Prospettive svizzere in 10 lingue

Un muro che divide, anche in Svizzera

Uno scorcio del controverso muro che Israele sta costruendo in Cisgiordania Keystone

Lunedì a Ginevra numerose associazioni svizzere hanno indetto una manifestazione contro la costruzione del muro israeliano in Cisgiordania.

Il progetto, la cui legalità è esaminata nei prossimi giorni dalla Corte internazionale dell’Aja, è criticato anche dalla Svizzera e dal Comitato della Croce Rossa.

In occasione del primo dei tre giorni di dibattiti all’Aja, il “Collettivo Urgenza Palestina”, in rappresentanza di dozzine di organizzazioni e partiti svizzeri, scende in piazza nella città di Calvino a sostegno della posizione palestinese.

Il tutto sullo sfondo di manifestazioni simili in gran parte del mondo arabo.

Presente a Ginevra pure il “Manifesto”, movimento svizzero composto d’intellettuali arabi ed israeliani a favore di una pace giusta e durevole in medio Oriente.

“Il muro voluto dal governo Sharon non s’iscrive assolutamente in un processo di pace”, dice a swissinfo Alain Bittar, co-presidente del Manifesto.

“Il progetto non potrà garantire la sicurezza d’Israele ma esplicita soltanto lo scopo del governo israeliano di annettere il maggior territorio possibile, rinchiudendo nel contempo il massimo di palestinesi nel minimo di territorio”, sostiene Bittar.

Occupazione eterna?

I responsabili della delegazione palestinese all’Aja temono che il muro annienterà i piani di autodeterminazione palestinese, rischiando di rendere eterna l’occupazione israeliana.

Secondo Anis Al-Qad, delegato generale di Palestina in Svizzera, lo sbarramento dividerà la Cisgiordania in tre ghetti.

Da parte sua, Peter Leuenberger, dell’Associazione Svizzera-Palestina, ritiene inammissibile che uno Stato costruisca una linea difensiva su un territorio che non gli appartiene.

“Ed inoltre si dimentica che per ottenere pace e sicurezza nella regione vi è una sola strada: quella di un accordo che rispetti diritti e dignità dei due popoli”, aggiunge.

“Non è un nuovo confine”

Il governo di Tel Aviv, che non partecipa alle udienze all’Aja, ha trasmesso ai giudici un testo scritto, sottolineando di non riconoscere la legittimità della Corte, in quanto “la questione del muro è politica e non giudirica”.

“La Corte dell’Aja non è un forum adatto a discutere di una barriera per fermare i terroristi”, afferma Daniel Halevy-Goetschel, portavoce dell’ambasciata d’Israele in Svizzera.

“In ogni caso, il muro vuole soltanto mettere in pratica uno dei diritti più fondamentali di uno Stato: difendere i propri cittadini”, aggiunge Halevy-Goetschel.

Sulla stessa lunghezza d’onda pure Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite.

“Il muro non è un nuovo confine, ma soltanto un mezzo per proteggere la popolazione d’Israele dalle infiltrazioni dei terroristi”.

Da parte sua Sigi Feigel, presidente onorario della comunità ebraica di Zurigo, pur sottolineando come Sharon non abbia alcuna visione di pace, ricorda la situazione particolare dello Stato d’Israele.

“Il nostro Stato è circondato da paesi nemici che non vogliono nemmeno riconoscere la nostra esistenza: il governo ha quindi l’obbligo di proteggere il suo popolo”.

Svizzera critica

Il muro israeliano è criticato da più parti, soprattutto a causa di presunte violazioni del diritto internazionale pubblico.

Il Consiglio federale ha recentemente ricordato che una potenza occupante deve rispettare l’integralità dei territori sotto il suo controllo.

Pure secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), le misure attuate da Israele non rispettano i diritti umanitari dei palestinesi.

Lo scorso 12 febbraio, il governo elvetico, a differenza di USA ed Unione europea, aveva quindi chiesto che la questione fosse valutata dal Tribunale internazionale dell’Aia. La medesima posizione assunta dall’Assemblea delle Nazioni Unite e da Amnesty International.

In particolare, la Svizzera chiede al Tribunale internazionale, di chiarire se la Quarta convenzione di Ginevra per la protezione della popolazione civile in tempo di guerra, possa essere applicata nei territori palestinesi.

I dibattiti all’Aja dureranno due o tre giorni. La Corte internazionale non emetterà tuttavia alcuna sentenza, ma soltanto una raccomandazione alle parti in causa.

swissinfo, Marzio Pescia

Il muro dovrebbe misurare 600 km di lunghezza e 8 m di altezza;
200 km di muro sono già stati costruiti.

Nel 2002 il governo d’Israele ha deciso la costruzione di uno sbarramento di sicurezza in Cisgiordania per frenare gli attacchi suicidi contro la sua popolazione.

Il muro non segue tuttavia i confini internazionalmente riconosciuti, ma si snoda alcuni chilometri all’interno dei territori occupati.

Difensori dei diritti umani e esperti di diritto internazionale ritengono che il nuovo sbarramento rovinerà la vita di circa 200’000 palestinesi.

Il muro, ad esempio, farà perdere ai palestinesi buona parte dei loro terreni fertili e non permetterà a molti di loro di raggiungere i loro posti di lavoro in Israele.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR