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Perché l’accordo con Moderna è un affare rischioso

L’accordo elvetico con l’azienda biotecnologica americana Moderna per l’acquisto del vaccino – è la prima volta che la Confederazione si muove in questa maniera - significa che la Svizzera non crede in una distribuzione equa del vaccino Covid-19. Almeno così si sono espressi gli esperti.


vaccini
La Svizzera è entrata a far parte di una lista crescente di Paesi che stanno firmando accordi bilaterali con i produttori per preordinare i vaccini. Keystone / Carolyn Kaster

Con il contratto firmato la settimana scorsa, la Svizzera diventa uno dei primi paesi a concludere un accordo con Moderna. Ma non è la sola nazione ad aver firmato accordi bilaterali con aziende private. Stati Uniti, Regno Unito, Brasile e Giappone hanno già sborsato fior di quattrini per preordinare i vaccini più promettenti.

Con la corsa al vaccino che si fa sempre più pressante, l’affare Moderna ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti svizzeri che vedono questo accordo come una misura necessaria per proteggere la popolazione elvetica.   

Tuttavia, i critici sostengono che si tratta di una scommessa costosa che alla fine minerà gli sforzi globali per garantire un’equa distribuzione dei vaccini Covid-19, cosa tra l’altro che la Svizzera ha detto di sostenere.

“Questo accordo dimostra che gli svizzeri non credono che un accordo globale per distribuire i vaccini in modo equo sarà raggiunto”, ha confermato Patrick Durisch, che guida la politica sanitaria presso l’ONG svizzera Public Eye.

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Uno di questi grandi sforzi globali è il “Covid-19 Global Access FacilityCollegamento esterno” (COVAX). La Svizzera è stata uno dei primi sostenitori ed è ora co-presidente della collaborazione globale avviata dall’Organizzazione mondiale della sanità per accelerare lo sviluppo e l’accesso equo a un vaccino. L’obiettivo è di procurarsi 2 miliardi di dosi per vaccinare il 20% delle popolazioni dei Paesi partecipanti entro la fine del 2021.

Nell’annunciare dell’accordo con Moderna, il governo elvetico ha dichiarato di continuare a sostenere progetti multilaterali come COVAX per la distribuzione equa di un futuro vaccino.

Patrick Durisch sostiene che i conti però non tornano. L’Economist stima Collegamento esternoche nel mondo siano stati acquistati circa 4 miliardi di dosi di vaccini Covid-19 che saranno consegnati entro la fine del prossimo anno. Questo include gli accordi tra i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito con AstraZeneca per rispettivamente 400 milioni e 100 milioni di dosi.

Tuttavia, la “Coalition for Epidemic Preparedness InnovationsCollegamento esterno” (CEPI) stima che ci sia una capacità produttiva globale sufficiente per produrre solo da 2 a 4 miliardi di dosi fino alla fine del 2021. Se i paesi continueranno a firmare accordi individuali, semplicemente non ci saranno abbastanza vaccini per i paesi più poveri.

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Finora, solo AstraZeneca e Novovax hanno accantonato dosi per COVAX in aggiunta ai loro accordi bilaterali.

Ma qual è l’alternativa? Gli esperti prevedono che la domanda supererà di gran lunga l’offerta per diverso tempo.

“Non dobbiamo fare nulla e aspettare di ricevere un vaccino?” Una domanda che il ‘ministro’ della salute Alain Berset ha posto al giornale in lingua tedesca Neue Zürcher Zeitung in un una recente intervistaCollegamento esterno. “Ci occupiamo di entrambe le cose – ha aggiunto Berset – cioè della nostra fornitura e dell’equa distribuzione internazionale”.

Questo però dà poche garanzie ai sostenitori della salute pubblica come Patrick Durisch.

“Non ha senso, dal punto di vista della salute pubblica, vaccinare tutti in Svizzera, ma lasciare gli operatori sanitari in Africa, per esempio, non vaccinati”, ha detto a swissinfo.ch. “Dovremmo fare in modo che i gruppi a rischio, come gli operatori sanitari, ricevano i primi vaccini indipendentemente da dove si trovino”.

Scommessa rischiosa

L’affare è anche un azzardo costoso. In caso di successo, 4,5 milioni di dosi dovrebbero vaccinare 2,25 milioni di persone, ovvero circa un quarto della popolazione elvetica. All’inizio di quest’anno il governo federale ha stanziato 300 milioni di franchi svizzeri per i vaccini e mira a procurarne abbastanza per coprire il 60% della popolazione.

Mentre i dettagli sono scarsi, il quotidiano in lingua tedesca Tages-Anzeiger stima Collegamento esternoche Berna abbia pagato circa 100 milioni di franchi svizzeri (110 milioni di dollari) a Moderna sulla base del prezzo fissato dall’azienda americana di 32-37 dollari a dose.

L’Ufficio federale della sanità pubblica sollecitato da swissinfo.ch comunica di non poter fornire dettagli sulle condizioni del contratto. Di solito, in un contratto di acquisto anticipato come questo, un governo paga una somma di denaro per finanziare l’ulteriore sviluppo del vaccino. In cambio ottiene la garanzia che una certa quantità di produzione venga loro destinata. Se il progetto fallisce, i soldi anticipati sono persi.

Secondo l’OMS, il vaccino di Moderna è uno dei pochi progetti in fase III di sperimentazione clinica tra gli oltre 160 candidati a livello globale. Sebbene abbia circa 20 farmaci e vaccini in fase di sviluppo, l’azienda, che ha 10 anni, non ha mai commercializzato un prodotto.

“La decisione è rischiosa e prematura. La Svizzera è coinvolta nella caccia al vaccino”, ha detto Durisch. “Temono che se non lo facciamo ora, non ci sarà più nulla dopo”.

Dieci anni fa, i governi hanno firmato accordi simili per un vaccino contro l’influenza suina e alla fine hanno dovuto trovare il modo di donarli o di eliminarli quando l’epidemia si è placata.

Le autorità sanitarie federali hanno dichiarato di essere in trattative anche con altri produttori. Come possibile segnale di ulteriori accordi a venire, martedì il governo ha annunciato un accordo con l’azienda biotecnologica elvetica Molecular Partners per l’acquisto di 200’000 dosi del suo farmaco Mono-DARPin in fase di sviluppo contro Covid-19.

Nessun vincolo

Moderna ha anche suscitato critiche su diversi fronti. Il prezzo fissato per il vaccino è il più alto tra i candidati sebbene sia stato anche fortemente sovvenzionato: il governo degli Stati Uniti ha infatti sborsato 955 milioni di dollari per la ricerca.

L’amministratore delegato ha anche detto pubblicamente che mira ad ottenere un profitto, a differenza di Johnson & Johnson e AstraZeneca che hanno detto che avrebbero prodotto vaccini senza alcun profitto finanziario. Il sito dell’industria sanitaria STAT ha anche riportato lacune nella divulgazioneCollegamento esterno dei costi di sviluppo per il vaccino Covid-19, che è richiesto dalla legge federale statunitense.

“I governi – sostiene Patrick Durisch – stanno firmando assegni in bianco senza alcun vincolo di prezzo, accesso o trasparenza”.

Michael Altorfer, che presiede l’Associazione svizzera delle biotecnologie, ha dichiarato a swissinfo.ch che per un’azienda è importante generare profitti: “Altrimenti gli investitori impareranno la lezione e interromperanno gli investimenti in questo campo”. Le grandi aziende farmaceutiche hanno abbandonato settori come la ricerca e sviluppo di vaccini e di nuovi antibiotici perché non riescono ad ottenere un ritorno sul loro investimento.

Altorfer osserva che, come nel caso di molte start-up biotecnologiche, gli investitori privati si sono assunti i rischi nelle prime fasi di sviluppo della tecnologia mRNA di Moderna, che ha dato loro un vantaggio nella corsa al vaccino Covid-19.

Anche la Svizzera partecipa al successo di Moderna. Ha firmato un accordo con Lonza per la produzione dei principi attivi farmaceutici (API) per il vaccino di Moderna presso gli stabilimenti di Lonza nel Canton Vallese

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I media elvetici hanno anche riferito che Moderna sembra stia avviando un’attività in Svizzera. Secondo quanto riferito, alla fine di giugno l’azienda ha iscritto una filiale locale nel registro di commercio svizzero. Martedì scorso l’azienda ha nominato Nicolas Chornet responsabile delle operazioni europee, con sede a Basilea.

Ciò fa della Svizzera uno dei pochi paesi che si trova nell’invidiabile posizione di avere sia la produzione di vaccini sul proprio territorio sia i mezzi finanziari per procurarseli. Suerie Moon, co-direttrice del Global Health Centre presso l’Istituto di alti studi internazionali Ginevra, afferma che il governo svizzero dovrebbe usare la sua posizione per spingere Lonza a rispettare le linee guida dell’OMS sull’assegnazione dei vaccini.

“Il governo stesso – conclude Moon – potrebbe anche adottare un approccio più integrato, procurandosi un grande volume di vaccini in una sola volta, parte per uso elvetico e il resto per altri Paesi, distribuiti attraverso Covax che è stato fortemente sostenuto dalla Svizzera”.

Riccardo Franciolli

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