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Un Werther svizzero-italiano

Il promotore dell'edizione poschiavina del Werther, il barone Tommaso Francesco Maria De Bassus IV. www.novanet.it/Luca Bianchini

La prima edizione italiana dei "Dolori del giovane Werther" di Goethe uscì a Poschiavo, nel canton Grigioni, nel 1782. Una ristampa anastatica ricorda ora quella sorprendente iniziativa editoriale.

Alla fine del Settecento la Valle di Poschiavo, una valle sul versante meridionale delle Alpi nell’odierno canton Grigioni, era uno dei comuni giurisdizionali che formavano il Libero Stato delle Tre Leghe.

A Poschiavo, il capoluogo della valle, si stampò nel 1782 la prima versione in italiano dei “Dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang Goethe, nella traduzione del milanese Gaetano Grassi. Un’operazione editoriale che può sorprendere, se si considera che la borgata era lontana dai principali circuiti culturali dell’epoca.

Il barone De Bassus

Quest’operazione di alta cultura in una regione periferica si può spiegare solo con il prestigio e le capacità finanziarie del suo promotore, il barone Tommaso Francesco Maria De Bassus IV (1742-1815).

“Il barone De Bassus era fra le più influenti personalità del Comune e delle Tre Leghe, avendo ricoperto più volte delle cariche pubbliche”, spiega Massimo Lardi, italianista e autore dell’introduzione alla ristampa anastatica del Werther poschiavino, “inoltre era assai ricco, perché aveva ereditato da lontani parenti ampie proprietà fondiarie in Baviera.”

Un’eredità che si assommava al già cospicuo patrimonio della famiglia in Val Poschiavo e in Valtellina, allora soggetta alle Leghe grigioni, fornendo al barone i capitali necessari per fondare una stamperia.

De Bassus e gli Illuminati

Ma non si trattava solo di capacità finanziarie. “Il barone era una persona molto istruita, una persona di cultura, che aveva una grande passione per la pedagogia”, aggiunge il professor Lardi. “Inoltre era affiliato alla società segreta degli Illuminati di Baviera, con il cui fondatore, Adam Weishaupt, aveva studiato.”

Tommaso De Bassus, con lo pseudonimo di Annibale – non per caso – aveva assunto l’incarico di cercare adepti per la società segreta nelle Leghe grigioni e soprattutto in Italia. In Italia il barone coltivava amicizie importanti, tra cui quella con Carlo Antonio Pilati, filosofo e politico riformista di grande rilievo, che fu consulente del De Bassus nella sua avventura editoriale.

Il Werther a Poschiavo

“Nel 1781 il barone De Bassus era podestà di Traona, in Valtellina”, prosegue Lardi. “Da un suo scritto risulta che durante il viaggio da Monaco per assumere la carica a Traona, il barone si recò a Milano, sempre in cerca di adepti, e incontrò tra gli altri il conte di Firmian, governatore della Lombardia. In quell’occasione gli fu probabilmente affidato il manoscritto della traduzione del Werther di Gaetano Grassi, stampato dalla sua tipografia all’inizio del 1782.”

La stamperia di Poschiavo

Poschiavo poteva vantare una lunga tradizione nel settore della stampa, grazie alla sua posizione di confine, con un’ampia libertà di stampa garantita dalle Leghe grigioni, e alla vicinanza del mercato italiano. La prima tipografia dei Grigioni era sorta proprio a Poschiavo, nel 1549, per iniziativa di Dolfino Landolfi, ed era servita alla diffusione delle idee della riforma protestante nella vicina penisola.

Attorno al 1779 il barone De Bassus fece trasportare con ingenti spese torchi e macchinari tipografici a Poschiavo e diede avvio ad un’ampia produzione libraria. Più di cento titoli, secondo un catalogo pubblicato dalla stessa stamperia, fra cui molte traduzioni dal tedesco e vari libri proibiti in altri paesi. “La stampa di libri proibiti”, osserva Massimo Lardi, “era stata suggerita al De Bassus dal Pilati, anche per ragioni commerciali”.

Fino a quattro stampatori, tre italiani e un grigionese, diedero man forte a De Bassus nella sua impresa. “Il principale era senz’altro Giuseppe Ambrosioni, originario della Val Brembana ma sposato con una parente del De Bassus.” Ad Ambrosioni era intestata la tipografia, come risulta anche dal frontespizio del Werther.

Gaetano Grassi e la traduzione del “Werther”

“Poco si sa del traduttore del “Werther”, il milanese Gaetano Grassi”, osserva Massimo Lardi. Vi sono alcune sue traduzioni, ma non esistono, allo stato attuale delle ricerche, documenti che provino contatti diretti fra Grassi e De Bassus. Probabilmente i due si incontrarono a Milano nel 1781. Ma è possibile che i contatti passassero per Hans Jakob Hess, direttore del servizio postale di Zurigo e massone, a cui Grassi dedicò i “Dolori del giovane Werther”.

La versione di Grassi ebbe una notevole importanza per la recezione dell’opera di Goethe in Italia. “La traduzione non si limitò all’edizione di Poschiavo”, ricorda Lardi. “Le prime copie stampate a Poschiavo furono anzi confiscate dal vescovo di Milano, ma la traduzione di Grassi fu ripubblicata sette volte tra 1820 e 1827, a Milano, Basilea, Livorno e Firenze, sebbene quasi contemporaneamente apparissero altre traduzioni.”

Inoltre il primo spettacolo musicale ispirato al “Werther” sarebbe stato tratto dalla traduzione di Poschiavo e musicato da Johann Simon Mayr. Mayr che, guarda caso, era un protetto del barone De Bassus, soggiornò alcuni anni a Poschiavo e fu più tardi maestro di Gaetano Donizetti.

Andrea Tognina

Johann Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther (ristampa anastatica della traduzione di Gaetano Grassi, Poschiavo 1782), con un saggio introduttivo di Massimo Lardi, Coira e Locarno, Pro Grigioni Italiano e Armando Dadò, 2001.

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