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Una piazza finanziaria che deve cambiare

Eugen Haltiner, presidente della Finma (a sinistra) e Urs Zulauf, vicepresidente. EQ Images

La piazza finanziaria svizzera è sempre più esposta a rischi importanti sul piano internazionale. Per evitare minacce serie, l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari chiede misure drastiche e sostenibili; una sfida non solo per le banche, ma anche per il mondo politico.

«È una cosa sulla quale si può piangere o no», dice Urs Zulauf, vicedirettore dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). «Credo che a noi e alle società sulle quali vigiliamo non resti che accettare questa situazione e prepararci ad affrontarla».

In altre parole: il paese ha bisogno di nuovi strumenti per regolare i rapporti tra le banche svizzere e i loro clienti privati stranieri. Solo così si potrà far fronte alle crescenti pressioni esercitate sulle banche dalle autorità fiscali e penali estere, pressioni che espongono gli istituti elvetici ad importanti rischi legali.

Secondo Zulauf, la crisi finanziaria e il conseguente indebitamento di molti stati hanno fatto lievitare i rischi per le banche svizzere: oggi sarebbero molto più alti di qualche anno fa. E questo non vale solo per UBS negli Stati uniti, ma per la piazza finanziaria svizzera nel suo insieme.

Segreto bancario tolto

Nel febbraio del 2009, la Finma aveva predisposto la consegna alle autorità statunitensi dei dati di 255 clienti americani di UBS; una decisione che toglieva per la prima volta il fino allora sacrosanto segreto bancario.

Solo così – argomenta la Finma – è stato possibile evitare all’ultimo minuto una «causa legale che avrebbe minacciato l’esistenza» della banca svizzera.

Per il Tribunale amministrativo federale (TAF) – che si è pronunciato nel gennaio del 2010 – la decisione della Finma era illegale. Quest’ultima ha deciso di ricorrere contro la sentenza. Spetta ora al Tribunale federale dirimere la questione.

I rischi maggiori negli Stati uniti

Nei prossimi mesi, il parlamento elvetico dovrà decidere a posteriori se l’accordo siglato con gli Stati uniti nell’agosto del 2009 può essere considerato compatibile con le leggi svizzere – e quindi applicabile – o no. L’accordo regola la consegna agli USA dei dati di 4’500 clienti di UBS. Dal canto suo, il TAF – che in questo caso era l’ultima istanza – ha stabilito in gennaio che l’accordo non è valido.

«Se non si trova un’intesa, c’è il rischio di nuove cause non solo contro UBS, ma anche contro altre banche», avverte Zulauf.

Finora, circa 15’000 evasori si sono autodenunciati alle autorità fiscali statunitensi. Vengono interrogati tutti. C’è la forte probabilità che alcuni di loro siano clienti anche di altre banche svizzere e che raccontino senza remore di aver ottenuto consigli per aggirare le leggi statunitensi.

Concorso in evasione fiscale

«In Svizzera, aiutare ad evadere o frodare il fisco non è un atto punibile quando si tratta di tasse estere», annota Zulauf. «Noi diciamo alle banche: “Tenete sotto controllo i vostri rischi”.»

Una banca deve controllarli tutti. Se la Finma dovesse giungere alla conclusione che gli istituti finanziari non svolgono a dovere i loro compiti, allora si vedrebbe costretta ad intervenire.

Controllare i rischi significa rispettare le leggi dei paesi di provenienza dei clienti e evitare così che le banche siano colpite da cause legali intentate da autorità fiscali straniere, cause che minano la fiducia della clientela.

Ciò significa anche che le banche non potranno più accettare capitali non dichiarati e che i clienti stranieri dovranno denunciare al fisco del loro paese le somme nascoste in Svizzera.

Chi evade, potrebbe anche mentire

«Strategia fondi bianchi» è diventata la parola magica pronunciata da politici e banchieri per far sparire i problemi. Ma non c’è unità di pensiero sul significato da dare a questa formula e sul come controllarla. Senza contare che ogni paese ha leggi e consuetudini proprie.

Le banche dovrebbero quindi analizzare meglio e più a fondo la situazione di ogni cliente? «Siamo molto prudenti quando si tratta d’introdurre nuovi obblighi per le banche», risponde Zulauf. «Non perché le vogliamo risparmiare, ma perché questo aumenterebbe ulteriormente i rischi legali».

Un sistema di certificazione dei clienti per assicurarsi che i capitali siano dichiarati al fisco è difficile da mettere in pratica. «La responsabilità deve restare dalla parte del cliente», afferma Zulauf. «Chi è pronto ad evadere le tasse, è pronto anche a mentire alla sua banca».

Servono soluzioni politiche

Per Zulauf, la Svizzera deve cercare delle soluzioni bilaterali che possano soddisfare contemporaneamente «gli interessi della piazza finanziaria, dei clienti stranieri e delle autorità fiscali».

L’elaborazione di una nuova strategia per la piazza finanziaria elvetica è un compito che spetta alla politica. Così come è a livello politico che vanno condotte le trattative bilaterali, trattative che devono definire il quadro entro il quale muoversi.

Dal punto di vista della Finma, «soluzioni negoziate» sono indispensabili per «limitare i rischi legali degli affari internazionali e ristabilire la certezza del diritto».

«Noi cerchiamo di contribuire a questo processo dove ci è possibile, ma non possiamo assumercene la responsabilità», conclude Zulauf.

Andreas Keiser, swissinfo.ch
(traduzione dal tedesco, Doris Lucini)

Per la Finma (Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari), il motto «to big to fail» – troppo grande per fallire – non deve più valere.

Per raggiungere questo obiettivo, ha rafforzato le esigenze in materia di liquidità per gli istituti potenzialmente a rischio. Seguiranno nuove disposizioni sui fondi propri.

Inoltre, la Finma chiede nuove basi legali per regolamentare la struttura degli istituti e i flussi interni di denaro. A suo avviso, è necessario modificare in tempi brevi la legge sulle banche.

Febbraio 2009: la Finma autorizza la consegna agli USA dei nomi di 255 clienti di UBS sospettati di evasione fiscale.

Marzo 2009: il governo annuncia di volersi adeguare agli standard dell’OCSE; per farlo, deve allentare il segreto bancario.

Agosto 2009: la Svizzera e gli Stati Uniti raggiungono un accordo sulla vertenza UBS. La Confederazione si impegna a trattare entro un anno una domanda di assistenza amministrativa che riguarda circa 4’450 conti.

5 gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale (TAF) giudica che la FINMA non disponeva di una base legale sufficiente per consegnare alla giustizia statunitense i dossier di 255 clienti di UBS. La Finma deposita un ricorso al Tribunale federale.

22 gennaio 2010: il TAF dà ragione ad una cittadina statunitense e stabilisce che l’assistenza giudiziaria agli USA può essere accordata solo nei casi di frode fiscale, ma non in quelli di evasione. L’accordo tra Svizzera e Stati uniti è da considerarsi extragiudiziale e non può prevedere modifiche su questo punto.

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