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Virt-x, un difficile primo anno

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Primo anniversario per la Borsa elettronica svizzera. Il suo futuro permane incerto: per sopravvivere sono necessarie più transazioni.

Martedì, la torta di compleanno di virt-x avrà un retrogusto piuttosto amaro. Malgrado un sistema di transazioni elettroniche efficace ed unico in Europa, la piattaforma paneuropea della Borsa svizzera stenta a decollare. In sostanza virt-x fatica ad attirare ordini sui titoli non svizzeri.

Lanciata in pompa magna nel 2001, virt-x intendeva divenire una delle principali piazze di transazione per i blue chips del vecchio continente. Basata a Londra, tratta i 27 titoli componenti lo Swiss Market Index (SMI), l’indice faro del mercato elvetico, e circa 600 titoli europei.

Oggi il bilancio non è all’altezza delle attese. Le cifre sono implacabili. Il volume di scambi rimane di soli 40-60 miliardi di euro al mese. Una cifra modesta rispetto al miliardo di euro trattati mensilmente nella zona euro ed alla Borsa di Londra.

Poche contrattazioni sui titoli europei

Virt-x, controllata dalla Borsa svizzera (SWX) assieme al consorzio britannico Tradepoint, vive ancora quasi unicamente di transazioni sui titoli svizzeri. Le sole blue chips elvetiche, tra le quali Roche, Nestlé e Novartis, rappresentano ben il 95 per cento del fatturato totale della piattaforma.

Una situazione da cui emerge la scarsezza delle contrattazioni sui titoli europei. Virt-x è ancora parecchio lontana dall’obiettivo che si era fissata per il primo anno d’esercizio: raggiungere una quota del 10% sul mercato delle blue chips europee.

Esiste un certo interesse per una quarantina di titoli europei, soprattutto per colossi come Ericsson e Nokia. Ma questi scambi rappresentano un’infima percentuale rispetto alle transazioni nei Paesi di origine, sottolinea Lee Hodgkinson, responsabile per lo sviluppo degli affari di Virt-x.

Piattaforma lanciata in un momento infelice

«Virt-x non si è sviluppata come speravamo», ammette Walter Baumann, incaricato in Svizzera del «business management» del Credit Suisse First Boston. «La piattaforma è stata lanciata in un momento poco felice», ritiene da parte sua Claudio Studer, responsabile delle transazioni presso la Julius Baer.

«Se il clima borsistico fosse stato quello del 1999, il progetto sarebbe stato un successo». Ma sia Baumann che Studer, come diversi altri dirigenti bancari interrogati dall’ats, rifiutano di parlare di fallimento.

Alcuni, come Andreas Häberli della UBS Warburg, continuano ad essere fiduciosi sul futuro di Virt-x e sulle sue chances di sfondare sul mercato. Altri sottolineano che malgrado il bilancio deludente della piattaforma e lo scarso volume di scambi sui titoli europei, il trasferimento a Londra delle quotazioni dei titoli SMI della Borsa svizzera è stato un successo. «Il sistema è buono, rapido ed efficiente», osserva Pierre Grandjean, della Banca cantonale vodese.

swissinfo e agenzie

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