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Una casa a St. Moritz? Un sogno che s’allontana

Gru e appartamenti con finestre chiuse, un panorama assai consueto in Alta Engadina Keystone Archive

Negli undici comuni dell'Alta Engadina il numero d'appartamenti e di case di vacanza dovrebbe in futuro venir limitato.

La popolazione ha accettato a larga maggioranza un’iniziativa che chiede un contingentamento drastico della costruzione di residenze secondarie.

Gli abitanti dell’Alta Engadina ne hanno abbastanza dell’esplosione del numero di residenze secondarie.

Domenica 5 giugno il loro verdetto è stato inoppugnabile: il 71,7% dei votanti (3’754 persone per l’esattezza) si è infatti espresso a favore di un’iniziativa che chiede un contingentamento della costruzione di appartamenti e case di vacanza. In tutti gli 11 comuni del distretto il sì ha prevalso a larga maggioranza: 68,7% a St. Moritz, 68,8% a Celerina, addirittura 79,5% a Bever…

Cifre da capogiro

Il testo accettato dalla popolazione domanda che in futuro la nuova superficie destinata ad accogliere residenze secondarie non superi i 12’000 metri quadrati l’anno, ciò che corrisponde a circa 100 appartamenti. Una vera e propria rivoluzione se si pensa che negli ultimi anni in Alta Engadina sono stati creati in media circa 400 residenze di vacanza l’anno.

Il sì all’iniziativa non è una sorpresa, anche se non ci si aspettava un consenso così massiccio. Berlusconi, Agnelli, la famiglia Ranieri… nella splendida vallata grigionese i proprietari di case posseggono spesso nomi illustri, ma tra gli abitanti l’esasperazione è forte.

A St. Moritz l’affitto di un appartamento di quattro locali s’aggira sui 3’000 franchi al mese – cifre che si ritrovano solo nei centri di Zurigo o Ginevra – e il prezzo di un metro quadrato di terreno edificabile è più che doppio rispetto alla media nazionale.

In alcuni comuni – come ad esempio a Silvaplana – circa due abitazioni su tre sono residenze secondarie. A St. Moritz il tasso è inferiore, ma è pur sempre superiore al 50%.

Negli ultimi anni, inoltre, molti alberghi sono stati chiusi e trasformati per ricavarne appartamenti di vacanza. Un’evoluzione positiva sotto certi punti di vista, poiché le ricadute economiche sono immediate e gli acquirenti di questi beni immobiliari rimangono legati per molto tempo alla regione. I risvolti sono però soprattutto negativi: «La maggior parte di questi appartamenti sono occupati solo per poche settimane l’anno e ciò ha naturalmente ripercussioni pessime sull’economia locale», dice a swissinfo Hanspeter Danuser, direttore dell’ufficio del turismo di St. Moritz.

Un segnale per un turismo di qualità

«È una vittoria sensazionale», commenta Romedi Arquint, deputato socialista nel Parlamento cantonale e tra i promotori dell’iniziativa. Una vittoria ottenuta malgrado l’opposizione di tutti i sindaci, di otto dei nove parlamentari della regione e della stragrande maggioranza dei rappresentanti dell’edilizia e dell’economia.

Secondo Arquint, la chiarezza del risultato è dovuta agli evidenti disagi causati dal boom edilizio: terreni e abitazioni molto care e distruzione del più importante capitale dell’Engadina, il suo paesaggio.

«Si tratta di un segnale forte a favore di un turismo di qualità più che di quantità», osserva dal canto suo Hanspeter Danuser, da sempre sostenitore dell’iniziativa, «inoltre, se si fosse continuato così tra 5-6 anni non ci sarebbero più state zone edificabili in Alta Engadina e alle generazioni future non avremmo lasciato più nulla».

I sindaci – che si erano espressi all’unanimità contro l’iniziativa – sono ora chiamati a rispettare la volontà popolare. Le autorità dovranno elaborare un piano direttore unico per tutto il distretto – una novità, poiché finora i comuni avevano preservato gelosamente la propria autonomia –. È facile immaginarsi le difficoltà che sorgeranno quando si tratterà di stabilire la ripartizione del contingente.

Una volta raggiunta un’intesa, il piano direttore dovrà essere approvato da tutti gli undici legislativi comunali. Basterebbe un solo rifiuto per far naufragare il progetto. Una soluzione, insomma, è tutt’altro che vicina.

Un effetto boomerang?

In un futuro prossimo, il tentativo di porre un freno al numero di residenze secondarie potrebbe inoltre essere smorzato dall’abrogazione della cosiddetta «Lex Koller», che attraverso un sistema di contingenti limita la vendita di residenze di vacanza agli stranieri. Una legge che le autorità federali sono intenzionate ad abolire.

Secondo Sabine Mühlinghaus, dell’Ufficio dello sviluppo territoriale, «l’abrogazione di questa legge porterà senz’altro a un aumento della domanda». Tuttavia, i comuni continueranno ad esercitare una piena autorità in materia di piani direttori e potranno quindi continuare a limitare il numero di abitazioni secondarie. In altre parole, l’abrogazione della «Lex Koller» non dovrebbe avere nessuna conseguenza, perlomeno in quei comuni dove esiste la volontà di frenare la costruzione di case di vacanza.

Un effetto negativo potrebbe però averlo l’iniziativa accettata dalla popolazione dell’Alta Engadina: si teme infatti che la prospettiva di un contingentamento abbia un effetto boomerang. «I prezzi saliranno immediatamente e chi ha un progetto o chi possiede un terreno edificabile si affretterà a costruire», ha indicato al Tages Anzeiger Jon Peider Lemm, deputato dell’Unione democratica di centro e impresario costruttore a St. Moritz.

Un problema di cui è cosciente anche Romedi Arquint, che non esita a chiedere «uno stop immediato» della costruzione di residenze secondarie.

swissinfo, Daniele Mariani

Investimenti nell’edilizia in Alta Engadina nel 2003: 21’786 franchi procapite
In Svizzera: 6’061 franchi procapite
Negli 11 comuni del circolo vivono oltre 17’000 persone
Nei periodi di alta stagione, nella regione la popolazione raggiunge circa 100’000 persone
L’Alta Engadina copre una superficie di oltre 72’000 ettari, 1’200 dei quali adibiti a zona residenziale
Negli ultimi anni sono stati costruiti in media 400 nuovi appartamenti e case di vacanza all’anno
L’iniziativa accettata dal 71% della popolazione dell’Alta Engadina chiede di limitare la superficie destinata alle residenze secondarie a 12’000 metri quadrati all’anno, pari a circa 100 appartamenti

In Alta Engadina circa un abitazione su due è una residenza secondaria; in alcuni comuni il rapporto è addirittura di due su tre. Per cercare di contenere il boom edilizio, dei comuni hanno introdotto delle limitazioni nella costruzione di appartamenti di vacanza, limitazioni giudicate però insufficienti dai promotori dell’iniziativa, che chiedono una pianificazione a livello della regione.

La costruzione di appartamenti di vacanza ha due vantaggi: lega per lungo tempo alla regione gli acquirenti e ha ricadute immediate sull’economia locale.

La maggior parte degli appartamenti è però occupata solo per poche settimane all’anno, ciò che ha ripercussioni negative sul commercio.

La superficie procapite necessaria è ben superiore rispetto a quella di un albergo. Per questo le abitazioni devono essere costruite fuori dai centri, ciò che provoca un traffico supplementare.

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