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Una breccia nel muro del segreto bancario

Reuters

L'UBS comunicherà alle autorità statunitensi i dati di circa 250 ricchi clienti americani, accusati di aver frodato il fisco. La banca pagherà inoltre 780 milioni di dollari per evitare una procedura penale e il ritiro della licenza.

Per porre fine alla vertenza in corso negli Stati Uniti, l’UBS e le autorità americane hanno raggiunto un compromesso extragiudiziale. La banca svizzera, accusata di aver aiutato attivamente dei ricchi cittadini statunitensi a frodare il fisco, dovrà fornire i dati di circa 250 di loro. Inoltre, l’istituto pagherà 780 milioni di dollari, 400 dei quali al fisco e 380 alla Sec, l’autorità di sorveglianza del mercato americano.

L’annuncio fatto mercoledì dal Dipartimento di giustizia statunitense è stata confermata dall’UBS. La FINMA, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati bancari, ha dal canto suo acconsentito all’intesa in conformità con l’articolo 26 della Legge federale sulle banche. L’accordo prevede anche che UBS cessi definitivamente le operazioni transfrontaliere con con cittadini privati residenti negli USA.

Evitare il peggio

“Con questa manovra si è riusciti ad evitare il profilarsi minaccioso di un procedimento penale nei confronti della banca negli Stati Uniti – si legge nel comunicato della FINMA. Al fine di annullare, mediante un’intesa, le conseguenze drammatiche che una simile procedura avrebbe avuto per UBS e per la stabilità del sistema finanziario elvetico, la FINMA ha ordinato la trasmissione immediata di un numero circoscritto di dati di clienti alle autorità statunitensi”.

Come mezzo di pressione, gli USA avevano minacciato la banca di privarla della licenza di esercitare su suolo americano.

Martedì prossimo il Senato americano ha in programma un’audizione speciale sul caso UBS e venerdì pubblicherà la lista dei testimoni chiamati a fornire spiegazioni sulla vicenda.

Il governo svizzero, dal canto suo, si è riunito in seduta straordinaria mercoledì sera a Berna. Al termine della riunione, il presidente della Confederazione e ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha detto che il governo “ha preso atto del fatto che l’UBS e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) mirano a un accordo con le autorità giudiziarie americane”.

Maggiori informazioni dovrebbero essere fornite nel corso della giornata di giovedì.

Vertenza iniziata in maggio

Le autorità americane hanno avviato all’inizio di maggio un’indagine sull’UBS negli USA. Un ex banchiere dell’istituto svizzero, Bradley Birkenfeld, era finito nel mirino della giustizia americana e, davanti alla corte federale di Fort Lauderdale, in Florida, si era poi dichiarato colpevole, confessando come UBS aveva aiutato facoltosi clienti americani a evadere tasse su 20 miliardi di dollari.

In una testimonianza scritta, Birkenfeld aveva raccontato che la divisione di private banking di UBS consigliava ai clienti americani di ‘nascondere’ denaro e gioielli in cassette di sicurezza svizzere, di acquistare opere d’arte e preziosi tramite conti offshore e di aprire conti sotto falso nome nei paradisi fiscali come la stessa Svizzera, il Liechtenstein, Panama, Hong Kong e Isole Vergini.

Con il ‘servizio’ fornito da UBS erano stati occultati al Internal Revenue Service (Irs), il fisco americano, circa 20 miliardi di dollari, e a sua volta la banca ci ha guadagnato 200 milioni di dollari all’anno, aveva spiegato Birkenfeld.

In luglio, un giudice della Florida aveva autorizzato il fisco statunitense a chiedere all’UBS di rivelare i nomi degli americani che avrebbe aiutato ad evadere le tasse.

Per le autorità di Washington, “i dirigenti dell’UBS sapevano che violavano la legge”, ma “hanno proseguito le loro attività e addirittura dato istruzioni ai loro collaboratori affinché le aumentassero”.

Segreto bancario vacilla?

In Svizzera l’accordo è stato accolto con un certo rammarico, in particolare perché Washington non ha rispettato la procedura prevista dagli accordi tra i due paesi, in particolare per quanto concerne l’assistenza giudiziaria.

“Ciò che è deplorevole è che un paese amico come gli Stati Uniti, che ha siglato degli accordi molto chiari, non rispetti la via di servizio, aspettando la decisione d’appello del tribunale amministrativo federale”, ha dichiarato alla Radio della Svizzera romanda il presidente dell’associazione svizzera dei banchieri Pierre Mirabaud.

L’amministrazione federale delle contribuzioni doveva infatti ancora valutare se i casi denunciati dal fisco americano fossero da considerare frode o evasione fiscale (vedi riquadro) e dare il suo nullaosta alla revoca del segreto bancario.

Per il presidente del Consiglio degli Stati Alain Berset, “l’attitudine degli Stati Uniti non è accettabile”. “Viviamo in uno stato di diritto, le procedure erano in corso e gli americani avrebbero dovuto pazientare solo ancora qualche settimana o qualche mese affinché la giustizia potesse statuire definitivamente sui ricorsi e dire se i nomi dovevano essere rivelati o meno”.

Ciò che è certo è che il segreto bancario sul quale gli istituti svizzeri hanno costruito la loro reputazione esce indebolito da questa vicenda.

Secondo François Savary, direttore degli investimenti presso Reyl & Cie, “questo accordo limita i rischi di estensione alla crisi”. “Il problema è ora come gestire questa situazione – sottolinea in un’intervista alla Radio della Svizzera romanda. Bisogna spiegare ai clienti e ai paesi che ci stanno attorno che il caso concerne una banca che ha commesso degli errori inaccettabili e che la soluzione raggiunta preserva il segreto bancario, quando questo è applicato in modo corretto, rispettando le regole”.

swissinfo e agenzie

Il segreto bancario svizzero garantisce ai clienti delle banche elvetiche la confidenzialità delle informazioni nei confronti dei privati e delle amministrazioni. Analogamente a quanto avviene per i medici rispetto ai loro pazienti, i banchieri sono tenuti a mantenere il segreto sulla situazione finanziaria dei loro clienti.

Il segreto bancario è regolato dalla legge sulle banche (art. 47), che risale al 1934. La violazione del segreto professionale è punita con la detenzione fino a 6 mesi e con multe fino a 50’000 franchi.

Solo in casi eccezionali stabiliti dalla legge (per esempio in relazione ai reati di riciclaggio o terrorismo) il segreto bancario può essere sospeso. L’evasione fiscale non rientra fra queste eccezioni.

La distinzione tra frode ed evasione fiscale è fondamentale per decidere se le autorità elvetiche possono accordare assistenza giudiziaria.

L’evasione fiscale, che consiste a non dichiarare dei redditi al fisco intenzionalmente o per omissione, non costituisce un crimine in Svizzera. Perciò non giustifica la revoca del segreto bancario.

Di conseguenza la Svizzera non accoglie alcuna domanda di assistenza giudiziaria per questioni di evasione fiscale.

Al contrario la frode fiscale, che comporta la falsificazione di documenti, può essere perseguita penalmente. In tal caso il segreto bancario può dunque essere revocato da un giudice svizzero competente e l’assistenza giudiziaria accordata.

swissinfo.ch

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