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Una giornata incentrata sulla parità salariale

"Stop alla discriminazione delle donne" si poteva leggere sui manifesti delle dimostranti davanti a Palazzo federale Keystone

In occasione della Giornata internazionale della donna, sindacati e partiti di sinistra hanno puntato il dito in particolare contro le discriminazioni salariali.

La Svizzera deve fare di più anche per promuovere gli impieghi a tempo parziale e per aumentare la rappresentanza femminile nelle istituzioni.

«A dieci anni dalla legge federale sulla parità dei sessi le donne continuano a guadagnare in media il 25 % in meno; rifiutiamo questo scandalo», si legge in un comunicato del gruppo parlamentare socialista.

Un tema – questo della parità salariale – che in Svizzera mercoledì è stato al centro della Giornata internazionale della donna.

Unia, il più grande sindacato elvetico, ha messo a disposizione dei passanti a Berna il calcolatore salariale «fairplay» dell’Unione sindacale svizzera (USS).

In un’ora, le 19 donne che hanno partecipato all’iniziativa hanno scoperto di guadagnare complessivamente 186’346 franchi in meno all’anno dei loro colleghi maschi con le medesime caratteristiche, ha comunicato l’USS in una nota. Ciò equivale a 9 807 franchi a testa all’anno.

In un rapporto pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in cui è stata esaminata la situazione di 19 paesi, la Svizzera condivide l’ultimo rango, assieme agli Stati Uniti, in materia di uguaglianza dei salari. Secondo l’Ufficio federale di statistica, i salari delle donne sono in media inferiori del 20 % nel settore privato e del 10 % in quello statale.

Promozione del lavoro a tempo parziale

Il Partito ecologista svizzero ha ricordato dal canto suo che l’uguaglianza riguarda anche gli uomini: il gruppo dei Verdi alle Camere federali invita il Consiglio federale a dare l’esempio e ad avviare un programma di promozione del tempo parziale nell’amministrazione federale. Occorre motivare gli uomini a optare per il lavoro a tempo ridotto al fine di favorire e realizzare una vera ripartizione fra compiti remunerati e no.

Il tema della promozione degli impieghi a tempo parziale è stato rilanciato anche da alcuni sindacalisti che questa mattina hanno accolto i membri del parlamento all’entrata di Palazzo federale. In mano tenevano cartelloni raffiguranti mani giganti e la scritta «Basta alla discriminazione del lavoro a tempo parziale». A livello politico diverse deputate hanno inoltrato atti parlamentari a favore del tempo parziale.

Nella battaglia per la parità sono entrate in campo anche le donne del Partito liberale radicale, le quali hanno rammentato che resta ancora molto da fare. Secondo loro, le donne devono tuttavia «volere» il recupero del ritardo accumulato in politica, nell’economia e nella società. La mancanza di volontà delle donne – indica uno studio americano – è un fattore importante nella disuguaglianza.

«Non basta un bell’articolo costituzionale»

Per ottenere la parità fra uomo e donna «non basta avere un bell’articolo costituzionale e pronunciare bei discorsi»: ci vuole un impegno deciso, individuale e collettivo, ha detto in un’intervista pubblicata da «Cooperazione» l’unica donna presente in Governo, Micheline Calmy-Rey. Esse – ha dichiarato la ministra degli esteri – devono in particolare far fronte a stereotipi e spesso conciliare lavoro e famiglia senza il sostegno di asili nido e con strutture di accoglienza ancora troppo poco numerose.

Per Walter Fust, direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), l’eguaglianza deve essere garantita all’interno stesso delle istituzioni svizzere di aiuto ai paesi del terzo mondo: «non possiamo chiedere ai nostri partner di applicare direttive che non pratichiamo noi stessi», ha aggiunto intervenendo a un simposio organizzato a Berna.

L’Ufficio federale di statistica (UST) ha dal canto suo sottolineato che malgrado alcuni progressi, le donne sono sempre svantaggiate in diversi campi, ad esempio in quello politico.

Stando agli indicatori dell’uguaglianza dell’UST, il sesso femminile si è fatto strada politicamente soprattutto a livello comunale: detiene infatti attualmente un quarto dei seggi negli esecutivi cittadini e il 31 % nei legislativi. Ma solo il 12 % dei sindaci è donna. Nei parlamenti cantonali, la rappresentazione femminile ammonta al 25 %, un dato in linea con quello riscontrato nel Consiglio nazionale.

swissinfo e agenzie

In Svizzera, tra coloro che ottengono una maturità il 57% sono donne.
Il 75% della popolazione di sesso maschile e il 59% della popolazione femminile di età superiore ai 15 anni esercita un’attività lavorativa.
Le donne occupano in generale dei posti meno importanti degli uomini e soprattutto a pari competenze sono pagate meno. La differenza è del 20% nel settore privato e del 10% in quello pubblico.
Infine, l’80% delle donne che vivono in coppia e hanno dei bambini a carico di meno di 15 anni svolgono da sole la maggior parte dei lavori domestici.

Il segretario generale dell’ONU Kofi Annan ha dichiarato in occasione della Giornata internazionale delle donne, che quest’ultime svolgono un ruolo fondamentale e trainante nello sviluppo dell’umanità.

La partecipazione delle donne al potere è particolarmente importante per la prevenzione dei conflitti e per il processo di riconciliazione dopo una guerra.

Annan ha però anche dovuto incassare delle critiche. Delle attiviste per i diritti delle donne di 50 paesi lo hanno accusato di non fare abbastanza, di modo che anche il numero di donne che occupano posizioni dirigenziali all’ONU stagna.

Inoltre hanno sottolineato che il tema della parità dei diritti uomo-donna ha un ruolo secondario all’ONU.

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