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Un sollievo quasi generale

La Svizzera ha imboccato la strada che porta alla partecipazione a pieno titolo Keystone Archive

Tranne gli ambienti nazionalisti, il «sì» all'ONU ha reso tutti contenti. Anche dall'estero, a cominciare da Kofi Annan, note molto positive per la storica decisione.

Se per il deputato dell’Unione democratica di centro (UDC) Christoph Blocher e i suoi sostenitori la Svizzera ha così rinunciato a parte della sua indipendenza, per la maggioranza dei partiti e delle organizzazioni la Confederazione ha scelto la via dell’apertura solidale e responsabile al mondo.

Il Consiglio federale

In nessun caso il sì all’ONU è un primo passo verso l’UE o la NATO, e in nessun caso la nostra neutralità e la nostra democrazia diretta saranno minacciate. È quanto ha ribadito il presidente della Confederazione Kaspar Villiger, esprimendo la soddisfazione del Consiglio federale.

«Questa domenica è un grande giorno per la Svizzera», ha dal canto suo affermato il ministro degli esteri Joseph Deiss, per il quale l’adesione non ci dà soltanto un nuovo strumento di politica estera, ma è «soprattutto un segno di solidarietà, che permetterà al Consiglio federale di affrontare le soluzioni dei problemi in modo più efficace». Anche in quanto membro dell’ONU – ha sottolineato Villiger – la Svizzera manterrà la propria identità: una democrazia forte, uno Stato sovrano, un paese neutrale.

Joseph Deiss ha ammesso che un rifiuto sarebbe stato «molto difficile, se non impossibile» da spiegare al resto del mondo.

La domanda d’adesione della Svizzera dovrebbe essere accolta all’inizio della 57.esima sessione ordinaria dell’Assemblea generale, nell’autunno 2002.

I rappresentanti del mondo politico

Il consigliere nazionale democristiano François Lachat, copresidente del comitato in favore dell’adesione della Svizzera all’Onu, temeva che si sarebbe avuta una maggioranza del popolo a favore e una dei cantoni contraria. La soddisfazione è grande anche considerando retrospettivamente le difficoltà nella raccolta delle firme.

Il «sì» all’iniziativa permetterà alla Svizzera «di entrare a pieno titolo nella famiglia delle nazioni», hanno affermato i presidenti delle due Camere del parlamento, la socialista Liliane Maury Pasquier e il democristiano Anton Cottier. La Svizzera ha compiuto un grande passo in favore della pace nel mondo e potrà far beneficiare l’Onu della propria tradizione umanitaria senza rischio alcuno per la neutralità del paese, affermano i due presidenti.

Ad eccezione dell’UDC, la soddisfazione è di casa in tutti i partiti di governo. Secondo la presidente del partito socialista Christiane Brunner, il voto di mostra che il paese sta cambiando verso un atteggiamento di apertura.

Più prudente il presidente del Partito liberale radicale svizzero Gerold Bührer, che legge il risultato come una conferma della validità di una politica estera a piccoli passi.

Una maggioranza del 55 per cento a favore dell’adesione all’Onu è un dato assolutamente chiaro, ha detto il presidente del Partito popolare democratico Philipp Stähelin, merito anche dell’impegno del «proprio» consigliere federale Joseph Deiss.

Secondo il capofila degli oppositori all’adesione, il consigliere nazionale Christoph Blocher, la Svizzera è indebolita e perde indipendenza e la propria libertà di decisione. Blocher ha inoltre espresso rammarico per il fatto che solo una parte del suo partito si sia impegnata contro l’adesione. A suo avviso, sul piano interno il risultato della votazione costituisce comunque un successo: gli oppositori hanno trionfato in undici cantoni e raccolto più del 45 per cento dei voti.

Hans Fehr, direttore dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) e coordinatore del comitato degli oppositori, ha promesso anche in futuro battaglia senza tregua per una Svizzera indipendente. L’ASNI intende verificare che le promesse formulate dai partigiani dell’adesione durante la campagna siano mantenute. Farà un bilancio degli effetti dell’entrata della Svizzera nelle Nazioni Unite nel 2003, anno delle prossime elezioni federali, ha spiegato.

Fuori dal governo, sollievo è stato espresso anche dai Verdi. La Svizzera, quale paese tra i più ricchi e privilegiati, ha una responsabilità internazionale che potrà ora essere assunta pienamente.

Per l’associazione economica economiesuisse, il voto permetterà alla Svizzera di uscire dal proprio isolamento in ambito di politica estera. Come per gli ecologisti, la Confederazione, uno dei maggiori contribuenti delle Nazioni Unite, acquisisce piena responsabilità, indica l’organizzazione economica.

Kofi Annan

La fiducia nell’Onu e l’attaccamento degli svizzeri agli ideali dell’organizzazione sono per Kofi Annan, segretario generale della Nazioni Unite, i motivi che hanno spinto la maggioranza dell’elettorato elvetico a dire di sì all’adesione. Una decisione di cui Annan si rallegra, indica una nota diffusa dell’Onu da Ginevra.

Diventando membro a pieno diritto dell’Onu, precisa il comunicato, «la Svizzera potrà farsi ascoltare e influenzare i settori di cui occupano le Nazioni Unite». La Svizzera, ha aggiunto, rappresenta un modello cui noi aspiriamo: una società tollerante, pacifica e multiculturale che si basa su valori democratici.

Le reazioni dall’estero

Reazione positiva anche dal governo italiano. Per Antonio Tajani, capogruppo di Forza Italia all’europarlamento, si tratta di un fatto estremamente positivo: “la Svizzera è un paese che ha sempre contribuito a garantire la pace. Da oggi, la Svizzera non è più lontana dagli eventi internazionali, ma diventerà uno dei grandi protagonisti della politica mondiale.” Tajani ritiene che il voto si ripercuoterà in modo positivo anche sull’immagine della Svizzera, anche in Italia, “dove attualmente c’è un problema -superabile- a causa della mancata ratifica dell’accordo sulle rogatorie.”

Per Benita Ferrero-Waldner, ministra degli esteri dell’Austria, il risultato è particolarmente rallegrante. “Anche l’Austria, membro dal 1955, è un paese neutrale. Ora la Svizzera, come noi, potrà dare il suo importante contributo per la pace nel mondo nell’ambito delle Nazioni unite.” La signora Ferrero-Waldner ha esortato gli oppositori all’adesione a “non temere per la neutralità, perché l’ONU accoglie nel suo seno tutti i paesi, siano essi neutrali o no.”

Per la Germania si è espresso l’ambasciatore di Berlino a Berna Reinhard Hilger, che si rallegra per la decisione del popolo svizzero. “La Svizzera potrà finalmente far valere all’interno dell’Assemblea generale la sua esperienza secolare di tolleranza e di protezione attiva delle vittime della guerra. Sono virtù di cui la Svizzera può andar fiera e che arricchiranno anche l’ONU.” Per il rappresentante della Germania, la Svizzera non ha nulla da temere in relazione con la neutralità, che può invece essere un vantaggio, come hanno dimostrato altri paesi neutrali membri dell’ONU.

Monsignor Renato Martino, rappresentante del Vaticano (l’unico altro paese non ancora membro) a New York, ha collaborato con quattro successivi rappresentanti della Svizzera: “Mi dispiace a livello personale, perché siamo stati in così buona compagnia per 15 anni, ma mi fa piacere per la Svizzera.” Per Martino, “la Svizzera potrà lavorare molto più efficacemente, perché disporrà di un voto e potrà farsi riconoscere l’attività che ha già svolto in quanto Paese osservatore. L’ONU è un’organizzazione ancora imperfetta, ma è l’unico strumento che la comunità mondiale ha a disposizione per proteggere la pace. Quelli che oggi hanno votato contro si ricrederanno sicuramente.”

“Contentezza e sollievo”: questi i due sentimenti dell’ambasciatore svizzero a New York Jenö Staehelin all’annuncio del sì all’adesione. “Sarebbe stato molto difficile, ammette Staehelin, spiegare agli altri rappresentanti un’eventuale bocciatura.” La Svizzera potrà ora meglio difendere i propri interessi perché potrà impegnarsi in prima persona senza più dipendere dalla buona volontà di altri stati, sottolinea l’ambasciatore svizzero.

Fra la comunità svizzera di Milano non si sono avute soltanto reazioni positive all’adesione della Svizzera. Gottfried Goetz, presidente della Società svizzera di Milano, ha indicato a swissinfo che diversi svizzeri hanno votato contro per paura di vedere svanire alcune prerogative tradizionali della Svizzera. “Preoccupazione per spese supplementari, paura che la neutralità venga intaccata e che la sovranità della Svizzera sia più limitata” sono alcuni degli argomenti che circolavano durante la campagna fra gli svizzeri di Milano.

Dal canto suo, il Consiglio degli svizzeri dell’estero aveva raccomandato l’approvazione dell’iniziativa. I risultati di quei cantoni che contabilizzano separatamente i voti provenienti dall’estero indicano che gli svizzeri residenti fuori dei confini nazionali hanno votato chiaramente in favore dell’iniziativa.

Mariano Masserini

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