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Uno dei paesi più sicuri d’Europa

Poche minacce reali per chi vive in Svizzera Keystone

Il terrorismo e gli estremisti minacciano anche la sicurezza elvetica. Ciò nonostante la Svizzera resta un paese sicuro.

L’Ufficio federale di polizia ha pubblicato mercoledì il suo rapporto sulla sicurezza interna.

«La sicurezza interna della Svizzera è peggiorata, ma il nostro resta comunque un paese sicuro» afferma Jürg Bühler, responsabile del settore «Analisi e Prevenzione» dell’Ufficio federale di polizia (fedpol). L’ondata internazionale di terrorismo ha suscitato qualche timore nella popolazione, ma non sembrano esserci elementi concreti per pensare che la Svizzera sia a rischio di attentati.

La Confederazione rimane un polo d’attrazione per la criminalità organizzata: i gruppi criminali sono attivi soprattutto nel traffico di stupefacenti, nella tratta di esseri umani e nel riciclaggio di denaro sporco. Questa è in sostanza la fotografia scattata dall’Ufficio federale di polizia nel suo rapporto 2003 sulla sicurezza interna della Svizzera.

Un rapporto da analizzare con attenzione

«Il rapporto si rivolge in prima linea all’opinione pubblica», spiega Bühler, «poi ai media e alle autorità politiche responsabili della sicurezza. Il rapporto viene pubblicato ogni anno, perché così ha deciso il Parlamento».

Il rischio insito in un tale rapporto è quello di un’eccessiva semplificazione dei fatti. Ne deriva, secondo i critici, una visione schematica della realtà. «Bisogna fare attenzione a non fare amalgami, soprattutto quando si parla degli stranieri», fa notare Manon Schick, portavoce della sezione svizzera di Amnesty international.

«Con il nostro rapporto non vogliamo certo dire che tutto il male viene dall’estero», afferma dal canto suo Jürg Bühler. «Anche in Svizzera ci sono cose che non vanno bene. Ma la criminalità di strada e i flussi finanziari dall’Est esistono».

Christa Hanetseder, una psicologa dell’Alta scuola pedagogica di Zurigo che ha collaborato al programma nazionale di ricerca sulla violenza nel quotidiano e il crimine organizzato, riporta il discorso sulle paure della popolazione: «Nelle nostre ricerche abbiamo costatato che l’opinione pubblica si sente minacciata dagli eventi che fanno sensazione».

«Tuttavia», continua la Hanetseder, «la maggior parte della popolazione non è minacciata da queste realtà. Sono pochi quelli che entrano in contatto con uno spacciatore africano. Abbiamo costatato che in realtà la violenza domestica è una minaccia molto più frequente del terrorismo o della criminalità organizzata».

La Svizzera potrebbe ancora lavare più bianco

L’importanza e la stabilità della piazza finanziaria elvetica continuano a renderla vulnerabile alle operazioni di chi cerca di riciclare denaro proveniente da attività illecite. Il resoconto annuale dell’Ufficio federale di polizia, 85 pagine, non indica tuttavia esplicitamente se la Confederazione abbia funto da piattaforma per il finanziamento del terrorismo internazionale. Ci si limita a schizzare alcuni casi.

Il rapporto parla d’indagini in corso su un contrabbando di sigarette che sarebbe servito a finanziare i separatisti baschi (ETA). Sul fronte del terrorismo di matrice islamica, si fa notare che la Svizzera ha messo fuori legge solo Al Qaida e resta quindi un possibile rifugio per i simpatizzanti di altre associazioni criminali.

Estremismi

La fedpol rileva che l’islam è sulla via della radicalizzazione anche in Svizzera, precisa però che sul territorio della Confederazione «sono rari i partigiani di atti terroristici in seno a gruppi islamici radicali».

Un altro fattore di rischio è l’estremismo di sinistra. Quest’ultimo ha sfruttato eventi di grande richiamo quali il vertice del G8 di Evian, l’attacco americano in Iraq e il WEF per lasciarsi andare ad atti violenti, i più gravi registrati da decenni a questa parte.

Riguardo invece agli estremisti di destra, il loro numero è stimato a 1700, qualcuno in più rispetto al 2002. I gruppi di estrema destra, localizzati soprattutto nella svizzera tedesca, sono stati protagonisti di un centinaio d’incidenti: si tratta in prevalenza di scontri con membri delle frange di sinistra o stranieri, nonché di atti di teppismo contro centri per i richiedenti l’asilo.

Fedpol rileva un calo dell’età degli adolescenti e dei giovani adulti di questi ambienti che commettono atti violenti. A questo proposito non manca un accenno generale alla violenza giovanile: «Benché sia probabile che i media diano troppo spazio al tema», scrive fedpol, «le statistiche e gli esperti confermano che da lungo tempo i giovani sono più propensi a ricorrere alla violenza». L’esempio più evidente è la violenza negli stadi.

Attenzione all’uso politico delle informazioni

Il rapporto si occupa infine di spionaggio, ricordando l’affare Telekom Serbia e i tentativi di reclutamento d’informatori presso le ambasciate svizzere in Russia, Israele e Libia. Non manca un accenno alla pedopornografia. Fedpol sottolinea i buoni risultati ottenuti grazie alle indagini di poliziotti che si sono inseriti nelle chatroom e specifica che «di norma i produttori e i distributori non sono pedofili, si tratta di criminali interessati unicamente al guadagno».

L’Ufficio federale di polizia ha fatto il suo lavoro. Ora sta all’opinione pubblica interpretare i risultati. Manon Schick, di Amnesty international, spera tuttavia che non ci saranno manipolazioni politiche. «Si potrebbe temere una propagazione di idee preconcette, di semplificazioni e anche di un discorso sulla sicurezza che giustifichi – per esempio in rapporto alle manifestazioni al G8 – l’uso eccessivo della forza o l’acquisto di armi non letali».

swissinfo

Il rapporto 2003 sulla sicurezza interna in Svizzera, pubblicato dall’Ufficio federale di polizia, si occupa dei seguenti argomenti: terrorismo ed estremismo violento, spionaggio, proliferazione e criminalità nucleare, criminalità organizzata, criminalità economica e riciclaggio di denaro. Vengono inoltre presi in considerazione altri temi, come la pedopornografia e la violenza giovanile.

La sensazione di sicurezza della popolazione è diminuita in seguito agli attentati di Madrid, agli scontri in Kosovo e agli attentati in Medio Oriente. Il «Rapporto sulla sicurezza interna in Svizzera», giunto alla sua terza edizione, intende fornire un riscontro al senso soggettivo di sicurezza della popolazione mediante una valutazione obiettiva delle minacce.

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