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Una forza politica indispensabile tra la destra e la sinistra

Christophe Darbellay, il nuovo presidente del PPD Keystone

Christophe Darbellay, nuovo presidente del Partito Popolare Democratico(PPD/centro destra), vorrebbe che il suo partito ritornasse ad essere la terza forza politica, indispensabile al paese.

Nell’intervista a swissinfo, il vallesano riconosce però che svilupparsi in un contesto politico segnato da una forte polarizzazione tra sinistra e destra resta un esercizio d’equilibrismo.

Il 2 settembre Christophe Darbellay è stato eletto alla testa del PPD all’unanimità, con i voti di ben 214 delegati su 218.

La sua missione è quella di traghettare il partito verso le elezioni federali dell’anno prossimo. Ma non si tratta di un compito semplice: il PPD ha subito un’importante erosione del proprio elettorato nel corso degli ultimi anni.

Un’erosione che è costata al PPD la posizione di terzo partito nazionale e un seggio, dei due che deteneva, in seno al governo. Per risalire la china, Christoph Darbellay punta su di un programma politico suscettibile di ravvivare l’interesse degli elettori nei confronti del centro.

swissinfo: In qualità di presidente, come vede il suo partito?

Christophe Darbellay: Con uno sguardo critico, ma positivo. Il partito ha vissuto momenti difficili con l’estromissione di un ministro. Ma ci siamo aggiornati. Ora disponiamo di un programma molto chiaro, di una linea politica che mi sembra molto interessante, sia per i nostri elettori, sia per i nuovi sostenitori.

Credo che siamo sulla buona strada. Ma c’è ancora molto da fare, perché per il momento non vi sono segni tangibili del fatto che la polarizzazione destra-sinistra sia in via d’estinzione.

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swissinfo: Il vostro partito si è sempre visto come il difensore delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Siete sempre su questa rotta?

C. D. : Chiaramente è una rota che manteniamo, ma altri temi hanno preso importanza nel nostro programma. Come l’impiego e le assicurazioni sociali. Vogliamo mantenere il nostro elettorato nelle regioni in cui siamo forti, ma vogliamo anche parlare ad un nuovo elettorato.

Pensiamo che nelle agglomerazioni urbane esista tutta una serie di persone che sono sensibili al nostro programma, per esempio i giovani che non votano tradizionalmente a destra o a sinistra.

swissinfo: Da qualche anno la politica svizzera è sempre più polarizzata tra destra e sinistra. In questo contesto come può evolvere un partito di centro come il vostro? Deve posizionarsi più a sinistra o più a destra?

C. D.: Per il mio predecessore [la nuova ministra dell’economia, ndr.] e per me si è sempre trattato di un percorso delicato, come camminare su di un crinale in alta montagna. Si deve chiaramente tener conto delle diverse tendenze del partito.

Seguiamo la nostra linea, quella del partito democristiano, che è autonoma, e non deve rendere conto a nessun altro partito. Ma è chiaro che dobbiamo cercare anche delle alleanze rispetto a diversi temi.

Per gli assegni famigliari o la politica sociale tendiamo piuttosto verso il lato dei socialisti. Ma ci sono anche dei temi difficili, come le finanze federali, in cui siamo piuttosto allineati con la destra.

Non abbiamo alleanze particolari, ma ci alleiamo in funzione dei temi. E non esiste nessuna strategia di avvicinamento ad un altro partito.

swissinfo: Il vostro partito fa riferimento al cristianesimo, ma non siete sempre all’unisono con le autorità religiose. Ultimo esempio: le leggi sull’asilo e sugli stranieri, sulle quali si vota il 24 settembre. Non sarebbe meglio abbandonare questo riferimento al cristianesimo?

C. D. : Questo dibattito ha avuto luogo nel momento in cui abbiamo riscritto il nostro programma politico, nel 2004. La maggioranza della nostra base voleva che il riferimento ai valori cristiani fosse mantenuto.

Trovo che sia un bene: si tratta di valori immutabili, molto più moderni di quanto sembrano. Ma devo anche dire che abbiamo alcune divergenze di vedute con gli ambienti della Chiesa. Può succedere, ma spero che i nostri contatti miglioreranno.

Penso inoltre che vi siano dei malintesi, soprattutto sulla legge sugli stranieri. È una buona legge, che fissa certi criteri e principi in materia d’immigrazione. Secondo me è necessaria.

Invece la legge sull’asilo è molto più delicata, perché tocca una sfera estremamente simbolica: l’essere umano. Noi pensiamo che sia stata liberata da quegli elementi che ritenevamo inaccettabili e che permetta oggi di risolvere un problema pratico.

Ma è chiaro che fa parte del ruolo della Chiesa ricordare i valori universali. Il ruolo di un partito democristiano, in funzione dei valori universali, è quello di risolvere anche dei problemi pratici, che non sono sempre in accordo alla lettera con la teoria.

swissinfo: Più di 600’000 svizzeri vivono all’estero. Cosa vi aspettate dalla Quinta Svizzera?

C. D.: Per me è molto importante che gli espatriati mantengano i contatti e un impegno nei confronti del proprio paese d’origine. Visto che sono dotati di una visione un po’ più distanziata e più critica, mi sembra essenziale che continuino a partecipare alla vita pubblica.

Ma non ho l’impressione che siamo davvero riusciti ad integrarli nella discussione, qualunque sia il loro partito politico. Bisognerà dunque trovare nuove formule, per permettere loro di esprimersi più direttamente nel dibattito pubblico svizzero.

Intervista swissinfo, Olivier Pauchard
Traduzione, Raffaella Rossello

Il Partito Popolare democratico è attualmente la quarta forza politica in Svizzera. Ha ottenuto il 14,4% dei suffragi in occasione delle ultime elezioni federali nel 2003.

Fa parte del governo, a fianco dell’Unione Democratica di Centro (UDC/destra dura), del Partito Socialista e del Partito Liberale Radicale (PLR /destra).

A livello federale il PPD dispone di:
1 ministro
15 seggi (su 46) nella Camera alta del Parlamento
28 seggi (200) nella Camera bassa.

A soli 35 anni, Christophe Darbellay è di gran lunga uno dei più giovani presidenti di partito in Svizzera.

È deputato della Camera bassa del parlamento (Consiglio nazionale) dal 2003.

Entrato in politica con i colori del Partito democristiano del Vallese, si autodefinisce “un centrista a tendenza sociale”.

Agronomo e vicedirettore dell’Ufficio federale dell’Agricoltura dal 2000 al 2004 dirige attualmente la Società veterinaria svizzera.

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