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Una santa alleanza in difesa del settore pubblico

Manifestazione in difesa del servizio pubblico davanti a Palazzo federale Keystone

Diciassette sindacati a associazioni del settore pubblico hanno lanciato giovedì un’azione di protesta. E annunciano: è l’inizio di una lunga serie.

È la prima volta in Svizzera che le organizzazioni dei lavoratori si mobilitano uniti contro lo smantellamento dei rispettivi settori.

Giornata d’azione per il servizio pubblico giovedì in tutta la Svizzera: agitazioni si sono svolte negli uffici postali, nelle scuole, negli ospedali, nelle dogane e nei trasporti pubblici su appello di 17 organizzazioni sindacali in segno di protesta contro lo smantellamento in atto.

La Svizzera sindacale è in fermento. Rolf Zimmermann, segretario dell’Unione sindacale, spiega la ragione: «Il settore pubblico è stato ridimensionato in questi anni di isteria del risparmio. Adesso siamo confrontati con grossi problemi nel sistema sanitario, nella formazione e nel servizio pubblico in genere».

Con la giornata di protesta si vuole evitare che gli ulteriori piani di risparmio pianificati vengano realizzati: le cifre sindacali parlano di tagli per 9 miliardi di franchi ai bilanci di Confederazione, cantoni e comuni.

Questo corrisponderebbe ad una riduzione di almeno 9’000 posti di lavoro a tempo pieno nei prossimi quattro anni. In totale sarebbero probabilmente 20’000 i posti toccati in qualche maniera da quella che i sindacati chiamano la «politica delle casse vuote», cioè la riduzione delle entrate fiscali che esige poi tagli radicali all’offerta dei servizi.

Un’alleanza «storica»

I sindacati tengono a precisare che non si tratta di uno sciopero, ma di una giornata di sensibilizzazione. Solo in alcuni cantoni, soprattutto nella Svizzera romanda, le manifestazioni hanno assunto carattere di lotta.

Nelle altre regioni ci si è attenuti al mandato sindacale distribuendo volantini durante incontri pacifici ai margini dell’orario di lavoro. L’agitazione è il primo passo di una lunga mobilitazione, promettono i sindacati.

Anche se la partecipazione non ha raggiunto le cifre sperate, si tratta di una prima definita «storica» dagli organizzatori. La Svizzera è un paese a basso livello di organizzazione sindacale e inoltre la collaborazione fra sindacati settoriali si è rafforzata solo negli ultimi anni.

La partecipazione è stata più marcata nella Svizzera Romanda, soprattutto nella città di Ginevra dove hanno sfilato tra le 3’000 e le 5’000 persone.

Clienti e cittadini

Ma quali sono le ragioni di questo malessere che riesce, per la prima volta, ad unire tutti i fronti sindacali? Yves Emery, professore di management pubblico all’Istituto di alti studi per l’amministrazione pubblica di Losanna (Idheap) spiega a swissinfo: «Ovunque in Svizzera, l’amministrazione pubblica cerca di riformarsi. Per gli uni ritratta di una modernizzazione necessaria, per altri queste riforme introducono un rapporto mercantile nel settore pubblico».

Questa trasformazione porta ad un cambiamento di paradigma, afferma anche Peter Knöpfel, professore emerito dell’Istituto: «La Posta, le Ferrovie, la Confederazione e altri operatori pubblici hanno introdotto dei concetti come la cultura imprenditoriale, la redditività e soprattutto la nozione di “cliente”», si legge in un’intervista al quotidiano «La Liberté» di Friburgo.

Ma, denuncia l’esperto, «un cittadino non è un cliente»: il primo ha dei diritti, il secondo deve pagare per ottenere delle prestazioni, « e non tutti i clienti hanno gli stessi mezzi». Dunque, questa la paura dei sindacati, nei prossimi anni si rafforzerà la disuguaglianza nel paese.

Per un’inversione di tendenza

«Quando si parla di servizio pubblico – afferma un’altra economista, Shizue Tomoda, ricercatrice all’Ufficio internazionale del lavoro di Ginevra – non sono coinvolti solo gli impiegati. Sono i cittadini tutti ad essere toccati dalle modifiche. Per questo è importante che nel dibattito siano coinvolti tutti».

L’azione sindacale vuole dunque invertire la tendenza, mobilitando i suoi membri, ma soprattutto attirando l’attenzione dell’opinione pubblica. Si tratta infatti di uno scontro di posizioni: da una parte c’è un processo che avanza a livello europeo e che tende a deregolamentare il settore pubblico, cercando di rendere autonomi i servizi per scaricare le casse dello stato. Dall’altra i sindacati cercano di salvaguardare le posizioni salariali e di impiego, oltre che difendere il livello dell’offerta di servizi e la loro accessibilità.

Il popolo ha eletto nell’ottobre scorso un nuovo parlamento. La nuova maggioranza di centro desta a Berna sostiene un contenimento delle spese dello Stato e promuove questa trasformazione della funzione pubblica.

Eppure, notano i commentatori, già a maggio il popolo ha bocciato un programma di sgravi fiscali, voluto proprio dalla destra. Il segnale alla politica è chiaro, anche se non coerente con le scelte elettorali: meglio pagare più tasse che rinunciare alle prestazioni dello Stato. Per rafforzare questa tendenza, i sindacati hanno già annunciato di voler continuare la lotta. Quella di giovedì è annunciata come «l’inizio di una lunga serie di azioni».

swissinfo

La protesta ha coalizzato 17 organizzazioni sindacali
Esse rappresentano 330’000 impiegati del settore pubblico
Cantoni e Confederazione hanno già approvato programmi di risparmio per 9 miliardi di franchi nei prossimi quattro anni
Questo minaccia fino a 20’000 posti di lavoro nel settore pubblico

Un’alleanza di sindacati e associazioni di lavoratori del servizio pubblico ha dato il via alla protesta contro i risparmi della Confederazione, dei cantoni e dei comuni.

Con 9 miliardi di franchi di risparmi previsti, lo Stato diventa, affermano i sindacati, «il principale distruttore di posti di lavoro in Svizzera». Le azioni continueranno a tempo indeterminato.

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