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Vespa, molto più di una due ruote

La Vespa: un'icona della nostra epoca in mostra alla Triennaledi Milano. Fabrizio Marchesi

A 60 anni dalla sua comparsa, la Vespa continua ad esercitare il suo fascino. Anche in Svizzera, dove nel 1949 fu creato il primo Vespa Club in assoluto.

Il mondo è cambiato, i modi di viaggiare si sono radicalmente trasformati, i trasporti seguono altre logiche, eppure lo “scooter” italiano è ancora lì, in prima fila.

La storia della Vespa, a cui la Triennale di Milano dedica una mostra fino al 18 dicembre, è un incredibile punto di convergenza di molti fattori che fanno parte della nostra storia: la riconversione industriale, la comunicazione, la mobilità, il costume, il boom economico.

Oltre ad essere un’indiscussa icona del design italiano, la Vespa è un simbolo che ha attraversato il tempo come se non l’avesse mai veramente visto passare. Nel dopoguerra incarna la voglia di spensieratezza e il dinamismo di una società che voleva dimenticare la povertà della guerra.

Oggi sfida la congestione del traffico, si muove negli ingorghi urbani tanto da diventare uno strumento di rapidità, di indipendenza. E rimane, immutato, il veicolo della dolce vita, del viaggio a due, della forza tranquilla.

Una mostra in tre tempi

La mostra di Milano – “In Vespa, un viaggio italiano” – è stata allestita con grande cura e secondo criteri rigorosi ed innovativi.

Focalizza l’attenzione su diversi aspetti legati alla Vespa, che sono davvero tantissimi e che contribuiscono a declinare la complessità di una storia, quella della Vespa, sicuramente italiana.

Ma non solo, lo dimostra la sua straordinaria diffusione nel mondo intero, Svizzera compresa, patria del primo Vespa Club del mondo.

La storia e l’evoluzione del progetto industriale, che parla anche dello sviluppo economico dell’Italia, è una tappa molto importante della mostra, poiché ricostruisce il contesto storico in cui la Vespa, creata nel 1946 da Corradino D’Ascanio, ha visto la luce.

Fondamentale la parte dedicata al rapporto con l’utenza: non solo la Vespa è destinata per sua natura (e per il suo costo accessibile) ad un vastissimo pubblico, ma il suo valore fortemente simbolico l’ha collocata nell’immaginario collettivo.

Ci ha poi pensato il cinema, tanto quello italiano quanto quello di Hollywood, ad accrescerne la valenza di icona.

Chi non ricorda “Vacanze romane”? Gregory Peck che a bordo della sua Vespa corteggia Audrey Hepburn? Oppure Nanni Moretti in “Caro Diario” che se ne va a zonzo solitario per le vie di Roma, o ancora “Il talento di Mr.Ripley”? Immagini stampate nella memoria che testimoniano inequivocabilmente la fortuna della Vespa.

La Triennale si sofferma infine anche su una parte più tecnica: evoluzione della forma e del marchio, caratteristiche estetiche, differenze fra i modelli.

Il successo della Vespa è anche figlio dell’affetto dei “vespisti”. Poco dopo la sua creazione nel mondo si creano dei club e si diffondono a macchia d’olio.

Ed è proprio in Svizzera, a Ginevra, che nel 1949 nasce il primo Vespa Club del mondo. Subito dopo, nel 1951, la Svizzera ha un Vespa Club nazionale. E nel 1992 nasce un gruppo anche in Ticino, prima come “Amici in Vespa” e poi, nel 1996, come “Vespa Club Ticino”.

Un club Vespa anche a Sud delle Alpi

“Al momento i soci – spiega a swissinfo il presidente Marco Patt – sono un’ottantina, distribuiti su tutto il territorio cantonale. Il parco veicoli è circa di 400 unità, di diversi tipi ed età”.

La maggioranza dei soci si situa tra i 20 e i 40 anni; ci sono banchieri, consulenti del lavoro, imprenditori, collezionisti, studenti e vespisti di lunga data. “La passione per la Vespa – aggiunge Marco Patt – è trasversale”. Insomma, interclassista.

Gli scopi principali del Vespa Club sono l’organizzazione di raduni e di viaggi, la partecipazione ad incontri e manifestazioni, l’offerta di consulenze sul vasto mondo della Vespa, l’assistenza nel recupero e nel restauro di Vespe d’epoca.

E l’anno prossimo in Ticino nascerà un museo

Sebbene sia difficile trovare un unico comune denominatore tra i vespisti, ci sono comunque dei tratti che accomunano gli appassionati della Vespa. “L’aiuto reciproco, la solidarietà, l’amicizia , l’assenza di competitività – osserva il presidente – sono alla base dello spirito del vespista”.

“Chi usa la Vespa come mezzo di trasporto, usa un veicolo popolare, la cui velocità e potenza si concilia con la serenità”.

“In Vespa – spiega Patt – si può viaggiare rilassati, si possono cogliere elementi del panorama circostante”. Insomma alla meta ci si arriva con calma. “La Vespa – sottolinea Patt – è uno stile di vita”.

Quello che più conta è la passione per un veicolo che ha fatto la storia. E proprio per rendere omaggio alla mitica Vespa, in occasione dei suoi 60 anni (nel 2006) il Vespa Club Ticino inaugurerà un museo a Ponte Capriasca, nel Luganese.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

1884: nasce a Genova la società Piaggio
1946: nasce in Italia, negli stabilimenti della Piaggio, la Vespa
1949: a Ginevra il primo Vespa Club del mondo
Una trentina i Vespa club oggi in Svizzera
114 i paesi nel mondo in cui è commercializzata la Vespa
16 milioni le unità prodotte all’anno

Nel 1950 la Vespa, quattro anni dopo il debutto, viene prodotta in Germania dalla società Hoffmann-Werke di Lintorf; l’anno dopo aprono anche le Licenziatarie di Gran Bretagna (Douglas di Bristol) e Francia (ACMA di Parigi).

Nel 1953 inizia la produzione anche in Spagna con la Moto Vespa S.A. di Madrid, fondata nel 1952. Subito in Belgio. Nascono stabilimenti anche a Bombay e in Brasile; Vespa sbarca anche negli USA.

Arriva anche in Australia, in Sud Africa, Iran e Cina. E viene copiata: il 9 giugno 1957 le Isvestja salutano l’avvio della produzione in URSS, a Kirov, della Viatka 150 cc, un “clone” pressoché perfetto di Vespa.

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