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Una mancanza di sensibilità non giustificabile

Il rapporto scaturito dall'inchiesta amministrativa sulle relazioni tra servizi informativi svizzeri e sudafricani porta alla luce un atteggiamento improntato alla cordialità e alla comprensione.

Nell’autunno del 1991 Peter Regli scriveva che per il Sudafrica non c’erano quasi più minacce esterne. Sarebbe invece cresciuta la minaccia interna, rappresentata dal braccio armato dall’African National Congress (ANC) e di altri gruppi d’opposizione. Nel quadro di un processo di democratizzazione, i movimenti estremisti avrebbero fomentato l’instabilità politica.

Il 19 agosto 1994 Regli inviò al capo del Dipartimento della difesa una nota relativa ai contatti con i servizi d’informazione in Sudafrica. Sull’importanza di tali contatti, il capo del servizio informativo svizzero scriveva:

“Il servizio d’informazione militare del Sudafrica si è distinto fino ad oggi per l’alta qualità, l’affidabilità, la professionalità e la disciplina. È nell’interesse del nostro paese mantenere questo cordone ombelicale.”

Rapporti unilaterali

Nei rapporti confidenziali periodici del servizio d’informazione svizzero, si parlava di tanto in tanto anche del Sudafrica. I rapporti sono caratterizzati da valutazioni particolarmente unilaterali.

Nel 1988 le critiche dei ambienti ecclesiastici svizzeri alle “misure di sicurezza” e alle sentenze contro “agitatori neri” venivano ritenute pura e semplice “disinformazione” e quindi respinte.

In un altro rapporto si metteva in guardia dall’ANC: “L’ANC è un movimento terroristico ben organizzato, guidato dal partito comunista clandestino, che ha come obiettivo una rivoluzione comunista”.

“Difficile da giustificare”

“A mio avviso ben difficilmente si può giustificare il fatto che un ufficio federale, per interessi tecnici specifici e per un’interpretazione autonoma del proprio mandato seguisse una politica completamente diversa dalle indicazioni del Consiglio federale, la cui posizione, per quanto oggi appaia piuttosto prudente, era ben chiara”, scrive il professore di diritto Rainer Schweizer, autore del rapporto commissionato dal Dipartimento della difesa.

Il rapporto critica il fatto che rappresentanti del servizio d’informazione svizzero intrattenessero con ufficiali e politici del Sudafrica “uno scambio d’opinioni politiche particolarmente improntato alla comprensione”. Gli ufficiali svizzeri si esprimevano inoltre in un modo “che dimostra una sorprendente mancanza di sensibilità”.

Da nessuna parte, negli atti, si trova un documento dei dirigenti del servizio d’informazione che metta in discussione la cooperazione con gli organi dell’esercito sudafricano o che dimostri un approccio critico verso i partner. “Oggi”, nota il rapporto, “tutto ciò appare incomprensibile”.

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