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Una maggioranza di donne in governo?

Widmer-Schlumpf, Calmy-Rey e Leuthard (da sinistra a destra), le tre ministre svizzere. Keystone

Per la prima volta nella sua storia, la Svizzera potrebbe contare nel proprio governo di sette membri, cinque donne. Ipotesi e speculazioni stanno animando la scena politica elvetica.

Se così fosse, la Svizzera sarebbe il secondo paese ad avere nell’esecutivo una maggioranza femminile e questo traguardo si profilerebbe a quasi quarant’anni dal diritto di voto su scala nazionale (ottenuto nel 1971). Secondo molti osservatori, questa sorta di agitazione nell’aria è indice di un fatto: in Svizzera l’uguaglianza non è ancora stata raggiunta.

Le discussioni sono iniziate dopo che il ministro socialista Moritz Leuenberger – il decano del Consiglio federale, composto attualmente da tre donne e quattro uomini – ha annunciato il suo ritiro per la fine dell’anno.

Favorite nella corsa alla sua successione, due donne: Simonetta Sommaruga – paladina della difesa dei diritti di consumatori e consumatrici e parlamentare di lungo corso – e Jacqueline Fehr, consigliera nazionale. Potrebbe anche cogliere la palla al balzo Pascale Bruderer, presidente del Consiglio nazionale (Camera del popolo).

Sotto assedio da numerose pressioni che vogliono la sua partenza, il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz potrebbe essere sostituito da Karin Keller-Sutter, attualmente consigliera di Stato a San Gallo.

Se una o due di queste donne andranno ad affiancare l’attuale presidente della Confederazione Doris Leuthard, la ministra della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf e la ministra degli Esteri Micheline Calmy-Rey, la Svizzera avrebbe un governo con una maggioranza femminile, una situazione che solo la Finlandia può vantare attualmente in Europa.

La reazione del mondo politico e dei media è stata caratterizzata da commenti di segno opposto: dalla celebrazione dei progressi delle donne al timore della “femminilizzazione” del potere; secondo alcuni “la presenza di troppe donne si tradurrebbe in un caos o in una Lotta tra ragazze”.

La consigliera nazionale democristiana Kathy Riklin è una di coloro che accoglie molto favorevolmente il possibile scenario.

La popolazione è pronta?

Se a livello personale la deputata non ha dubbi, nutre qualche perplessità sull’effettiva apertura della popolazione: sarebbe effettivamente pronta ad accettare un governo declinato al femminile, come dimostra un recente sondaggio che quantifica i pareri favorevoli al 76%?

«Credo che la Svizzera sia, in linea di principio, pronta per questa maggioranza», dichiara la deputata a swissinfo.ch. «Ma in caso di problemi, comprese le diverse modalità di lavoro, si potrebbero sentire commenti di questo genere: “tipico delle donne, non hanno tutto sotto controllo” oppure “non capiscono” o ancora “non rappresentano sufficientemente l’economia abbastanza o i nostri interessi”».

In Parlamento sono molti gli uomini a pensarla così, ma la maggior parte di essi non lo dichiara pubblicamente.

In ogni caso, Riklin pensa che l’eventuale presenza di cinque donne in governo sarebbe probabilmente un fatto episodico. «Abbiamo anche avuto quattro donne [la maggioranza] in seno all’esecutivo di Zurigo. E ora – ricorda – ce ne sono solo due». Secondo la parlamentare, si discute tanto attorno a questo scenario a causa della sua unicità.

Tanto rumore

Ma alcuni, tra cui l’ex ministra Elisabeth Kopp – la prima donna ad essere stata eletta in governo, nel 1984 – si sono chiesti perché deve necessariamente essere un problema. Sulla “NZZ am Sonntag”, Kopp ha sottolineato che sono più importanti le qualità e le competenze personale, rispetto al sesso.

La politologa Regula Stämpfli si chiede perché si facciano tante storie attorno alla questione: «Una maggioranza femminile in Governo è solo l’ultimo segno simbolico di un paese, la Svizzera, che ha introdotto il suffragio femminile nel 1971. Una delle ultime nazioni d’Europa e del mondo a compiere questo passo».

Ma Stämpfli intravvede, soprattutto nei media, una forte reazione contraria nei confronti delle donne e delle conquiste ottenute negli ultimi vent’anni. Come d’incanto l’ipotesi di una maggioranza femminile in governo, crea problemi. Nei confronti degli uomini, però, il problema non si è mai posto, afferma Stämpfli facendo eco alle valutazioni di Elisabeth Kopp.

Potere economico maschile

La Svizzera sembrerebbe aver compiuto sensibili progressi in politica – con 20-30 per cento dei parlamentari di genere femminile e due presidenti delle Camere. Ma c’è un rovescio della medaglia, afferma l’esperta.

«Questo dimostra che la politica ha perso potere rispetto ad altre istituzioni come i media, il mondo finanziario e le società multinazionali dove in Svizzera le donne non sono solo in minoranza, ma non raggiungono neppure il dieci per cento». «Non c’è nessuna femminilizzazione del potere» sottolinea molto chiaramente la politologa.

Riklin si chiede se lo spostamento dell’asse del potere verso altri settori, attraverso per esempio la privatizzazione, finisca per coincidere con un dominio della scena politica da parte delle donne.

L’ultima parola sull’argomento spetta, volenti o nolenti, a un uomo. In un editoriale, Christian Dorer, redattore capo del giornale Aargauer Zeitung, si esprime in questi termini: «Il fatto che la Svizzera possa diventare il secondo paese europeo ad essere governato da una maggioranza femminile, significa che le donne hanno raggiunto alti livelli perché, semplicemente, erano migliori». E conclude così: «Coloro che temono una maggioranza femminile in Governo stiano tranquilli: non può assolutamente essere più cooperativa o conflittuale rispetto all’esecutivo attuale, dominato dagli uomini».

Isobel Leybold-Johnson, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

1971: La maggioranza degli uomini svizzeri accettano il suffragio femminile. Nelle successive elezioni, vengono elette 10 donne in Consiglio nazionale.

1990: Il canton Appenzello Interno è costretto dal Tribunale federale a dare il diritto di voto alle donne.

1999: Ruth Dreifuss diventa la prima presidente donna della Confederazione elvetica.

2003: Prima maggioranza femminile nel Consiglio di Stato di Zurigo, con quattro donne.

2003: Ruth Metzler-Arnold non viene rieletta nella stanza dei bottoni, dove resta solo una donna. La piazza inveisce.

2008: L’elezione di Eveline Widmer-Schlumpf porta a tre il numero di donne in Consiglio federale. Una prima.

2010: Per la prima volta le donne occupano le tre più alte cariche politiche dello Stato: presidente della Confederazione, presidente della Camera del popolo e presidente della Camera dei cantoni.

Scuole superiori. Università: 34,1%; politecnici: 37,9%

Parlamento. Camera del popolo: 29,5% (2007); Camera dei cantoni: 21,7%

Lavoro. Occupazione a tempo pieno: il 29,5%; tempo parziale: il 79,2%, in posizioni dirigenziali: 33,4%

Vertici aziendali. Consiglio di amministrazione delle 100 più grandi società in Svizzera: 6,7%.

Fonte: Ufficio federale di statistica, swissinfo.ch

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