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UNIA, la nuova forza sindacale

Festeggiamenti per la nascita di UNIA: Renzo Ambrosetti (sinistra), presidente della FLMO, Vasco Pedrina, presidente del SEI, e Martin Meyer, copresidente della FCTA Keystone

La più grande fusione sindacale della storia svizzera darà vita dal 2005 a UNIA, che rappresenterà un milione di lavoratori dell'industria, dell'edilizia e dei servizi.

Il sindacato dovrebbe diventare un nuovo protagonista del panorama politico e sociale.

Panettieri, camerieri, camionisti, carrozzieri, commesse o segretarie: dal 2005 saranno tutti riuniti in una solo grande sindacato.

L’UNIA, la cui nascita sarà suggellata il 16 ottobre durante un congresso in programma a Basilea, è il frutto della fusione tra il Sindacato edilizia ed industria (SEI), la Federazione svizzera dei lavoratori del commercio, dei trasporti e dell’alimentazione (FCTA) e il Sindacato dell’industria, della costruzione e dei servizi (FLMO).

Il nuovo sindacato potrà contare sul sostegno di 200’000 membri e rappresenterà circa un milione di operai e impiegati dell’industria, dell’edilizia, dell’artigianato e dei servizi.

Tra gli obbiettivi della fusione vi è anche quello di tener conto maggiormente della crescente mobilità nel mondo del lavoro.

“Oggi molti lavoratori che cambiano mestiere si vedono spesso costretti ad aderire ad un nuovo sindacato. In futuro potranno invece rimanere fedeli al loro sindacato per tutta la vita”, spiega il designato copresidente di UNIA, Vasco Pedrina.

Un nuovo protagonista

“UNIA sarà particolarmente attiva nel settore dei servizi, poiché proprio in questo settore vi sono ancora molte lacune da colmare a livello di contratti collettivi”, preannuncia Christiane Brunner, una delle maggiori personalità del mondo sindacale degli ultimi due decenni in Svizzera.

Il nuovo colosso sindacale vuole assumere un ruolo di protagonista sulla scena politica e sociale, diventando una sorta di contropotere alle forze neoliberali.

“UNIA potrà fissare degli obbiettivi politici globali per tutti i settori professionali che rappresenta. Diventerà quindi sicuramente una voce di peso nel mondo politico svizzero”, ritiene Peter Hasler, direttore dell’Unione padronale svizzera.

Lunga evoluzione

La grande fusione sindacale fa seguito ad una lunga evoluzione strategica e porta tra l’altro anche la firma di Christiane Brunner, che per molti anni si è impegnata per rafforzare il potere dei sindacati in Svizzera e riorganizzare le loro strutture.

“All’inizio degli anni ’80, i sindacati seguivano ancora dei concetti molto tradizionali. Ogni organizzazione si batteva da sola per il proprio settore e per i propri membri”, afferma l’ex-presidente del Federazione svizzera dei lavoratori metallurgici e orologiai e del Partito socialista svizzero.

A quei tempi regnava ancora il principio della “pace del lavoro” in Svizzera: nel lontano 1937, padronato e sindacati del settore metallurgico avevano firmato un accordo che escludeva praticamente il ricorso allo sciopero, come arma sindacale.

Un mito nazionale

Un accordo influenzato in buona parte anche dai drammatici avvenimenti intervenuti durante lo storico sciopero generale del 1918. Per sedare la rivolta operaia, il governo svizzero fece intervenire l’esercito, che lasciò dietro di sé tre morti e un paese sotto choc.

Considerata garante della crescita economica, del benessere sociale e della stabilità politica nazionale, dopo la Seconda guerra mondiale la pace sociale è diventata praticamente un mito in Svizzera.

Questo principio ha condizionato fortemente la lotta sindacale degli ultimi decenni: la Svizzera figura regolarmente in testa alla classifica dei paesi con meno scioperi.

Periodo difficile

Negli ultimi anni, soprattutto con l’avvento della New Economy, la situazione è cambiata radicalmente. “È giunta una nuova generazione di manager senza rispetto ed interesse per la pace del lavoro”, sostiene Christiane Brunner.

È così cominciato un periodo di ristrutturazioni a pieno regime e di licenziamenti in massa che hanno lasciato il segno sui lavoratori.

“Quando la situazione è molto precaria, diventa difficile condurre battaglie sindacali e difendere gli interessi dei lavoratori. Molti di loro hanno paura e non osano difendersi, per non perdere il loro posto di lavoro”, aggiunge la sindacalista.

Ai sindacati è così rimasta molto spesso soltanto la possibilità di negoziare in ambito di contratti collettivi, senza poter affrontare i veri problemi del mondo del lavoro.

Assieme a Vasco Pedrina, Christiane Brunner si è quindi battuta per rafforzare il potere dei sindacati, tramite una strategia di fusioni.

Successi sindacali

Nel 1996, si è così giunti ad una prima manovra di avvicinamento tra il Sindacato edilizia e industria (SEI) e la Federazione svizzera dei lavoratori metallurgici e orologiai. Non senza provocare delle resistenze.

“A quei tempi, non si poteva ancora parlare di fusione. Abbiamo dovuto limitarci a dire che si trattava di una cooperazione tra i sindacati”, ricorda Christiane Brunner.

La sua strategia si è comunque rivelata giusta, come dimostrano i successi conseguiti nella votazione federale sull’11esima revisione dell’AVS, nella battaglia per un minimo salariale di 3000 franchi o per il pensionamento flessibile nel settore dell’edilizia.

Con la strategia delle fusioni, i sindacati non vogliono tuttavia imitare il padronato, come spiega la sindacalista ginevrina.

“Ci siamo rifatti alla nostra tradizione. Già nel 1915, la fusione tra l’Unione dei lavoratori dell’orologeria e la Federazione dei lavoratori metallurgici aveva dimostrato che si potevano definire dei principi comuni, pur rispettando le specificità di ogni settore professionale”.

swissinfo, Renat Kunzi
(traduzione Armando Mombelli)

1918: uno sciopero generale in Svizzera viene soffocato dall’intervento dell’esercito.
1937: padronato e sindacati del settore metallurgico firmano la “pace del lavoro”.
2005: la più grande fusione sindacale della storia svizzera porta alla nascita di UNIA.

UNIA è il frutto della fusione tra il Sindacato edilizia ed industria (SEI), la Federazione svizzera dei lavoratori del commercio, dei trasporti e dell’alimentazione (FCTA) e il Sindacato dell’industria, della costruzione e dei servizi (FLMO).

Il nuovo sindacato, sostenuto da 200’000 membri, rappresenterà circa 1 milione di lavoratori.

La sua nascita verrà ufficializzata il 16 ottobre a Basilea.

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