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USS: pericoli di recessione da scongiurare

Serge Gaillard (a destra) e Paul Rechsteiner, segretario rispettivamente presidente dell'USS Keystone

Secondo l'Unione sindacale, la Svizzera è sull'orlo di una recessione e il numero dei disoccupati rischia presto di raggiungere le centomila unità.

Per invertire questa tendenza, l’Unione sindacale svizzera (USS) esige dalla Banca nazionale (BNS) «una politica monetaria che serva gli interessi dell’economia elvetica e dell’impiego», ossia che punti sull’indebolimento del franco. Reclama inoltre «una modernizzazione sociale che favorisca i diritti dei lavoratori» e in particolare una base legale che protegga i salariati in caso di licenziamenti collettivi.

Di fronte al degrado della situazione economica, «la sicurezza dell’impiego e la protezione contro la disoccupazione» si sono imposte come priorità nella politica dell’USS, ha spiegato il presidente Paul Rechsteiner lunedì in una conferenza stampa a Berna, illustrando piani e strategie dell’organizzazione per il 2002.

A livello di votazioni federali, la più grande confederazione sindacale del Paese pone quest’anno l’accento sulle sue iniziative popolari «per una durata ridotta del lavoro» e in favore dei posti di tirocinio, nonché sul referendum contro la legge sul mercato dell’energia elettrica.

Franco troppo forte minaccia 10mila impieghi

«Dall’inizio del 2000 il franco si è apprezzato dell’8,5 per cento rispetto all’euro. In altri termini, tutti i prodotti svizzeri sono rincarati in tale misura rispetto ai prodotti europei», ha rilevato il segretario dell’USS Serge Gaillard. Ciò ha avuto ripercussioni negative sulle esportazioni elvetiche, per le quali si profila un’ulteriore contrazione nel 2002 se la BNS non interviene tempestivamente sul corso del franco. Per annullare gli effetti negativi, l’USS calcola che nei prossimi tempi l’euro debba oscillare fra 1,50 e 1,60 franchi. In caso contrario, sono minacciati circa diecimila posti di lavoro in Svizzera, ha messo in guardia Gaillard.

In questo contesto, «assicurazioni sociali e imposte resteranno i principali pomi di discordia» fra i sindacati e gli schieramenti borghesi, ha pronosticato Rechsteiner. L’USS dichiara apertamente guerra al pacchetto fiscale, già approvato dalla Camera del popolo, che comporta «sgravi dell’imposta federale diretta per i ricchi», «finanziati in modo antisociale» tramite aumenti dell’IVA.

Quanto alla revisione della Legge sulla previdenza professionale, l’USS sollecita l’approvazione del modello adottato dalla sottocommissione della sicurezza sociale del Consiglio nazionale, che dimezza il limite per accedere al secondo pilastro e garantisce così la pensione a tutti coloro che guadagnano più di 12 360 franchi all’anno. Attualmente ne sono esclusi una donna su tre e un uomo su sei.

Lavorare meno per lavorare tutti

L’iniziativa «per una durata ridotta del lavoro», in votazione federale il prossimo 3 marzo, rappresenta un altro strumento che l’USS reputa fondamentale per garantire il pieno impiego. Ma non solo: «vietando la discriminazione del lavoro a tempo parziale ed eliminando forme di lavoro precarie come quello su chiamata», questa iniziativa «armonizza le condizioni di vita fra donne e uomini», ha osservato la segretaria dell’USS Regula Rytz.

Anche la battaglia contro la Legge sul mercato dell’energia elettrica, che verrà sottoposta a votazione popolare quest’anno, si iscrive nelle strategie dell’USS per la sicurezza dell’impiego, oltre che per un sicuro approvvigionamento a prezzi vantaggiosi. La liberalizzazione del settore in Europa e in California “ha cancellato dei monopoli sicuri e vantaggiosi per i consumatori, sostituendoli con condizioni incerte per le economie domestiche e le piccole e medie imprese», ha affermato il segretario dell’USS Rolf Zimmermann. Egli ha altresì rammentato gli «effetti devastanti» che ha avuto all’estero la liberalizzazione del settore sui posti di lavoro.

Nei casi in cui il pieno impiego per tutti non può essere assicurato, l’USS vuole almeno garantire la protezione dei lavoratori contro i licenziamenti collettivi. In confronto internazionale la Svizzera lamenta un ritardo enorme in questo campo: lo sfacelo della Swissair ha fatto emergere chiaramente il problema, ha ricordato il segretario dell’USS Romolo Molo.

«In Svizzera non c’è nessuna disposizione legale che imponga un piano sociale», ha precisato il sindacalista. L’USS considera urgente completare la legge in tal senso. Un gruppo di specialisti sottoporrà progetti concreti al comitato dell’USS in vista del congresso dell’organizzazione che si terrà in ottobre. Nel frattempo l’USS ha già formulato richieste in merito presso le competenti autorità federali.

swissinfo e agenzie

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