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Un brutto colpo per l’immagine turistica della Svizzera

Dopo il 2 di ottobre, l'immagine turistica della Svizzera non sarà più quella idilliaca immortalata dai turisti giapponesi Keystone

Il caos negli aeroporti e la gestione catastrofica del fallimento di Swissair hanno inferto un durissimo colpo all'immagine della Svizzera all'estero. Per il senatore Dick Marty, presidente di Svizzera Turismo, ci vorranno anni per rimediare al danno.

swissinfo – Dick Marty, in quanto presidente di Svizzera Turismo come valuta il disastro successo in questi giorni? Che ripercussioni potrebbe avere sull’immagine che all’estero ci si fa della Svizzera?

Dick Marty: In questo disastro è andata distrutta un’immagine estremamente preziosa che abbiamo costruito durante generazioni. La Svizzera è un paese caro, ma il turista che viene da noi è disposto a pagare un prezzo più alto per una serie di ragioni. Per questo prezzo non offriamo soltanto paesaggi bellissimi, ma anche una qualità di servizi conosciuti per la loro affidabilità, per la loro serietà, vorrei quasi dire per la loro perfezione. Quanto capitato in questi giorni è successo forse soltanto in paesi in stato di guerra o di crisi gravissima, come dopo il crollo dell’impero sovietico. Sarà difficilissimo correggere questo danno in breve tempo.

swissinfo – Ci può fare un esempio concreto di questo danno patito dall’immagine della Svizzera all’estero?

Noi abbiamo investito molto in Asia e in Giappone. Questo lavoro, costato molto e durato diversi anni, ha portato i suoi frutti. L’anno scorso il numero dei turisti giapponesi in Svizzera è aumentato del 14%. Non ci sono mai stati tanti turisti giapponesi nel nostro paese, nonostante il fatto che il Giappone sia colpito da una forte crisi economica. Martedì, a Tochio, la sede della Swissair ha dovuto chiudere in modo precipitoso, di fronte al pericolo di un assalto dei creditori. Tutto il Giappone non si è chiesto come mai la società privata Swissair abbia potuto far questo. Tutti si sono chiesti: Che cosa sta facendo la Svizzera? La Svizzera non è come pensavamo che fosse. Tutto questo è gravissimo.

swissinfo – Quali strategie si possono allora immaginare, sul lungo termine, per recuperare questa perdita d’immagine?

Dick Marty: Per Svizzera Turismo il danno è ancora più grande, perché noi abbiamo sempre lavorato in modo molto stretto con Swissair, con una sinergia eccellente tra i loro uffici e i nostri. Swissair ha inoltre investito molto nel marketing per le destinazioni svizzere. Siamo quasi certi che la nuova compagnia non potrà sostituire Swissair in questa importante funzione. Le destinazioni che saranno soppresse sono infatti proprio quelle dove avremmo dovuto investire di più, perché lì c’è la concorrenza più agguerrita. Questi mercati andranno persi e riconquistarli sarà molto difficile. Per questo intendiamo chiedere rapidamente importanti mezzi supplementari per potere mobilitare personale e mezzi nei paesi in cui non possiamo più contare su Swissair.

swissinfo – In quanto politico, come ha vissuto questa crisi, che valutazione ha della gestione che è stata fatta?

Dick Marty: Io voglio ricordare un fatto che risale a quasi dieci anni fa. Durante la campagna per la votazione sullo Spazio economico europeo è stato detto e ripetuto che un rifiuto della Svizzera avrebbe avuto gravissime ripercussioni sulla Swissair. Questa previsione si è dunque avverata. In questi dieci anni, la compagnia è stata gestita in questo modo fallimentare da quello che era considerato il meglio dell’economia svizzera. Ricordo che lo Stato era totalmente assente da Swissair. E sono proprio quelle cerchie che oggi criticano lo Stato che in tutti questi anni si sono opposti a un suo ruolo. È vero che in questi giorni la politica ha mancato di tempestività e di autorevolezza. Credo che questo disastro debba contribuire a ristabilire i contatti tra politica ed economia, con un diverso rapporto tra queste due importanti sfere della società. Troppi politici sono semplicemente dei soldati che obbediscono agli ordini provenienti dai centri economici. Abbiamo bisogno di politici che sappiano pensare con la loro testa. Anche la struttura del nostro governo, che risale al 19esimo secolo, deve essere adattata alle esigenze moderne, affinché possa rispondere rapidamente alle situazioni di crisi. Un’economia liberale ha bisogno di uno Stato forte, autorevole e credibile.

swissinfo – Quanto è successo potrebbe rimettere in discussione l’ondata di liberalizzazione prevista per diversi settori come la posta, la ferrovia o il mercato dell’elettricità?

Dick Marty: Sicuramente. Non dico che questa reazione sia giusta, ma la conseguenza di quanto è capitato in questi giorni è che la gente voterà contro qualsiasi nuova forma di liberalizzazione perché non ha più fiducia in queste strutture.

Intervista curata da Mariano Masserini

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