Asilo anche per chi non è perseguitato da uno Stato
Le vittime di persecuzioni otterranno asilo politico in Svizzera anche quando le minacce alla loro esistenza non sono rappresentate da organi statali.
La Commissione svizzera di ricorso in materia d’asilo ha riconosciuto per la prima volta questo diritto. La Svizzera raggiunge così gli altri paesi che già applicano «la teoria della protezione».
Diritto d’asilo politico solo a chi è perseguitato da uno Stato? Finora, in Svizzera le cose stavano così. Ora, grazie ad una decisione della Commissione svizzera di ricorso in materia d’asilo (CRA) la prassi dovrebbe cambiare e l’asilo politico verrebbe concesso anche ai rifugiati che, vittime di milizie private o altre organizzazioni non statali, non possono essere adeguatamente protetti dal loro paese di provenienza.
La CRA è giunta alle sue conclusioni trattando il caso di un cittadino somalo torturato in patria e la cui richiesta d’asilo politico era stata respinta nel 2005 dall’Ufficio federale della migrazione (UFM).
L’uomo era stato catturato da una milizia che lo aveva costretto ai lavori forzati, torturato e mutilato. Rifugiatosi in Svizzera, aveva inutilmente chiesto asilo politico.
Decisione di principio
In una decisione di principio pubblicata giovedì, la CRA annulla il veto posto dall’UFM: la Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiato riconosce, infatti, un diritto alla protezione delle vittime di persecuzioni anche se le violenze non sono perpetrate dallo Stato.
Altri stati firmatari della Convenzione hanno già applicato la «teoria della protezione, secondo la quale è determinante il fatto che la persona possa o meno ottenere un’appropriata protezione in patria», si legge in un comunicato diramato dalla CRA.
Questo cambiamento nell’interpretazione del testo avrà conseguenze per i richiedenti l’asilo che provengono da paesi incapaci di garantire la sicurezza o in cui lo Stato è di fatto inesistente. Finora questi rifugiati potevano rimanere in Svizzera, poiché il loro rimpatrio era considerato illecito, ma ottenevano solo l’ammissione provvisoria.
Fine di una pratica restrittiva
L’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (OSAR) ha reagito con soddisfazione alla decisione della CRA. A suo avviso, si pone così fine a una pratica singolarmente restrittiva e contraria alle esigenze di diritto, che ha penalizzato in primo luogo le donne.
L’OSAR ha pure criticato la prassi applicata dai servizi di Christoph Blocher, ministro di giustizia e polizia, «a spese delle persone esiliate». Per l’OSAR, la legislazione in materia d’asilo della Svizzera viola diversi standard internazionali e un’eventuale entrata in vigore della nuova legge sull’asilo, sulla quale i cittadini si esprimeranno il 24 settembre, peggiorerebbe la situazione.
Teoria della protezione
Il diritto d’asilo è un tema molto dibattuto in Svizzera. La possibilità di applicare la «teoria della protezione» contenuta nella Convenzione di Ginevra sui rifugiati è stata discussa più volte nel corso degli ultimi anni.
Nel messaggio relativo all’ultima revisione della legge sull’asilo, il Consiglio federale ha proposto al parlamento di modificare la giurisprudenza in questo senso e le camere federali hanno accettato.
D’ora in avanti quindi le autorità dovranno valutare se una persona in pericolo può effettivamente ottenere protezione nel suo paese, indipendentemente dalla sua appartenenza etnica o dal sesso.
La protezione dovrà essere garantita dallo Stato, quella fornita da un gruppo famigliare o dalla rete sociale dei singoli non è sufficiente. Non è ancora stato specificato se la protezione offerta da organizzazioni internazionali può essere considerata sufficiente.
swissinfo e agenzie
La decisione della CRA s’inserisce nell’acceso dibattito che riguarda le nuove leggi sull’asilo e sugli stranieri accettate in dicembre del 2005 dal parlamento.
Le leggi sono state molto criticate per la loro rigidità. L’ultima parola spetta ai cittadini. Sono state infatti raccolte le 50’000 firme necessarie ad indire un referendum. Si voterà il 24 settembre.
La nuova legge sull’asilo sopprime l’aiuto sociale ai richiedenti respinti e raddoppia il periodo massimo di detenzione in attesa di un rinvio forzato (2 anni). L’ammissione per motivi umanitari è stata esclusa. Più facili invece il ricongiungimento famigliare e l’accesso al mercato del lavoro in caso di ammissione provvisoria.
La nuova legge federale sugli stranieri privilegia i cittadini provenienti dall’Unione europea, mentre limita l’immigrazione degli extracomunitari ai soli lavoratori qualificati. Le disposizioni per la concessione dei permessi di lavoro e per il ricongiungimento famigliare sono state inasprite.
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