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Valanga di capitali dalla Svizzera in Italia?

Opinioni divergenti sull'efficacia dello scudo fiscale per il rientro dei capitali varato da Giulio Tremonti Keystone

Non è ancora chiaro l'effettivo successo dello scudo fiscale decretato dal governo italiano l'autunno scorso.

L’Italia, dice che dall’estero, soprattutto dalla Svizzera, sta arrivando una valanga di capitali. I banchieri elvetici nicchiano e non vogliono sbilanciarsi. Lo scudo, verrà comunque prolungato fino al 15 maggio prossimo, come deciso venerdì scorso dal consiglio dei ministri italiano.

Intanto, si scopre che la legge sul rientro dei capitali ha parecchie pecche che potrebbero scoraggiare gli italiani intenzionati a mettersi in regola.

50 miliardi di euro

Dall’applicazione dello “scudo fiscale” il governo Berlusconi si attende il rientro di capitali italiani all’estero per complessivi 50 miliardi di euro; quasi il 4% del prodotto interno lordo. Ma i dati relativi ai primi due mesi – metà novembre e dicembre 2001 – sono abbastanza deludenti. Appena 681 milioni di euro. Nel gennaio di quest’anno le cose sono andate leggermente meglio, ma in definitiva la cifra totale è appena raddoppiata.

Il consiglio dei ministri, riunitosi lo scorso venerdi sera, ha perciò deciso di prorogare la data di scadenza per la dichiarazione di rientro e il pagamento dell’imposta del 2,5%: non più l’ormai prossimo 28 febbraio, ma il più lontano 15 maggio.

Il rientro “fisico” dei capitali, comunque, potrà avvenire entro il 30 giugno di quest’anno. Contestualmente il governo ha allargato le maglie rispetto al tipo di capitali che potranno essere coperti dallo “scudo” e quindi sottratti agli accertamenti tributari futuri, comprendendovi anche i “fondi neri” e i frutti di falsi in bilancio. L’unica limitazione residua è che i reati relativi siano considerati estinti, ossia caduti in prescrizione.

Diverse opinioni

Basterà questo per far correre gli evasori delle tasse italiani a mettersi la coscienza a posto a prezzo abbondantemente scontato? Sul meccanismo dello scudo fiscale ci sono opinioni diverse.

L’opposizione di centrosinistra ha – per un po’ – gridato allo scandalo, perché la garanzia dell’anonimato a chi riporta i capitali in Italia è talmente ampia da poter favorire anche la “ripulitura” degli introiti della criminalità organizzata.

Su questo versante, paradossalmente, alcune dichiarazioni governative potrebbero apparire una conferma indiretta. Andrea Manzitti, avvocato e consulente giuridico del ministro dell’economia Tremonti, ha ribadito che “La dichiarazione è riservata, i conti sono secretati e inaccessibili alla pubblica amministrazione”. Ma, soprattutto, ha confermato che il compito di “presidiare se sussistono sospetti” su un capitale spetta agli “intermediari”. Cioè banche e società autorizzate. Non agli organi dello Stato.

Commercialisti scettici

Al contrario, i commercialisti più navigati affermano che la legge sullo “scudo” è scritta in modo abbastanza confuso, al punto da seminare “trappole” per l’incauto che voglia riportare in Italia il suo gruzzolo.

Il punto dolente riguarda soprattutto coloro che hanno incassato plusvalenze e interessi sui capitali detenuti all’estero dopo il 1 agosto 2001. In questo caso finirebbero per ricadere sotto le leggi ordinarie, e la tassazione potrebbe decurtare le somme rientranti fino al 45% invece che del 2,5% previsto dallo scudo.

Anche l’anonimato, dicono i commercialisti, è molto relativo. Il risultato pratico della compresenza di valutazioni contrastanti potrebbe essere un rallentamento nelle procedure di rientro. Il governo italiano accusa di questo le banche straniere – soprattutto quelle svizzere – che hanno quei capitali registrati sui propri conti. Ma i commercialisti hanno idee molto chiare: se non c’è certezza, dicono ai propri clienti, lasciate i vostri soldi all’estero.

Francesco Dirovio, Roma

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