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Valentin Merz: “ci siamo fatti sorprendere girando il film”

Il primo lungometraggio del regista svizzero Valentin Merz "De noche los gatos son pardos" festeggia oggi la sua prima mondiale al Locarno Film Festival nel quadro del Concorso internazionale. KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) “De noche los gatos son pardos” è il primo lungometraggio del regista zurighese Valentin Merz ed è anche l’unica pellicola elvetica nel Concorso internazionale del Locarno Film Festival. Keystone-ATS ha incontrato il regista e parte del cast.

“De noche los gatos son pardos” di svizzero ha ben poco. Il film, girato fra Francia (nella regione del Limosino) e Messico, è particolarmente interessante per ciò che mette in scena: una sorta di Matrioska, un film dentro a un film. Perché ad esempio Valentin è regista anche nel film, e il direttore della fotografia Robin Magnetti gioca lo stesso ruolo nella pellicola, lo stesso dicasi per gli altri attori che mantengono inoltre i loro veri nomi.

La pellicola narra la registrazione di un film pornografico che dopo la sparizione del regista cambia però i toni trasformandosi in un film d’orrore con tanto di zombie. Dove i corpi nudi che prima si accarezzavano e si sfregavano gli uni contro gli altri lasciano spazio a urla e sangue.

Moltitudine di storie e personaggi

“Avevo voglia di fare un film con più storie, e con vari protagonisti e di raccontare qualcosa di piuttosto vasto e accogliere elementi eterogenei in un unico oggetto”, dice il regista Valentin Merz in un’intervista a Keystone-ATS, accompagnato dalla produttrice Marie Lanne-Chesnot che recita anche nel film e dall’attore e da dieci anni compagno di Merz, Jean-Charles de Quillacq.

A fare da filo conduttore al film, ci sono i temi dell’amore, della sessualità, della morte e dell’amore per il cinema, prosegue. “Non sapevo quale sarebbe stato l’oggetto finale”, spiega Merz, che si è sviluppato tra le riprese e il montaggio finale. Non esiste un vero e proprio personaggio principale nel film, che è formato da diversi strati narrativi. Da un lato la registrazione del film, dall’altro la ricerca del regista Valentin dopo la sua misteriosa sparizione.

Curioso anche il titolo del film “De noche los gatos son pardos” (Al buio i gatti sono grigi), una frase detta da un muxe, che nella cultura degli Zapotechi di Oaxaca, nel Messico meridionale, è un uomo che si traveste da donna, spiega Merz. Frase che significa che al buio “possiamo essere chi desideriamo”, dice Merz. “È un diventare collettivo, nel film vengono parlate diverse lingue, gli attori sono riconoscibili, hanno colori di pelle diversi, ci sono giovani e persone più anziane”, aggiunge l’attore Jean-Charles de Quillacq.

“In spagnolo le parole si allineavano in modo più sensuale e avevano più senso”, precisa Merz.

Il corpo al centro

Il corpo, sotto tutte le sue forme sta al centro del film. Dapprima nelle scene erotiche, poi nella trasformazione in zombie, aggiunge la produttrice Marie Lanne-Chesnot, o ancora con l’apparizione del fantasma di una donna messicana. E infine il corpo senza vita ridotto poi in cenere. Una metafora questa anche per la vita e il suo decorso. “Il film gioca con la presenza e la sparizione del corpo, nonché con la sua fragilità”, spiega Merz.

“La performance poteva durare un’ora”, dice Merz, “questi momenti erano molto spontanei ma al contempo costruiti e pensati in anticipo”. In “De noche los gatos son pardos” ci sono molte scene erotiche, “tutti avevano molta voglia di girare queste scene”, dice il regista ridendo. “Ho adorato fare le mie scene erotiche, ti implichi con il tuo corpo”, prosegue.

Una troupe affiatata

“Solo quando abbiamo girato le inquadrature larghe sono emerse spontaneamente cose che poi abbiamo recitato nuovamente e rielaborato in primo piano”, spiega Jean-Charles de Quillacq, che nel film interpreta un ispettore della polizia francese. “La posizione di regista a volte può essere abbastanza opprimente, con molta responsabilità e sollecitazioni. I momenti come attore nel film sono stati momenti di liberazione e di piacere”, afferma Merz.

Nel film, molto spazio è dato all’improvvisazione, la troupe ha passato 16 settimane a stretto contatto, ciò che ha permesso loro di diventare come una grande famiglia. “Conoscevo solo una parte della troupe, ma una minoranza”, dice il regista. “Penso che l’improvvisazione sia nata con questo doppio impegno, di essere implicati davanti e dietro la camera e della presa a carico collettiva del progetto”, spiega Merz.

Merz, nato a Zurigo nel 1985, ha vissuto parte della sua vita in Messico e in Germania, dove ha lavorato anche nel mondo del teatro e del cinema a Berlino. Ha studiato cinema all’Alta scuola di arte e di design di Ginevra (HEAD). “Per noi è un onore poter presentare il film nel quadro del Concorso internazionale, è anche una bella piattaforma per la pellicola”, afferma Merz. Nel 2018 ha creato la sua casa di produzione Andrea Film, “che mi permette di prendere piena responsabilità e in questo senso di avere più libertà”.

“Con questo lungometraggio ho potuto concludere una tappa della ricerca che avevo iniziato con i cortometraggi”, dice Merz.

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