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Limitare il diritto di voto degli svizzeri all’estero? I nostri lettori sono divisi

Per la prima da quando è entrato in vigore, nel 1977, il diritto di voto per gli svizzeri all'estero è rimesso in discussione da un atto parlamentare. Keystone

L’idea del senatore liberale-radicale Andrea Caroni di revocare il diritto di voto agli svizzeri all’estero che hanno lasciato il paese da diversi anni ha suscitato numerose reazioni tra i lettori di swissinfo.ch. Se la maggior parte degli svizzeri all’estero si dice indignata, molti commentatori manifestano comunque una certa comprensione per questa proposta.

«Incredibile che un parlamentare possa anche solo pensare una cosa simile!», insorge su Twitter Vincent Corset, rappresentante del Regno Unito al Consiglio degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno (CSE). «Essere lontani da tanto tempo non significa perdere l’interesse per la propria patria o non voler più tornare. La nostra apertura fa solo del bene alla Svizzera», rincara Carmen Trochsler, che difende gli interessi degli svizzeri in Australia in seno al Consiglio.

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Agli occhi di Roberto Landolina, membro dell’Unione dei giovani svizzeri in ItaliaCollegamento esterno, votare significa anche dimostrare interesse e affezione verso il paese di origine. «A ciò si aggiunge il fatto che, specialmente per la Svizzera, molti residenti all’estero sperano un giorno di poter tornare in patria ritrovandosi in un paese di cui hanno, attraverso le votazioni, deciso leggi e proposte. È dunque giusto che anche gli svizzeri all’estero possano votare a distanza!».

Su Facebook, le reazioni della diaspora sono numerose e per la maggior parte scandalizzate dalla proposta del consigliere agli Stati Andrea Caroni. J.A. interpreta ad esempio questa idea come una «sanzione» nei confronti degli svizzeri che hanno scelto di emigrare. «Io e mio marito votiamo per via elettronica a quasi tutti gli scrutini e questo dal nostro paese di residenza. Non abbandoneremo mai la Svizzera e i nostri compatrioti», afferma.

«Queste persone hanno una grande faccia tosta. Per 40 anni ho pagato le imposte, versato i contributi all’AVS e anche se non sono un gran patriota, la Svizzera resta il mio paese d’origine. È già difficile ricevere il materiale di voto in tempo…», s’indigna dal canto suo M.I.

Dopo l’AVS, il diritto di voto

Altri sviluppi

La diaspora può contare anche sul sostegno di alcuni compatrioti residenti in Svizzera. Per J.M., gli svizzeri all’estero «difendono la Svizzera e contribuiscono in modo significativo a dare un’immagine positiva del paese, meglio che molti dei loro compatrioti in Svizzera. È loro diritto votare per il bene del paese».

L’appartenenza di Andrea Caroni al Partito liberale radicale (PLR, destra) non passa inosservata sulle reti sociali. Questa estate, la presidente del PLR Petra Gössi si era infatti già attirata l’ira della diaspora proponendo di tagliare le rendite della pensione versate agli svizzeri all’estero. «Il PLR voleva già ridurre la nostra AVS. Ora vuole chiaramente toglierci il diritto di voto!», afferma su Facebook in dialetto svizzero-tedesco K.K. «Una possibilità è anche quella di mai più votare PLR», avverte U.H. su Twitter.

Il senatore è attaccato in modo ironico anche per le sue origini appenzellesi. «Forse la prossima volta lancerà un dibattito sul diritto di voto alle donne», scrive T.Z-W. Un riferimento al fatto che Appenzello Interno (il semi cantone vicino a quello rappresentato da Caroni, Appenzello Esterno), è stato l’ultimo in Svizzera a concedere il diritto di voto alle donne, in seguito a una decisione del Tribunale federale nel 1991.

Meno coinvolti e male informati

Sulla scia di Olivier Wilhem, che vive in Uruguay, alcuni lettori di swissinfo.ch ritengono certo che la proposta di Andrea Caroni sia eccessiva, ma non sono del tutto contrari a limitare i diritti politici di una parte della diaspora. «Sopprimere il diritto di voto dopo un certo lasso di tempo mi sembra inutile e discriminatorio. D’altro canto, il fatto che uno svizzero che non ha mai vissuto nella Confederazione abbia diritto di voto mi sembra assurdo. In questo senso, mi spingerei perfino a revocare la cittadinanza alla terza generazione».

«È vero che su alcuni temi che riguardano la vita quotidiana, in particolare a livello cantonale, forse non siamo sempre obiettivi, né direttamente interessati», concede dal canto suo C.W. su Facebook. Un’opinione condivisa anche da I.G.: «A mio parre, se lasciamo il nostro paese per molto tempo, non ne conosciamo più i problemi».

Residente dal 1964 in Ecuador, Hans Forrer concorda pienamente con Andrea Caroni. «Fino a qualche anno fa, di tanto in tanto partecipavo agli scrutini, ma mi sono reso conto di non essere sufficientemente informato, soprattutto per quanto riguarda le votazioni. Poi mi sono detto: non pago le imposte in Svizzera, perché dovrei avere diritto di parola?».

Traduzione dal francese, Stefania Summermatter

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