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Un sì molto risicato alla riforma fiscale

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz può tirare un sospiro di sollievo. Keystone

Dopo l'approvazione per un soffio della riforma fiscale e il secco rifiuto all'iniziativa contro il rumore degli aerei da combattimento, i ministri responsabili dei dossier sono soddisfatti dei risultati.

Nell’imposizione fiscale delle imprese il voto è stato sofferto con uno scarto di 20 mila voti a favore della riforma. Riguardo al rumore dei jet militari, il ministro della difesa intende adottare misure per ridurre le molestie.

Contrariamente ai pronostici, la legge sulla riforma II dell’imposizione delle imprese ha superato solo per il rotto della cuffia lo scoglio delle urne. Commentando il risultato tiratissimo, il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha comunque evidenziato che tutti i progetti che hanno a che fare col fisco non hanno “vita facile” in votazione popolare.

Il tesoriere della Confederazione si è quindi detto “sollevato per le piccole e medie imprese (PMI) del paese” e si è rallegrato dell’assenza di una spaccatura fra le regioni linguistiche.

La legge è stata approvata per soli 20mila suffragi, con il 50,53% di sì contro il 49,47% di no. È stata accettata da 14 cantoni e quattro semi cantoni. È stata respinta da Basilea Città e Campagna, Berna, Soletta, Neuchâtel, Giura, Friburgo e Vaud.

Nuove riforme in vista

Dopo questo “timido” sì, altre riforme fiscali seguiranno. Merz ha annunciato che nei prossimi giorni sarà costituito un gruppo di lavoro nel suo dipartimento che cercherà misure per rendere la Svizzera più competitiva a livello internazionale. “Vi sono minacce che pesano sul nostro Paese; non possiamo permetterci d’essere messi nell’ombra da altri Stati fiscalmente più competitivi”, ha sottolineato.

Le misure che il gruppo di lavoro dovrà proporre potrebbero riguardare una diminuzione dell’imposta sugli utili, come auspicato dai partiti borghesi. Si tratterà anche di tener conto della differenza fiscale con l’Unione europea (UE), ha aggiunto Merz, senza fornire altre precisazioni. La riforma dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) dovrebbe invece essere sottoposta alle Camere federali in estate.

Strascichi giudiziari

Ma la controversia con gli oppositori del progetto approvato di strettissima misura dall’elettorato non è finita. Il Partito socialista svizzero (PS), infatti, non aveva soltanto lanciato un referendum contro la riforma, ma aveva pure inoltrato ricorso contro decisioni analoghe nei cantoni di Zurigo e Basilea Campagna.

Secondo i socialisti il progetto viola la Costituzione federale. A loro avviso, l’attenuazione della doppia imposizione di azionisti, che possiedono oltre il 10%, di un’azienda è contrario al principio dell’imposizione basata sulla capacità economica e a quello dell’uguaglianza giuridica nei confronti di persone il cui reddito è tassato al 100%.

Il PS ha seguito questa strategia giuridica poiché il ricorso al Tribunale federale è possibile solo nel caso di leggi cantonali. Una decisione della corte suprema sulle riforme fiscali cantonali avrebbe però senza dubbio degli effetti anche sulla legge federale. Il tribunale dovrebbe pronunciarsi nei prossimi mesi.

Gli aerei militari non si toccano

Se per conoscere le sorti della riforma fiscale è stato necessario attendere lo spoglio delle schede dei cantoni di Zurigo e Berna, il destino dell’iniziativa “contro il rumore dei velivoli da combattimento nelle regioni turistiche” è apparso subito segnato. Come indicavano i pronostici, il testo è stato seccamente bocciato: tutti i cantoni e il 68,1% dei votanti lo hanno respinto.

Ciò significa che il popolo ha seguito le raccomandazioni di governo e parlamento, ha commentato con soddisfazione il ministro della difesa Samuel Schmid. Un’aviazione non abbastanza addestrata avrebbe messo in discussione la sovranità svizzera e la sua neutralità, ha sottolineato Schmid. Ciò permette a lunga scadenza di operare in favore di una Svizzera attrattiva e sicura dal profilo economico e turistico.

L’iniziativa chiedeva di vietare esercitazioni militari con velivoli da combattimento nelle regioni turistiche in tempo di pace. Per i suoi fautori, si trattava di proteggere le risorse turistiche del paese. La definizione di «regione turistica» è stata una delle questioni più discusse della campagna di voto.

Impegno di Schmid per ridurre le molestie dei rumori

Samuel Schmid ha quindi ricordato di considerare con la massima serietà la problematica del rumore dei velivoli militari. “So perfettamente che coloro che abitano nei pressi degli aerodromi militari devono sopportare un baccano non indifferente, con conseguenze sulla qualità di vita”. Per questo fatto, il suo Dipartimento continuerà a cercare soluzioni, consultandosi con la popolazione interessata, che permettano una coesistenza tra aeroporti militari, popolazione e turismo.

Schmid ha aggiunto che farà di tutto affinché le promesse fatte prima della votazione siano mantenute. I provvedimenti contro il rumore vanno migliorati. Purtroppo le attività dell’esercito, nonostante i simulatori e altre possibilità tecniche, comportano sempre determinate emissioni. Si tratta ora, nel limite del possibile, di ridurle al minimo, ha concluso.

Dal canto suo, il promotore dell’iniziativa Franz Weber ha avvertito che si batterà affinché queste non rimangano solo vane promesse. Nonostante la netta sconfitta, l’ecologista non intende arrendersi. Egli ha annunciato che continuerà la sua opera a livello regionale in Vallese e nell’Oberland bernese.

swissinfo e agenzie

Governo e maggioranza del parlamento erano favorevoli alla riforma, che era sostenuta da UDC, PLR e PPD.

I Verdi e il PS erano invece contrari.

Poiché si trattava di un referendum contro la proposta di revisione di una legge federale, il risultato era deciso dalla sola maggioranza popolare.

Verdi e Partito socialista (PS) raccomandavano di votare sì all’iniziativa popolare «contro il rumore dei velivoli militari nelle regioni turistiche».

Erano contrari all’iniziativa il governo e la maggioranza del parlamento. Fra i partiti che avversavano la proposta c’erano l’Unione democratica di centro (UDC), il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD).

Poiché si trattava di un’iniziativa popolare, per essere approvata avrebbe dovuto ottenere la maggioranza del popolo e dei cantoni.

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