Prospettive svizzere in 10 lingue

Una ‘calebasse’ per sostenersi a vicenda

Nella 'calebasse' ognuno è libero di versare quanto è nelle sue possibilità swissinfo.ch

L'indebitamento rappresenta un serio freno allo sviluppo in molti paesi africani. Un problema che alcuni abitanti di Keury Kao, in Senegal, hanno deciso di affrontare di petto. Con il sostegno dell'organizzazione svizzera Sacrificio Quaresimale.

Con le sue frotte di bambini vocianti, le modeste casupole, la piccola moschea e le strade in terra battuta, Keury Kao assomiglia a molti altri villaggi senegalesi. La presenza di pali della luce mostra che la città non è lontana. Nella maggior parte dei villaggi della savana, l’elettricità è infatti ancora un miraggio. Keury Kao fa parte del territorio di Thiès, seconda città più importante del Senegal, a una sessantina di chilometri ad est di Dakar.

Uno sguardo basta per capire che la parola agiatezza è un vocabolo sconosciuto alle circa 3’000 persone che vivono nel quartiere. A Keury Kao la gente campa di commercio al dettaglio, di diversi mestieri artigianali e della vendita dei prodotti coltivati in piccole parcelle.

«Soudure»

Spesso, però, i magri introiti non bastano per arrivare alla fine del mese. «Qui molte persone vivono la ‘soudure’ ogni mese, spiega François Mercier, responsabile dei programmi di Sacrificio Quaresimale in Senegal e in Congo, prendendo a prestito il termine con cui gli agricoltori degli Stati francofoni dell’Africa subsahariana definiscono il periodo precedente il raccolto, quando le scorte dell’anno prima sono ormai esaurite.

Per superare questa fase difficile, a volte l’unica soluzione è un prestito. Visti gli interessi da capogiro applicati dagli usurai – fino al 50% al mese – è facile entrare in una spirale infernale.

Da alcuni anni, un gruppo di donne ha iniziato però a prendere le cose in mano. «Abbiamo costituito l’Associazione per lo sviluppo di Keury Kao nel 2003 con l’obiettivo di lottare contro la povertà e la ‘soudure’. Oggi abbiamo oltre 400 aderenti; il 60% vive in una situazione di indigenza e alcuni non possono neppure permettersi un pasto al giorno», spiega l’animatrice Anta Ndiaye. Il primo passo è stato di instaurare una cassa di solidarietà.

‘Calebasse’ di solidarietà

Ad ogni riunione, la tesoriera porta con sé una ‘calebasse’, un recipiente ottenuto da una zucca svuotata, nel quale ognuno può versare quanto vuole. «Ci siamo ispirati dai nostri nonni, che quando erano nel bisogno sospendevano la ‘calebasse’ da qualche parte, di modo che gli altri abitanti del villaggio capivano che a qualcuno occorreva aiuto. Noi la ricopriamo con un panno, affinché ognuno possa sentirsi libero di contribuire nel limite delle sue possibilità. Il nostro motto è ‘qualunque sia la situazione non andrò ad elemosinare altrove’», osserva Fatou Ba, una donna membro dell’associazione.

«La prima volta abbiamo raccolto 350 franchi CFA (poco più di 50 centesimi svizzeri)», ricorda Anta Ndiaye. Una somma che può sembrare ridicola, ma grazie alla quale si può comunque acquistare un paio di chili di miglio. Oggi le somme sono più consistenti e permettono veramente di aiutare chi ne ha bisogno. «Il denaro raccolto viene diviso in due, una parte serve per sostenere chi necessita di aiuto, l’altra viene reinvestita», spiega l’animatrice.

Recentemente, ad esempio, l’associazione ha fatto un acquisto all’ingrosso per un valore di 1’000’000 di franchi CFA (2’000 franchi), ciò che ha permesso di ottenere prezzi migliori e di non pagare i costi di trasporto della merce.

Convenzione contro gli sprechi

L’instaurazione della cassa di solidarietà è andata di pari passo con uno sforzo di sensibilizzazione contro lo spreco di denaro. Durante le cerimonie come i matrimoni, i battesimi o i funerali, in Senegal a volte si spende senza contare.

«Chi entra a far parte della nostra associazione deve firmare una convenzione contro lo spreco; se un aderente non la rispetta rischia una multa di 25’000 CFA. Finora siamo dovuti intervenire due volte», precisa Anta Ndiaye.

La sensibilizzazione comincia a pagare. «Certo, all’inizio vi sono state resistenze. Oggi, però, anche alcune persone che non hanno aderito al programma non fanno più certe spese», osserva Anta Ndiaye.

Il sogno? Creare una mutua

La collaborazione con Sacrificio Quaresimale è iniziata da poco. Nel 2009 l’organizzazione svizzera ha approvato un credito quadro di 120’000 franchi per un periodo di tre anni. «Il nostro obiettivo non è di finanziare grandi infrastrutture, compito che spetta allo Stato senegalese, ma di far sì che la popolazione prenda in mano il suo destino, che riesca ad esempio ad organizzarsi per far sentire la sua voce alle autorità», spiega François Mercier.

«In un paese dove il 60% della popolazione è a terra, l’obiettivo è di far capire loro che possono rialzarsi», gli fa eco Souleymane Bassoum, coordinatore in Senegal per le attività di Sacrificio Quaresimale.

Tra le donne di Keury Kao – sono soprattutto loro a far funzionare l’associazione, anche se molti uomini ne fanno parte – questa presa di coscienza sembra pian piano concretizzarsi.

«Il nostro sogno è di creare una mutua e per questo stiamo raccogliendo dei fondi – spiega Anta Ndiaye. Uno dei principali problemi a cui siamo confrontati è la malaria. Qui, ad esempio, vive una donna con quattro figli e tutti e quattro si sono ammalati di paludismo. Da sola, però, non può far fronte alle spese, poiché il trattamento per ogni persona costa 15’000 CFA (300 franchi)». A Keury Kao qualcosa si sta muovendo.

Sacrificio Quaresimale, l’organizzazione di cooperazione internazionale dei cattolici della Svizzera, è stato fondato nel 1961.

Nel 2009 l’organizzazione ha sostenuto oltre 360 progetti in 16 paesi asiatici, africani e d’America Latina con più di 13 milioni di franchi.

Sacrificio Quaresimale basa le sue attività su quattro assi prioritari: formare la comunità, garantire le basi vitali, favorire la pace e promuovere un sistema commerciale equo.

In Senegal Sacrificio Quaresimale accompagna 13 progetti, che toccano circa 200 villaggi. Nel 2009 l’organizzazione ha contribuito con oltre 330’000 franchi.

Popolazione: 12,5 milioni di abitanti (2009)

Crescita demografica annua: 2,6%

Tasso di mortalità infantile (sotto i 5 anni): 93 su 1’000

Tasso di natalità: 4,8 bambini per donna

Speranza di vita: 56 anni

Prodotto interno lordo pro capite: 1’040 dollari

Tasso di disoccupazione: 48%

Tasso di alfabetizzazione: 39,3% (2002)

Popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà: 54% (2001)

Fonti: Banca Mondiale, The World Factbook

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR