficio che avevano realizzato due precedenti perizie. Le probabilità che emergano novità di rilievo sono minime, ma la posta in gioco è alta: si tratta di decidere su un’eventuale reclusione a vita o su un internamento, ha affermato il presidente del Tribunale.

Nell’agosto del 2013 il Tribunale distrettuale di Winterthur ha giudicato l’uomo colpevole di assassinio, ma ha rinunciato a ordinare la misura dell’internamento. Sia l’accusa che la difesa hanno ricorso in appello. Il procuratore chiede una condanna alla reclusione a vita e la misura dell’internamento. Il difensore d’ufficio sostiene la tesi della ridotta imputabilità e si batte per una riduzione della pena a 7 anni di reclusione per omicidio intenzionale.

Secondo l’accusa, l’imputato uccise il figlio per evitare che la madre – una brasiliana di colore allora 36enne – lo portasse nel suo paese d’origine. L’uomo aveva anche intenzione di suicidarsi: ingerì a sua volta del sonnifero e cercò di farla finita respirando la polvere di un estintore, il che fece però scattare l’allarme.

Il caso ha fatto molto scalpore: l’autorità tutoria di Bonstetten aveva infatti affidato la custodia del bambino al padre, nonostante fosse venuta a conoscenza che nel 1990 aveva già cercato di uccidere un figlio all’epoca 13enne. L’uomo tentò di strangolare il primogenito, avuto dalla sua ex moglie, e lo gettò in un burrone. Il ragazzo si salvò, riportando lesioni al cervello che lo hanno res disabile.

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