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Un’alleanza interpartitica per l’aiuto ai Paesi dell’Est

Quattro membri dell'alleanza per il miliardo: Francine John-Calame (Verdi, a sinistra), Urs Schwaller (popolare democratico), Felix Gutzwiller (radicale) e Vreni Müller-Hemmi (socialista) Keystone

Un rifiuto della Legge sulla cooperazione con l'Europa dell'Est e quindi del miliardo di solidarietà perturberebbe «fortemente ed inutilmente» le relazioni tra Svizzera e Unione europea.

Lo afferma un’alleanza interpartitica che ha lanciato mercoledì la sua campagna in favore di un «sì» il prossimo 26 novembre.

Dopo il Consiglio federale, anche un comitato composto di rappresentanti del partito socialista, liberale radicale, popolare democratico, ecologista, liberale ed evangelico è sceso in campo in favore del contributo elvetico ai 10 nuovi membri dell’Unione europea (Ue).

Il suo scopo: respingere il referendum dell’Unione democratica di centro (destra nazionalista) e di altri due partiti di destra, i quali si oppongono alla Legge federale sulla cooperazione con l’Europa dell’Est, la base legale del versamento del miliardo.

«Questo referendum è un chiaro attacco alla politica europea adottata con successo dalla Svizzera», ha dichiarato il consigliere nazionale liberale radicale Felix Gutzwiller.

«Finora abbiamo ottenuto molto dalla via bilaterale. È comprensibile che non possiamo ricevere tutto gratuitamente», ha aggiunto, in riferimento al fatto che anche la Svizzera trae benefici dall’estensione dell’Ue.

Finanziamento

«Un miliardo è molto, ma il contributo della Svizzera non comporterà costi supplementari a carico dei cittadini», ha indicato il senatore popolare democratico Urs Schwaller.

Il versamento – effettuato nella misura di 100 milioni all’anno per 10 anni – sarà compensato parzialmente dai Dipartimenti federali dell’economia e degli affari esteri.

La somma rimanente sarà prelevata dalle casse federali, in particolare grazie alle entrate provenienti dalla tassazione dei risparmi di cittadini europei.

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Ripartizione del versamento

Una controversia tra governo e partiti sussiste tuttavia sulla ripartizione esatta del finanziamento.

Mentre il Consiglio federale vorrebbe che i due dipartimenti finanziassero il 60% del versamento (il rimanente 40% sarebbe invece prelevato dall’aiuto allo sviluppo dei Paesi dell’Est), i partiti optano per una ripartizione 50-50.

«Questo per evitare di prelevare fondi dall’aiuto allo sviluppo tradizionale», ha precisato Urs Schwaller.

L’alleanza non vuole però aprire una controversia su questo aspetto: «Il Parlamento è in ogni caso sovrano per quanto riguarda il budget», ha affermato la deputata socialista Vreni Müller-Hemmi.

Ciò significa – ha spiegato Gutzwiller – che malgrado le insistenze del governo le camere modificheranno i crediti per l’aiuto allo sviluppo nel preventivo 2007.

Bilaterali compromessi?

Per il deputato liberale Jacques-Simon Eggly, l’interesse della Svizzera al versamento del miliardo è «evidente». Le imprese elvetiche hanno infatti realizzato guadagni per 800 milioni di franchi nei nuovi membri dell’Ue. Un rifiuto il 26 novembre nuocerebbe quindi non solo all’economia ma a tutto il paese.

«In caso di un «no», la Confederazione incontrerà sicuramente delle difficoltà a finalizzare il secondo pacchetto di accordi bilaterali, non ancora ratificato dai 25 paesi dell’Ue», ha avvertito la consigliera nazionale ecologista Francine John-Calame. Senza parlare del freno che ciò rappresenterà nei futuri negoziati con Bruxelles.

swissinfo e agenzie

Dal 1990 a oggi, la Svizzera ha messo a disposizione 3,450 miliardi di franchi agli Stati dell’est europeo. Questo sostegno alla democrazia e all’economia di mercato ha la sua base giuridica nella Legge federale sulla cooperazione con l’Europa dell’Est.

Il 1. maggio 2004, 10 nuovi Stati hanno aderito all’Unione europea (Ue), con la quale la Svizzera ha concluso due pacchetti di accordi bilaterali.

L’Ue ha chiesto alla Svizzera di contribuire finanziariamente a questa estensione. Il parlamento ha approvato il contributo di un miliardo di franchi in primavera.

Se il popolo dovesse dire sì il prossimo 26 novembre, questo aiuto sarà versato ai nuovi Stati membri (la Polonia sarà il principale beneficiario) nella misura di 200 milioni di franchi all’anno per 5 anni. A causa della diversa durata dei progetti finanziati, la somma sarà tuttavia distribuita sull’arco di 10 anni (100 milioni l’anno).

I fondi saranno prelevati soprattutto dall’aiuto allo sviluppo.

La nuova Legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’Est sarà sottoposta al popolo il 26 novembre.
I cittadini saranno chiamati alle urne in seguito al referendum contro la legge lanciato dall’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) e da altri due piccoli partiti di destra.
In Parlamento la legge è sostenuta dalla sinistra, dagli ecologisti e dalla destra.

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