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Un “caffè leggero” contro la crisi

La crisi economica colpisce prima di tutto i settori d'esportazione Keystone

Il terzo pacchetto congiunturale presentato mercoledì dal governo non riuscirà a far ripartire l'economia, ma servirà almeno in parte ad attutire gli effetti della crisi. La "politica sparagnina" del governo non piace però a tutta la stampa svizzera.

Tra una sinistra che chiedeva un programma congiunturale miliardario e una destra che non riteneva necessarie nuove spese pubbliche, la ministra dell’economia Doris Leuthard ha scelto di servire un “caffè leggero”, come titola la Neue Zürcher Zeitung.

“Pillola tranquillante”

Secondo il giornale zurighese, nel pacchetto si trova del buono, come ad esempio le misure per lottare contro la disoccupazione giovanile, e del meno buono, come i sussidi per ridurre i premi delle casse malati.

Per la NZZ il piano rappresenta soprattutto “una pillola tranquillante per tutti gli attivisti” che chiedevano più soldi, ma non sortirà comunque grandi effetti.

La Berner Zeitung sottolinea dal canto suo che rispetto ad altri paesi la Svizzera investe poco nei suoi programmi congiunturali. “Ma va bene così – ritiene il quotidiano bernese – poiché l’impatto di questi piani rimane controverso”, in particolare per quanto riguarda l’inflazione.

Al pari della NZZ, per il giornale della capitale “non bisogna aspettarsi grandi risultati” dai 750 milioni iniettati nell’economia da Doris Leuthard.

Quelle che la Berner Zeitung definisce delle “misure omeopatiche” rappresentano più “un programma sociale che un pacchetto congiunturale”, scrive da parte sua l’editorialista della Aargauer Zeitung. “La Confederazione ha però ragione, poiché questi piani presentano grandi rischi di investimenti sbagliati”.

Pragmatismo

In un commento comune, la Tribune de Genève e 24 Heures osservano che la pillola sarà difficile da far passare sul piano politico. La destra non vuole sovvenzioni per i premi delle casse malati e la sinistra fustiga la mancanza di coraggio del governo.

“Vi è quasi un’unanimità contro il Consiglio federale”, scrivono i due giornali. Ma forse il governo ha ragione, poiché malgrado una certa mancanza d’audacia, in particolare nel settore energetico, “questa politica dei piccoli passi è pragmatica”. “Il sostegno all’economia proposto dal Consiglio federale non è solo realista, ma realizzabile”.

Secondo il Tages Anzeiger, 750 milioni non sono sufficienti e le misure di sostegno al potere d’acquisto provocheranno solo spese supplementari. Tuttavia, ritiene il Tagi, “il governo ha messo l’accento, a ragione, sul mercato del lavoro, allo scopo di attutire le conseguenze della recessione”.

Spettro dell’indebitamento

Le Temps non risparmia invece le critiche a un “programma di rilancio debole” e al governo, “paralizzato dallo spettro dell’indebitamento agitato dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz”.

A differenza di quanto accade negli altri paesi, indica il giornale romando, in Svizzera il “criterio principale per determinare il sostegno dello Stato non è la gravità della situazione economica, ma il mantenimento di finanze pubbliche sane”. E ciò a scapito – contrariamente a quanto dice Merz – della prossima generazione, “che pagherà con la disoccupazione di lunga durata” le debolezza del programma di rilancio.

“Il Consiglio federale conosce solamente il pedale del freno”, titola dal canto suo il Blick, che descrive il piano come una serie di “cerottini” che non serviranno quasi a nulla. “In questa crisi la ministra dell’economia ha mostrato il dinamismo di una responsabile di una cassa di risparmio di paese: prima di tutto non indebitarsi!”.

La Regione parla di “politica miope e sparagnina” e osserva la modestia della somma messa in campo dallo Stato, se paragonata in particolare ai miliardi versati per salvare l’UBS.

Il quotidiano ticinese sottolinea che i sentieri della ripresa dovranno passare per forza dall’innovazione tecnologica. “Si fa un gran parlare delle energie, per citare un esempio abusato, fino a nuove forme di produzione e di organizzazione del lavoro. Di tutto questo, però, sia a livello cantonale sia a quello federale non si parla. Si preferisce sperare che la crisi passi così come è arrivata e che faccia meno danni possibili”.

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Prima fase dal gennaio 2009 (totale 900 milioni di franchi):

Liberazione delle riserve di crisi delle casse federali: 550 milioni

Abrogazione del blocco dei crediti: 205 milioni

Aumento della spesa per la protezione contro le inondazioni: 66 milioni

Contributi alla promozione dell’alloggio: 45 milioni

Spese per costruzioni civili: 20 milioni

Promozione delle esportazioni: 5 milioni.

Seconda fase dall’estate 2009 (totale 700 milioni):

Miglioramento delle infrastrutture, in particolare trasporti ferroviari e stradali: 530 milioni

Investimenti in energia e ambiente: 80 milioni

Finanziamenti supplementari per la ricerca: 50 milioni

Altri settori, tra cui turismo: 40 milioni.


Terza fase dal 2010 (totale 750 milioni):

Misure per contrastare l’aumento della disoccupazione: 400 milioni.

Contributo speciale per ridurre i premi delle casse malati: 200 milioni.

Riforma dell’IVA: 150 milioni

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