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Vaccinarsi? Che lo facciano prima gli altri, 57% non ha fretta

"Prego, prego, dopo di lei". KEYSTONE/AP/Tsafrir Abayov sda-ats

(Keystone-ATS) Vaccinarsi? Sì, ma che lo facciano prima gli altri. È l’orientamento della popolazione svizzera, stando a un sondaggio che mette in luce come quasi 6 persone su 10 non siano intenzionate ad affrettarsi in questo campo.

Dall’indagine – realizzata dall’istituto Marketagent Svizzera fra il 4 e il 14 dicembre 2020 su un campione di 1000 persone fra 14 e 74 anni nella Svizzera tedesca e in Romandia – emerge che gli interrogati ritengono, nella misura del 62%, che il vaccino sia in grado di dare protezione. L’iniezione è inoltre considerata sicura dal 57%.

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La stessa quota del 57% non vuole però farsi subito vaccinare. “Dietro questa contraddizione c’è probabilmente la grande speranza che la vaccinazione più ampia possibile della popolazione porti a una maggiore normalità”, afferma Martina Staub di Marketagent Svizzera, citata in un comunicato odierno. “Ma si preferisce cedere il passo agli altri, per così dire”.

Emerge inoltre scetticismo sul vaccino anti-Covid-19 in quanto tale. Una maggioranza degli interpellati (53%) è d’accordo con l’affermazione “sono a favore della vaccinazione in linea di principio, ma nel caso del coronavirus non mi farei vaccinare perché abbiamo troppa poca esperienza con questo vaccino”. Tale opinione è condivisa più spesso dalle donne che dagli uomini.

Gli intervistati sono d’accordo – nella misura dell’81% – a vaccinare prima i gruppi a rischio. Il 44% è inoltre favorevole a imporre il preparato obbligatoriamente al personale sanitario, mentre il 49% si oppone. Analogo (43% a favore, 49% contrario) è l’atteggiamento rispetto a un’imposizione da parte delle compagnie aeree.

Le persone che si oppongono alle misure di contenimento del virus dovrebbero essere trattate in via non prioritaria, se si ammalano gravemente ma mancano i posti di terapia intensiva? Sulla questione il paese è spaccato quasi esattamente in due, con il 44% che sostiene l’orientamento “chi critica è giusto che stia in seconda fila” e il 43% che è contrario. Notevole è la differenza fra i sessi: la prima posizione è sostenuta dal 50% degli uomini, ma solo dal 38% delle donne.

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