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UBS: ondata di critiche contro i bonus milionari

Keystone

Lo shock della settimana scorsa, suscitato dalla drammatica situazione finanziaria dell'UBS, ha lasciato il posto in questi giorni ad un'ondata d'indignazione contro la politica aziendale del colosso bancario. Al centro delle critiche i bonus milionari accordati ai manager.

Dopo aver evitato il tracollo solo grazie ad un ingente prestito concesso dalla Confederazione (6 miliardi di franchi) e dalla Banca nazionale svizzera (62 miliardi), l’UBS non sembra intenzionata a rivedere drasticamente la sua politica di incentivi finanziari straordinari versati ai dirigenti e ai brooker.

Giovedì, poche ore dopo l’annuncio del piano d’emergenza varato dalle autorità, il presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS, Peter Kurer, aveva dichiarato che alcuni top manager della banca riceveranno anche in futuro bonus milionari a due cifre.

Widmer-Schlumpf sconvolta

“Sono sconvolta da queste dichiarazioni”, ha ammesso la stessa ministra supplente delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf. Sabato, Kurer si è scusato per questi propositi, indicando che lui stesso intende rinunciare a qualsiasi bonus, fino a quando l’UBS non si sarà risollevata da questa crisi.

Secondo quanto indicato dal giornale domenicale Sonntag, la più grande banca svizzera prevede però di distribuire nella primavera prossima ben 7 miliardi di franchi sotto forma di bonus al personale. Quest’anno, nonostante una perdita di 4,4 miliardi accumulata nel 2007, l’UBS aveva concesso supplementi salariali per 12 miliardi di franchi …

I 6 miliardi di franchi versati dalla Confederazione per salvare l’UBS verranno quindi impiegati prossimamente dalla grande banca per distribuire bonus miliardari ai suoi impiegati? E andranno a finire soprattutto nelle tasche dei manager, ossia proprio coloro che hanno contribuito maggiormente al dissesto finanziario, con speculazioni azzardate sul mercato immobiliare americano e in fondi speculativi poco trasparenti?

Critiche e denunce

Gli interrogativi si moltiplicano in questi giorni. Così come le critiche e gli attacchi nei confronti di dirigenti ed ex dirigenti, responsabili della crisi in cui è piombato l’istituto bancario che, ancora l’anno scorso, rappresentava uno dei pilastri di maggior vanto dell’economia svizzera.

Dando voce alle proteste dei lettori, il Blick ha pubblicato lunedì una lettera modello da inviare a Marcel Ospel, in cui si invita l’ex numero dell’UBS a rimborsare i 44 milioni di franchi di bonus percepiti fino alla sua forzata partenza, nella primavera scorsa. Una richiesta sostenuta, in questi giorni, da diversi rappresentanti politici e, perfino, da alcuni esponenti del mondo economico.

“I responsabili di questo disastro non devono poter cavarsela a buon mercato”, ha dichiarato ad esempio l’imprenditore Johann Schneider-Ammann, deputato del Partito liberale radicale e presidente dell’associazione padronale Swissmem. “Come minimo, dovranno restituire i bonus ricevuti durante il periodo in cui hanno partecipato agli sbagli operativi commessi dalla banca”.

Da parte sua, il presidente del Partito socialista Chistian Levrat intende fare ricorso agli strumenti giuridici per costringere Marcel Ospel a “passare alla cassa”. Il consigliere nazionale ha annunciato di voler proporre, nel corso della prossima assemblea generale degli azionisti, una causa di responsabilità contro l’ex-presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS.

Sistema bonus-malus

Nel coro di critiche, si moltiplicano anche le proposte per porre fine agli eccessi nella distribuzione di incentivi finanziari. Secondo il direttore dell’Amministrazione federale delle finanze Peter Siegenthaler, in futuro i salari e i bonus versati ai dirigenti delle grandi banche dovrebbero venir approvati dagli azionisti.

Per Eugen Haltiner, presidente della Commissione federale delle banche è giunto il momento di introdurre un sistema “bonus-malus”: i bonus attribuiti ai dipendenti verrebbero bloccati per un determinato periodo e versati soltanto se le attività della banca proseguono positivamente per diversi mesi. Una misura, insomma, destinata ad evitare brutte sorprese, come nel caso dell’UBS.

Tra le proposte formulate in questi giorni figura anche quella di introdurre dei limiti massimi alle retribuzioni e agli incentivi concessi ai dirigenti delle grandi aziende. Per i socialisti, 1 milione di franchi sono più che sufficienti per ricompensare i manager del loro lavoro.

Modello tedesco

Mentre in Svizzera, il dibattito e le polemiche sono destinate a proseguire ancora a lungo, le autorità tedesche hanno deciso lunedì di imporre condizioni ben precise alle banche che intendono usufruire del fondo di garanzia di 500 miliardi di euro, destinato a stabilizzare i mercati finanziari.

Gli istituti bancari dovranno, tra l’altro, limitare a 500’000 euro all’anno il salario massimo dei loro manager e dovranno rinunciare a concedere incentivi e indennità di buonuscita d’oro ai loro dipendenti.

swissinfo, Armando Mombelli

Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno annunciato giovedì un piano di aiuto in favore dell’UBS, che ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi in seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione rafforzerà la base di fondi propri dell’UBS, sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo Stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.

Questo importo sarà prelevato dalla Tesoreria della Confederazione e non graverà sul bilancio delle casse federali. Il credito dovrebbe fruttare oltre 700 milioni di franchi all’anno alla Confederazione, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.

La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in una società veicolo gli attivi illiquidi, sgravandosi dei prodotti “tossici” detenuti finora.

Questo fondo viene finanziato con l’assunzione di dollari USA presso la Federal Reserve e prestiti contratti sul mercato.

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