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Una collaborazione “volontaria” a caro prezzo

Le normative americane sono diventate un grande cantiere per le banche svizzere Keystone

La vertenza fiscale con gli Stati uniti genera insicurezza e un grande lavoro amministrativo anche presso gli istituti finanziari che non hanno aiutato dei clienti ad evadere il fisco americano. È quanto risulta da un'inchiesta condotta da swissinfo.ch presso le 24 banche cantonali.

Pochi giorni dopo il rifiuto della Lex-USA da parte del parlamento, il governo svizzero ha presentato la settimana scorsa un “piano B” per permettere alle banche elvetiche di fornire i dati richiesti dalle autorità giudiziarie americane, senza infrangere la legislazione svizzera. In base a questa soluzione, i singoli istituti finanziari possono chiedere al governo un’autorizzazione speciale, grazie alla quale la trasmissione dei dati a Washington potrebbe avvenire senza violazione del Codice penale.

Mentre i politici stanno valutando la nuova proposta, molte banche si chiedono se sono coinvolte o meno in questa vertenza fiscale e se devono collaborare con il dipartimento americano della giustizia, per evitare una denuncia che metterebbe in pericolo il loro avvenire. Una situazione che sta generando insicurezza e un enorme lavoro amministrativo: gli istituti finanziari stanno facendo di tutto per appurare se rischiano di finire nel mirino delle autorità americane.

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Dalla banca di prossimità alla rete del fisco americano

Questo contenuto è stato pubblicato al «Nuovo capitale per la sua espansione, mercati target all’estero, Private Banking per i super ricchi, programma di bonus per i dirigenti e di efficienza per gli altri: la Banca cantonale di Zurigo fa tutto per diventare una grande banca». Nel mese di gennaio di quest’anno, la Neue Zürcher Zeitung riassumeva così le ambizioni della banca…

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Solo due banche sotto inchiesta

Questo lavoro non risparmia neppure le numerose banche cantonali che avevano solo pochissimi clienti americani e che non avevano offerto alla loro clientela sistemi di “ottimizzazione fiscale” vietati dalla legge americana. È quanto emerge dalle risposte fornite a swissinfo.ch da 16 banche cantonali.

Solo la Banca cantonale di Zurigo e quella di Basilea hanno indicato di essere al centro di un’inchiesta da parte del dipartimento americano della giustizia. Gli altri 14 istituti cantonali hanno comunicato di non aver avviato negoziati con Washington e di non essere a conoscenza di eventuali indagini aperte nei loro confronti. Queste banche affermano inoltre di non aver ripreso clienti dall’UBS o dalla Banca Wegelin, dopo che questi due istituti finanziari erano finiti sotto inchiesta negli Stati uniti.

Tutte le banche detengono conti di cittadini americani o di altre persone assoggettate al fisco degli Stati uniti. Per molti istituti si tratta di cittadini americani che hanno anche la nazionalità svizzera o di svizzeri che risiedono negli Stati uniti e che hanno conservato un conto in Svizzera. La maggior parte delle banche non hanno più conti di persone domiciliate negli Stati uniti.

Nel 2010, il Congresso americano ha adottato la normativa FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act) per combattere l’evasione fiscale offshore dei propri cittadini.
 
Con questa normativa, Washington pretende da tutti gli istituti finanziari esteri (banche, assicurazioni sulla vita, fondi d’investimento, fondazioni ecc.) – compresi quelli che non operano negli Stati uniti – nomi e dati dei loro clienti assoggettati al fisco americano.
 
In base alla legislazione degli Stati uniti, sono assoggettati all’obbligo fiscale i cittadini americani o stranieri residenti negli Stati uniti, gli americani espatriati e gli stranieri all’estero con importanti averi negli Stati uniti.
 
Tutti gli istituti finanziari esteri sono tenuti a registrarsi presso l’autorità fiscale statunitense (Internal Revenue Service, IRS) e a stipulare un accordo, in cui si impegnano a identificare i clienti assoggettati al fisco americano e a comunicare nomi e dati bancari all’IRS.

Soggetti americani

Con 250’000 clienti è molto difficile sapere se si tratta di “soggetti americani” (U:S. person), ossia di persone assoggettate al fisco americano, dichiara Christoph Loeb, portavoce della Banca cantonale di Basilea campagna (BKLB). L’istituto basilese ha rinunciato l’anno scorso ai clienti che risiedono negli Stati uniti e da allora non apre più nuovi conti per queste persone. Sono però considerati “soggetti americani” (U.S. person) anche le persone residenti in Svizzera che hanno la doppia cittadinanza, detengono una “green card” o che hanno vissuto a lungo negli Stati uniti.

La BKLB ha allestito un catalogo di indizi, con il quale ha verificato elettronicamente i dati di ogni singolo cliente per reperire i “soggetti americani”. E ha incaricato i suoi operatori di indagare, ogni qual volta degli indizi lasciano presumere che un cliente sia assoggettato al fisco americano. ”Non possiamo avere un’assoluta sicurezza sul numero di soggetti americani tra la nostra clientela. Ma sappiamo che sono molto pochi”.

Clienti domiciliati negli USA

La Banca cantonale di Zugo conta ancora tra i suoi clienti delle persone residenti negli Stati uniti, rileva Pascal Niquille, amministratore delegato della banca. Il fatto che molte banche hanno chiuso i conti di questi clienti non è dovuto principalmente alla vertenza fiscale, ma piuttosto alla Dodd-Frank-Act, una legge introdotta nel 2007 dall’amministrazione americana per stabilizzare i mercati finanziari. Da allora, chi vuole operare negli Stati uniti deve registrarsi presso la Securities and Exchange Commission (SEC) e rispettare le prescrizioni americane.

Un esempio: un persona ha il suo domicilio nel canton Zugo ed è cliente presso la Banca cantonale locale, dove dispone di un deposito con obbligazioni. Dal punto di vista della normativa americana può essere già problematico il fatto che la banca telefoni a questa persona durante una sua vacanza di tre settimane negli Stati uniti. Se è domiciliato negli Stati uniti, allora si applica per lui interamente la normativa Dodd-Frank-Act. Tutto questo crea un enorme onere amministrativo per le banche.

Per questo motivo, molti istituti finanziari hanno preferito rinunciare completamente ai clienti domiciliati negli Stati uniti. “Abbiamo deciso di porre fine alle attività con clienti residenti negli Stati uniti, attività già molto limitate in precedenza. Abbiamo così disdetto le relazioni d’affari con un centinaio di questi clienti. Fanno eccezione alcune relazioni d’affari con una gamma di prodotti molto limitata”, afferma Pascal Niquille.

Chi si reca per un breve periodo di tempo negli Stati uniti (da pochi mesi a pochi anni), può conservare un conto privato o di risparmio presso la Banca cantonale di Zugo. Deve però disdire un eventuale conto deposito o un servizio di e-banking. Durante il suo soggiorno negli Stati uniti non può contattare telefonicamente la banca o scambiare corrispondenza. Deve inoltre certificare alla banca di soddisfare tutti i suoi obblighi fiscali negli Stati uniti. “Abbiamo una ventina di clienti che intendono conservare in questo modo le loro relazioni con il nostro istituto.

Nel canton Zugo vi sono alcuni collaboratori di ditte internazionali, assoggettati al fisco americano. “Vogliamo mantenere questi clienti. Non vi sono problemi nella misura in cui vengono rispettate le leggi americane e i clienti firmano gli appositi formulari, aggiunge il Ceo della Banca cantonale di Zugo.

In giugno, la Camera dei cantoni ha approvato l’accordo FÀTCA siglato in primavera dal governo svizzero e dall’amministrazione americana.

La Camera del popolo sarà chiamata ad esprimersi in settembre, nel corso della sessione autunnale del parlamento svizzero.

Secondo alcune stime, l’applicazione di questo accordo comporterà un carico amministrativo di decine di milioni di franchi per le banches svizzere.

Banche sotto sorveglianza

Gli Stati uniti tengano però già da molto tempo sotto sorveglianza le banche straniere che hanno soggetti statunitensi tra la loro clientela. Questi controlli si sono intensificati dal 2001 con l’introduzione della normativa Qualified Intermediary. In base ad essa, le banche devono notificare tali clienti alle autorità fiscali ameicane.

“Le autorità fiscali degli Stati uniti sono quindi ben informate riguardo a tutti i soggetti americani che sono nostri clienti”. Degli specialisti esterni effettuano regolarmente dei controlli per verificare se la banca rispetta la normativa e comunicano i risultati alle autorità fiscali statunitensi.

Il carico amministrativo per le banche aumenterà ulteriormente dal 1° gennaio 2014, con l’entrata in vigore della normativa FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), aggiunge Pascal Niquille. “Tutte le banche assoggettate a questa normativa devono dimostrare ogni cosa possibile dal profilo finanziario per verificare tutti i soggetti americani che figurano tra i loro clienti”. Un lavoro amministrativo enorme, a cui nessun istituto finanziario potrà sfuggire.

Traduzione di Armando Mombelli

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