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Una “pecora nera” nel parlamento svizzero

Ricardo Lumengo, un deputato in erba determinato a dibattere in parlamento Pixsil

Ex richiedente l'asilo, Ricardo Lumengo è stato eletto alla Camera bassa svizzera in ottobre. Giunto nella Confederazione dall'Angola nel 1982, è stato eletto nel canton Berna.

È il secondo africano che siede al parlamento elvetico, dove intende difendere i valori socialisti e battersi contro l’esclusione. Ritratto.

Il percorso di Ricardo Lumengo ha le sembianze di una “storia di successo”. Uno di quei percorsi pieni di insidie che consentono a un uomo di affermarsi, come quelli prediletti dai suoi avversari politici, Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) in testa.

Entrato in Svizzera come richiedente l’asilo 25 anni fa, Lumengo è stato eletto al Consiglio nazionale quale candidato del Partita socialista bernese alle votazioni federali di ottobre. Uno scrutinio giunto al termine di una campagna virulenta che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro e ha persino destato preoccupazione nella stampa internazionale.

“Il calcio inferto alla pecora nera era talmente violento
che ha proiettato Riccardo fino al Palazzo federale”, la sede delle Camere e del governo elvetici, riassume il deputato socialista della città di Bienne Alain Sermet, alludendo al controverso manifesto elettorale dell’UDC.

Per qualificare la campagna dell’UDC e il cartellone pubblicitario sul quale erano raffigurate tre pecore bianche che ne espellevano una nera a calci da un campo rossocrociato, Lumengo usa una sola parola: “disgustoso”.

Diffidenza e criminalità

Un termine che il bernese d’adozione pronuncia in modo pacato. Con pudore aggiunge che la campagna è stata difficile da sopportare e che lo ha “colpito molto”. Coloro che lo frequentano nella vita politica non si stupiscono di fronte alla sua posatezza. È una sua caratteristica. L’africano d’origine confessa di avere deciso di venire a tentare la fortuna in Svizzera “perché qui era possibile vivere nella discrezione”.

Fuggito da un paese dove faceva parte dell’ala critica del partito al potere MPLA (Movimento di liberazione dell’Angola), Ricardo Lumengo aveva dapprima cercato rifugio in Portogallo. Ma nel paese lusitano non si sentiva al sicuro.

Per proseguire le attività politiche all’esterno dell’Angola e lottare per il ripristino della democrazia nell’ex colonia portoghese ha quindi chiesto asilo alla Svizzera.

“È chiaro che se arrivassi oggi non percorrerei lo stesso cammino. All’epoca i richiedenti l’asilo avevano la possibilità di lavorare. c’era il pieno impiego. Gli ostacoli amministrativi erano meno numerosi”, spiega. Della Svizzera di allora conserva un’immagine “formidabile”. Ammette però che è “un po’ cambiata” nel corso degli anni.

“La gente era più aperta. Ad esempio quando facevo l’autostop i conducenti si fermavano facilmente e mi facevano domande sull’Africa. Oggi un africano ai bordi della strada suscita piuttosto diffidenza, per motivi legati alla criminalità”, afferma il neoeletto, naturalizzato svizzero nel 1997.

Un poliglotta

Proprietaria di un ristorante a Ulmiz, dove Ricardo Lumengo ha lavorato per pagarsi gli studi di diritto all’Università di Friburgo, Heidi Trachsel si ricorda di lui come di qualcuno “divertente, che ama la vita e molto intelligente”. La donna rammenta la velocità con la quale ha imparato il dialetto svizzero tedesco, che ora padroneggia assieme ad altre otto lingue, di cui tre africane.

“Ho dei contatti con lui soprattutto tramite il Corriere socialista. Scrive ogni tanto, come gli altri membri del partito, e traduco i suoi testi in tedesco. È successo che abbia corretto le mie traduzioni”, racconta il presidente della sezione di Bienne del partito socialista Niklaus Baltzer.

A Bienne, città bilingue dove lavora in particolare per il centro di integrazione interculturale Multimondo, si sente a casa. Membro del legislativo comunale dal 2005 e di quello del canton Berna dal 2006 – due mandati che abbandonerà per dedicarsi alla nuova funzione – Lumengo mette l’accento sulla sua volontà di difendere la sua regione nel parlamento federale.

Contro la disoccupazione

Sul fronte delle sue lotte politiche, cita anche la formazione, l’agevolazione dell’accesso all’insegnamento, la delinquenza e la disoccupazione giovanile, compresi coloro che hanno seguito studi superiori. “Occorre migliorare i legami fra il mercato del lavoro e l’insegnamento”, sostiene, cosciente di quanto un’esperienza di esclusione possa avere di distruttore.

Favorevole ai contratti d’integrazione, sostenitore della multiculturalità, Ricardo Lumengo deplora “la strumentalizzazione del tema ‘stranieri’ e il contesto socio-politico che ne deriva”.

Un modo di regolare i conti con il suo unico nemico dichiarato, il Partito della libertà (PdLib) di Jürg Scherrer, il capo del dicastero di polizia di Bienne.

Recentemente, la Corte suprema del canton Berna ha peraltro dato torto al PdLib, che aveva deviato l’indirizzo internet www.lumengo.ch sul proprio blog, dove il socialista era oggetto di aspre critiche.

La prima africana a Berna

All’epoca in cui “Blocher si chiamava Schwarzenbach” e in cui le donne avevano appena ottenuto il diritto di voto e di eleggibilità, nel 1971, Tilo Frey era stata la prima persona di origine africana a fare l’ingresso nel parlamento elvetico. Era stata eletta nelle file del Partito liberale radicale.

A Ricardo Lumengo, consiglia di “non occuparsi dei pregiudizi razziali, di fare del suo meglio con la sua onestà e di sempre sorridere”, augurandogli ogni bene.

swissinfo, Carole Wälti
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

Elezioni 2007 al Consiglio nazionale (2003)

Nuovi membri eletti: 25,0% (29,5%)

Membri non rieletti: 11,5% (11,5%)

Proporzione femminile: 29,0% (25,0%)

Età media: 51,3 anni (51,6)

Ricardo Lumengo è nato il 22 febbraio 1962 in Angola.

È fuggito dal suo paese a 20 anni ed è entrato in Svizzera nel 1982 come richiedente l’asilo.

Nel 1996, dopo gli studi di diritto all’Università di Friburgo ha aderito al Partito socialista, prima ancora di essere naturalizzato svizzero. Nel 1997 ha ottenuto la cittadinanza elvetica.

Nel 2005 è stato eletto nel legislativo della città di Bienne e nel 2006 in quello del canton Berna. Dopo l’elezione al parlamento federale ha annunciato il ritiro dai due mandati precedenti.

Tre aggettivi per autodefinirsi? Riservato, serio, spontaneo.

Una località? Bienne.

Un libro? Leggo in funzione dei problemi che mi preoccupano. Attualmente sto leggendo l’opera del professor Thomas Cottier sulle relazioni economiche internazionali.

Un personaggio storico? Madre Teresa.

Una parola? Lo slogan della mia campagna: “Rispetto e tolleranza”.

Perché si alza il mattino? Per iniziare la giornata e lavorare.

Una parola per descrivere il futuro della Svizzera? Incerto.

Una parola per definire la campagna dell’UDC? Disgustosa.

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