
Il rischio di inondazioni minaccia una valle svizzera dopo il crollo di un ghiacciaio

Dopo la gigantesca frana di detriti, fango e ghiaccio che ha sepolto gran parte del villaggio svizzero di Blatten, nella Lötschental, il pericolo permane. A preoccupare è il lago formatosi a monte del disastro.
Una grande porzione del ghiacciaio del Birch sopra a Blatten, nel Canton Vallese, si è staccata mercoledì pomeriggio precipitando a valle e seppellendo gran parte del villaggio di Blatten, evacuato da diversi giorni. Una persona risulta dispersa.
La parete sul Kleines Nesthorn, dove era iniziata la frana, rimane instabile. Si temono ulteriori cadute di massi e colate detritiche.
L’acqua trattenuta nel lago formatosi a monte dei detriti continua a salire. Tuttavia, per il momento non ci sono stati sversamenti a valle.
Guarda le immagini della frana e del villaggio di Blatten sepolto dai detriti:
Intervistato venerdì dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, il geologo cantonale Raphaël Mayoraz ritiene che “la situazione attuale sia abbastanza favorevole”. L’acqua sta iniziando a farsi strada sul deposito di detriti lungo 2,5 km e con il passare delle ore si riduce il rischio di uno scenario catastrofico, ha detto.
“Si sa tuttavia che dobbiamo tenere presente tale rischio”, ha aggiunto Mayoraz.
Prepararsi all’evacuazione
Lo Stato maggiore di condotta regionale ha invitato la popolazione delle località di Gampel e Steg, a valle di Blatten, a prepararsi a una rapida evacuazione. Sussiste infatti il pericolo di una possibile ondata di piena proveniente dalla Lötschental, nel caso in cui il lago artificiale dovesse tracimare.
“Questo scenario di una possibile evacuazione durerà settimane”, ha spiegato Mayoraz. “Perdurerà finché il fiume Lonza non riuscirà a creare un canale relativamente stabile attraverso tutto il materiale depositato”.
La capacità della diga di Ferden, situata a valle della zona del disastro, è stata aumentata come misura precauzionale. L’area colpita e il comportamento del lago, del fiume e della diga di Ferden vengono monitorati attivamente, hanno indicato le autorità cantonali. Il volume totale di ghiaccio e roccia nel fondovalle ha raggiunto i dieci milioni di metri cubi.
Blatten prima e dopo la frana: 3 novembre 2024 e 29 maggio 2025:
Tra le possibilità d’intervento c’è il un pompaggio del lago, come avvenuto a Randa, sempre in Vallese, dopo la grande frana del 1991. “La differenza – ha spiegato Mayoraz – è che qui, invece di avere blocchi solidi su cui poggiare, abbiamo una sorta di fango in cui è difficile muoversi e usare macchinari. A poco a poco, questa massa si asciugherà, ma ci vorrà molto tempo. Si pensa che il canale si svilupperà naturalmente”.
Lasciare la valle “non è un’opzione”
Per quanto riguarda Blatten, le case sono sepolte da una coltre di macerie alta fino a 200 metri. Nemmeno la chiesa è visibile e solo alcuni tetti spuntano ai margini della frana. Dal 19 maggio sono state sfollate 365 persone.

Un villaggio è scomparso dalla carta geografica, ha affermato il politico vallesano Christophe Darbellay. “La popolazione di Blatten ha perso tutto: le case, i ricordi, la chiesa, il cimitero”. Contadini e contadine non hanno più nemmeno la terra, il lavoro di una vita è sparito in un attimo, ha detto.
La frana di Blatten potrebbe aver causato danni per diverse centinaia di milioni di franchi, secondo una prima stima dell’Associazione svizzera d’assicurazione.
>> Leggi: Non è solo il cambiamento climatico a far crollare le montagne svizzere
Le autorità vallesane sono convinte che il villaggio di Blatten sarà ricostruito, ma al momento nessuno può dire quando, dove e come. Per Darbellay, è chiaro che la Lötschental rimarrà abitata. “Abbandonare la valle non è un’opzione”, ha detto.
Anche la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter auspica un ritorno della popolazione nella valle. “Quello che ha colpito Blatten è un colpo pesante del destino. Dobbiamo dare tempo alle vittime per assorbirlo e non è facile. Non siamo però senza poteri. Abbiamo l’obbligo di dare loro la possibilità di tornare ad abitare la Lötschental come prima”, ha detto venerdì dopo una visita sul posto.

Un evento che succede una volta ogni mille anni
“Solo le persone residenti possono rispondere alla domanda se Blatten sarà ricostruita”, ha dichiarato il politico vallesano Beat Rieder alla Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno.
Rieder ha chiesto maggiori finanziamenti federali per la protezione contro i rischi naturali nelle Alpi. Se il Governo federale non riesce a trovare fondi per la popolazione di montagna in un bilancio di 85 miliardi di franchi, “per cos’altro abbiamo dei soldi?”, si è chiesto.

“Abbiamo vissuto un evento che succede una volta ogni mille anni e per questo nessuno sa ancora come affrontarlo”, ha detto Rieder. La popolazione deve essere rassicurata e informata sulla situazione.
La questione cruciale ora è come proteggere la valle da ulteriori danni, secondo Rieder. La Svizzera, ha detto, ha bisogno di maggiori strutture di protezione e, laddove non fossero sufficienti, di sistemi di monitoraggio.
In Svizzera ci sono 60 ghiacciai che rappresentano un pericolo per zone abitate, strade e linee ferroviarie. Ecco come sono monitorati:

Altri sviluppi
I ghiacciai pericolosi della Svizzera sotto stretta sorveglianza
L’accelerazione del movimento del ghiacciaio del Birch è legata al riscaldamento climatico, secondo Christophe Lambiel, professore all’Università di Losanna e specialista del permafrost e dell’evoluzione dei paesaggi alpini.
“La parete di 500 metri sopra il ghiacciaio si trova nel permafrost”, che si sta deteriorando a causa del riscaldamento globale, ha spiegato Lambiel in un’intervistaCollegamento esterno a Le Nouvelliste e ArcInfo.
Quando il permafrost si deteriora, “la roccia diventa instabile, i blocchi cadono e appesantiscono il ghiacciaio, che accelera lungo un pendio ripido”, ha aggiunto. “Più pesante è il ghiacciaio e più ripido è il pendio, più velocemente può avanzare”.
Le pendici settentrionali delle montagne al di sopra dei 3’000 metri sono ghiacciate, ha osservato ancora Lambiel. “Il permafrost si è riscaldato notevolmente da una decina di anni, in particolare dal 2022”.
L’esperto ha affermato di non aver mai visto una frana simile nelle Alpi. “Una frana in montagna si evolve in successive cadute di massi, che sovraccaricano un ghiacciaio in movimento”, ha sottolinea Lambiel. “Questo ghiacciaio, che si stava già muovendo velocemente, ha accelerato ancora di più e alla fine è crollato. È una sequenza mai vista prima”, ha aggiunto, definendola un crollo glaciale.
A suo avviso, la vulnerabilità di quest’area è dovuta a una combinazione di instabilità dei ghiacciai e delle montagne. “C’è chiaramente una componente geologica”, ha osservato. Poiché il movimento di questa montagna è antico, “si tratta di uno scivolamento profondo, che ha subito una forte accelerazione negli ultimi giorni”.
Fonte: ATS

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.