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Usa 2012: Romney, farò ripartire Usa; Obama, opportunità per tutti

(Keystone-ATS) “Non sono perfetto, ma vi prometto che continuerò a lottare per la classe media”, “e che tutti avranno le stesse opportunità, che per tutti varranno le stesse regole”: Barack Obama chiude il primo dibattito tv col rivale Mitt Romney con un bagno di umiltà, di realismo, ammettendo come ci sia ancora molto da fare per tirar fuori l’America dalla palude della crisi. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney, però, appare più sicuro di sè, a tratti spavaldo, e pronuncia la sua promessa agli almeno 60 milioni di telespettatori inchiodati davanti allo schermo: “Dopo quattro anni di Obama l’America è più debole”, “e io la farò ripartire”.

Se da questo primo duello si attendevano scintille, si rimane un po’ delusi. All’Università di Denver, Colorado, i due candidati per 90 minuti – in prima fila le mogli Michelle e Ann – si sono dati battaglia sull’econonomia, sul debito, sul fisco, sulla riforma sanitaria, sul governo. Ma non ci sono stati picchi, e non ci sono frasi memorabili da ricordare.

Il dato di fatto è che Romney è apparso molto più battagliero e puntuale del solito nell’attaccare il presidente in carica, dando di sè un’immagine molto lontana da quella poco carismatica e di gaffeur a cui aveva abituato soprattutto nelle ultime settimane, quando è crollato in tutti i sondaggi. E Obama è stato visibilmente costretto alla difensiva, non riuscendo a tirar fuori quella grinta e quella verve che lo hanno sempre caratterizzato.

Romney lo ha messo subito all’angolo: negli ultimi quattro anni i prezzi della benzina sono raddoppiati, così come il deficit. Sono aumentate le bollette e i prezzi dei generi alimentari. Per non parlare dei costi della sanità aumentati di 2.500 dollari a famiglia, mentre i redditi delle stesse famiglie sono precipitati, con 23 milioni di persone che non hanno lavoro e la crescita economica sempre più lenta. “Mi preoccupo di vedere che il cammino intrapreso quattro anni fa non porta frutti – ha incalzato l’ex governatore del Massachusetts – con un presidente che vuole solo ingigantire il governo con più spese, più imposte e più regole”. “Non voglio che l’America diventi come la Spagna, afflitta da un’enorme spesa pubblica”, ha ammonito ancora Romney, non nuovo a portare l’Europa come cattivo esempio da non seguire.

Era quello che Obama temeva, un affondo su tutte le promesse fatte nel 2008 e non mantenute, o solo parzialmente realizzate. Il presidente ha replicato punto su punto, ma – con lo sguardo tirato e troppo spesso rivolto verso il basso – non ha convinto del tutto.

Si è difeso ricordando che quando entrò alla Casa Bianca c’era una crisi mai vista e che ha dovuto ereditare un debito enorme, che invece lui è riuscito a contenere con misure di emergenza che hanno evitato che il Paese scivolasse verso una nuova Grande Depressione.

Poi ha tentato di mettere in difficoltà l’avversario sulle tasse: “Tu vuoi tartassare la classe media”, mentre io – ha sottolineato il presidente – voglio togliere le agevolazioni a chi si arricchisce sulle spalle della classe media. Come le aziende petrolifere “che raddoppiano i profitti sulle spalle di chi fa il pieno di benzina”, o quelle che delocalizzano all’estero. Romney però lo ha rintuzzato: “Non capisci la mia ricetta. Non voglio ridurre le tasse alle fasce più alte e aumentarle sulla classe media. Voglio ridurre le aliquote per ridurre il carico fiscale generale. Questo è il modo più efficace perchè il Paese si riprenda”. Il candidato repubblicano ha quindi promesso che il giorno dopo la sua elezione metterà democratici e repubblicani attorno allo stesso tavolo “per lavorare assieme, a braccetto, per affrontare le sfide del Paese. Pronta la replica di Obama: Non basta sedersi a un tavolo, bisogna avere un piano”.

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