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Un pilastro vacilla

Ridurre il tasso d'interesse sugli averi del secondo pilastro significa ridurre le future pensioni Keystone Archive

La débâcle borsistica degli ultimi due anni ha causato la dilapidazione di centinaia di milioni di franchi nelle casse pensione cantonali.

Le perdite sono all’ordine del giorno e le riserve per fluttuazioni sono ormai magre.

La decisione del governo

L’argomento è di grande attualità perché proprio ora il Consiglio federale ha proposto di ridurre il tasso d’interesse minimo sugli averi del secondo pilastro dal 4 al 3,25%. Ciò significa un taglio delle future pensioni.

Il tasso del 4% è oggi troppo elevato per alcuni assicuratori privati, che non riescono più a gestire i fondi senza subire perdite. Per questo hanno chiesto e ottenuto dal governo una riduzione del tasso minimo per poter garantire a lungo termine la solidità finanziaria della previdenza professionale.

Per i sindacati e i rappresentanti dei consumatori, invece, visto che il tasso è rimasto invariato anche quando le assicurazioni ottenevano rendimenti più alti – di cui gli assicurati non beneficiavano – non c’è ragione di ridurlo ora.

Le assicurazioni sono sotto pressione. Ad essere messo in dubbio è soprattutto il loro operato negli anni del boom borsistico e, in generale, la poca trasparenza nell’amministrazione dei capitali delle fondazioni collettive, da loro gestite.

Le perdite

La cassa pensione dei funzionari di Zurigo denuncia una performance negativa del 5% nel primo semestre 2002. Tra l’inizio di gennaio e la fine di luglio sono andati in fumo 800 milioni di franchi.

L’istituzione gestiva 16,8 miliardi di franchi alla fine del primo semestre, di cui il 37% in azioni, per 55’000 contribuenti attivi e 18’000 pensionati. “Le riserve per fluttuazioni dei corsi sono diminuite del 9% dall’inizio dell’anno e sono ormai allo scoperto”, ha indicato Daniel Gloor, incaricato della gestione dei fondi alla Direzione delle finanze zurighese. Il tasso di copertura della cassa, ossia la somma a sua disposizione se dovesse far fronte oggi a tutti gli obblighi, ammonta attualmente al 95%.

Tassi di copertura variabili

La maggior parte delle casse pensione pubbliche non ha un tasso di copertura del 100%. Del resto, contrariamente agli istituti di previdenza autonomi o agli assicuratori privati, non sono tenute per legge ad averlo, poiché hanno lo Stato come garante.

Il tasso di copertura delle casse cantonali si situa fra il 70 e il 100%. Con casi nettamente anomali, come la cassa di previdenza dello Stato del Vallese, che alla fine del 2001 aveva una copertura del 48,3% soltanto.

Altre casse pubbliche dispongono di margini di manovra assai confortevoli. Quella del canton Berna – 33’000 contribuenti attivi e pensionati per 6,8 miliardi di franchi gestiti – è l’esempio opposto, con un tasso di copertura del 110% alla fine dello scorso anno.

Hans-Peter Wiedmer, responsabile delle finanze della cassa, prevede tuttavia che questo tasso cadrà al 103% alla fine del 2002.

Stesso agio ad Appenzello esterno, dove la cassa dei dipendenti dello Stato vantava un tasso di copertura del 115% alla fine del 2001. A una performance negativa del 5,1% l’anno scorso, si è però aggiunto un ribasso del 2,5 % nel primo semestre del 2002 e il tasso di copertura è oggi del 105 %

Attingere alle riserve

A Ginevra, la cassa di previdenza del personale insegnante e dei funzionari dell’amministrazione (CIA) ha dovuto attingere dalle riserve 400 milioni l’anno scorso per servire una rendita del 5% agli assicurati. Per statuto, la CIA dovrebbe peraltro assicurare soltanto il 4,5 %.

“Rimane un ‘materasso’ di 200 milioni di franchi attualmente”, assicura Claude-Victor Comte, direttore della CIA. A suo avviso, l’istituto dovrebbe essere in grado di superare la burrasca poiché “ha messo molti soldi da parte nel periodo di alta congiuntura”, ma se i mercati dovessero continuare con la tendenza al ribasso, la situazione “potrebbe farsi delicata”.

Il primo semestre di quest’anno, la cassa pubblica di Lucerna ha subìto una perdita contabile (dunque non realizzata) sulle azioni di 90 milioni di franchi. Quella di Berna mostra un buco di 144 milioni e quella di Basilea Campagna di 168 milioni.

A meno di una potente ripresa in borsa, le casse pensione dei cantoni dovranno una volta ancora attingere alle riserve per le fluttuazioni alla fine dell’anno. Riserve già seriamente strapazzate lo scorso anno, come mostrano i casi di Zurigo e Ginevra.

swissinfo e agenzie

Il Consiglio federale vuole ridurre il tasso d’interesse sugli averi del secondo pilastro e viene così incontro agli assicuratori privati che non riescono più a gestire i fondi, senza perdite. Anche le casse pensione cantonali sono nelle cifre rosse, penalizzate soprattutto dalla crisi in Borsa.

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