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Un uzbeko da Guantanamo alla Svizzera

Lasciarsi alle spalle i ricordi di Guantanamo e cominciare una nuova vita è la speranza di molti ex prigionieri. Keystone

Il governo ha deciso l'ammissione per motivi umanitari di un cittadino uzbeko detenuto nel carcere di Guantanamo. L'uomo sarà accolto dal canton Ginevra.

Lo ha annunciato in conferenza stampa la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf. La Svizzera diventa così il quarto paese europeo ad accogliere ex detenuti della base militare statunitense. La Francia ha accolto un algerino, l’Ungheria un palestinese e l’Italia due tunisini.

Le condizione per l’ammissione del cittadino uzbeko sono contenute in una dichiarazione che la Svizzera e gli Stati uniti sono pronti a firmare. Le autorità statunitensi hanno giudicato l’uomo idoneo alla scarcerazione già nel 2005.

Il prigioniero ha ricevuto in agosto la visita di una delegazione svizzera ed è stato visitato da un medico. Nel comunicato del Dipartimento federale di giustizia e polizia si legge che «le autorità statunitensi hanno assicurato alla Svizzera che l’uomo non è stato né imputato né condannato e che non costituisce alcun pericolo per la sicurezza pubblica».

Reazioni contrastanti

Il Partito socialista svizzero (PS) e Amnesty International (AI) hanno reagito con soddisfazione all’annuncio del governo elvetico. Per il PS, accogliere ex detenuti per i quali è impensabile un ritorno in patria è un segnale di apertura e di solidarietà verso il mondo.

Dal canto suo, AI afferma che in questo modo la Svizzera contribuisce a mettere fine alle gravi violazioni dei diritti umani commesse a Guantanamo. Amnesty chiede a Berna di accordare al cittadino uzbeko uno statuto legale che garantisca la sua sicurezza fisica, comprese le cure mediche e psicologiche, e gli fornisca il sostegno necessario per una rapida integrazione e una completa riabilitazione.

Anche il Partito liberale radicale non è contrario all’arrivo dell’ex detenuto in Svizzera, chiede però di esaminare con attenzione eventuali futuri casi. Negativa è invece la reazione dell’Unione democratica di centro (UDC) e del Partito popolare democratico (PPD).

Per l’UDC, non sta alla Svizzera risolvere i problemi degli statunitensi. Il partito studierà il modo di opporsi alla decisione di accogliere ex prigionieri di guerra degli USA. Il PPD giudica la decisione discutibile; nessuno può prevedere quali conseguenze avrà sulla sicurezza interna.

Né negli Stati uniti, né in Uzbekistan

Per il governo elvetico, la detenzione di persone a Guantanamo è contraria al diritto internazionale. In questo senso, la decisione annunciata il 16 dicembre, rappresenta il contributo svizzero alla soluzione del problema. «Non si può solo criticare, bisogna anche collaborare», ha detto in conferenza stampa la ministra di giustizia elvetica. Barack Obama ha manifestato l’intenzione di chiudere il carcere e va aiutato a raggiungere questo obiettivo.

Liberare i prigionieri significa anche dare loro un posto dove vivere: molti non possono tornare nei loro paesi e molti non vogliono rimanere negli Stati uniti. È il caso dell’uzbeko che sarà accolto a Ginevra. «Questa persona ha passato sette anni a Guantanamo», ha spiegato Eveline Widmer-Schlumpf. «Vuole iniziare una nuova vita, non vuole rimanere negli Stati uniti, paese che associa ad un’esperienza negativa».

Rudolf Wyss, il sostituto del direttore dell’Ufficio federale di giustizia, ha aggiunto che l’uomo non può e non vuole tornare in Uzbekistan: «È musulmano e nel suo paese è stato perseguitato».

Rischio minimo

A chi le chiedeva se l’uomo non rappresentasse un rischio per la Svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf ha risposto che la sicurezza assoluta non c’è mai. «In questo caso, sia il mio dipartimento, sia il cantone di Ginevra sono giunti alla conclusione che il rischio è minimo».

L’esercito statunitense ha arrestato l’uomo in Afghanistan, ma in seguito non è stato possibile trovare prove di un suo coinvolgimento in attività terroristiche.

L’uzbeko non riceverà asilo, ma un permesso di soggiorno. «Ha manifestato la volontà di imparare la lingua, di trovare un lavoro e di vivere la sua vita», ha aggiunto la consigliera federale.

Niente «dammi che ti do» con gli USA

Eveline Widmer-Schlumpf ha ribadito che la disponibilità ad accogliere l’ex detenuto di Guantanamo non è in alcun modo collegata ad altri dossier che coinvolgono la Svizzera e gli Stati uniti, in particolare quelli su UBS e le questioni fiscali.

«Non siamo qui a mercanteggiare: “Se mi dai questo, ti do quello”. Certo», ha aggiunto la consigliera federale, «questo gesto di accoglienza non nuocerà alla nostra immagine».

Le autorità svizzere hanno stipulato un accordo con il cittadino uzbeko e i suoi rappresentanti legali e non sosterranno eventuali cause di richieste di risarcimento inoltrate negli Stati uniti.

Doris Lucini, swissinfo.ch

Le autorità svizzere hanno esaminato il caso di altri due futuri ex detenuti di Guantanamo. Si tratta di due uiguri, una minoranza di religione musulmana che vive in Cina.

Anche i due uiguri rispettano i criteri di sicurezza posti dalla Svizzera. Tuttavia, al momento, non ci sono cantoni disposti ad accoglierli.

«Senza il sostegno dei cantoni non possiamo fare niente», ha spiegato Eveline Widmer-Schlumpf.

Inizialmente, oltre a Ginevra, avevano evocato la possibilità di accogliere ex prigionieri di Guantanamo anche i cantoni di Turgovia e Basilea Città.

Ad inizio dicembre, però, il canton Ginevra – che accoglierà il cittadino uzbeko sostenendo insieme agli Stati uniti le spese per il suo inserimento – è rimasto da solo.

Novembre 2008: l’Ufficio federale della migrazione rifiuta l’asilo a tre ex detenuti di Guantanamo, uno algerino, uno libico e l’altro cinese.

Gennaio 2009: il governo annuncia che la Svizzera è pronta a studiare la possibilità di accogliere degli ex prigionieri. Per la Svizzera «l’incarcerazione di persone a Guantanamo è contraria al diritto internazionale».

Agosto 2009: una delegazione composta di rappresentanti della Confederazione e dei cantoni si reca a Guantanamo per conoscere meglio le persone che potrebbero trovare accoglienza in Svizzera.

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