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Volenti o nolenti, gli atenei si europeizzano

Soprattutto le organizzazioni studentesche criticano le riforme Keystone

All’inizio dell’anno accademico, le università guardano verso Bologna. Anche in Svizzera si sta infatti progressivamente adottando il nuovo modello europeo.

Alcuni atenei l’hanno già integrato, mentre altri, soprattutto in Romandia, dimostrano meno entusiasmo.

La riforma di Bologna prevede la creazione di uno spazio universitario europeo entro il 2010. Novità principale, gli studi saranno articolati in tre tappe: tre anni per il bachelor, due anni supplementari per il master, e poi il dottorato.

In Svizzera, i responsabili della formazione intendono adeguarsi alle norme di Bologna nel 2005. Ma ogni università è libera di applicare il nuovo sistema anche prima di tale scadenza.

E alcune l’hanno già fatto, come l’università di San Gallo che è già pronta dal 2001. Mentre quelle di Basilea, Lucerna e Ticino hanno riformato la maggior parte delle loro facoltà.

Più scettiche, le università della Svizzera francese sono un po’ in ritardo. A Neuchâtel, Losanna e Ginevra, l’introduzione ufficiale è prevista per l’autunno del 2004, anche se alcune facoltà applicano già fin d’ora i nuovi regolamenti.

Un’università a due velocità



Bisogna dire che la riforma di Bologna non fa l’unanimità. E se le università, dapprima reticenti, hanno nel frattempo accettato l’idea, gli studenti non sono ancora convinti.

Eppure, dovrebbero apprezzare gli obiettivi della Dichiarazione di Bologna del 1999, visto che incoraggiano la mobilità e favoriscono l’integrazione degli studenti sul mercato del lavoro europeo.

Ma si tratta di un ideale ancora lungi dalla realtà, secondo l’Unione Svizzera degli Universitari (USU), per la quale la mobilità rimarrà riservata a una élite. E la riforma, sostiene l’USU, conduce ad un insegnamento superiore a due velocità: bachelor per la maggior parte degli studenti, master per i più ricchi.

Inoltre gli studi risulteranno più intensivi, per cui non ci sarà la possibilità di lavorare in parallelo. E d’altro canto, i costi della riforma potrebbero anche ripercuotersi sulle tasse universitarie.

Senza essere categorico, Rudolf Nägeli, coordinatore della Conferenza dei rettori delle università svizzere (CRUS), risponde che «la riforma non dovrebbe costare di più, visto che certi iter sono più brevi».

Interessante per l’economia



«Questo mercato della formazione – non si voleva chiamare così, ma si tratta proprio di questo – è innanzitutto concepito per servire l’economia», commenta Thomas Frings, segretario politico dell’USU.

«Per le aziende, questo nuovo sistema è molto interessante», conferma Xavier Comtesse di Avenir Suisse, un gruppo di lavoro per lo sviluppo economico e sociale.

«Il sistema attuale è molto lento», precisa, «e con la riforma di Bologna, i diplomati arriveranno più rapidamente sul mercato del lavoro, grazie al grado accademico del bachelor, che si ottiene dopo tre anni».

Cerniera tra bachelor e master



Nel mondo anglosassone, dove è nato questo modello, soltanto 20% degli studenti conseguono un master, dopo aver ottenuto il bachelor. Perciò l’USU teme che si vada verso una perdita di qualità degli studi, visto che il master equivale all’attuale licenza.

In effetti, tutto si basa su un dettaglio che rimane ancora da regolare : il passaggio dal bachelor al master. Le varianti previste sono due: lo studente in possesso di un bachelor può direttamente accedere al master in qualsiasi altra università, oppure spetta all’università scegliere i suoi candidati.

In Svizzera, una decisione in tal senso doveva essere presa il 16 ottobre. Ma la Conferenza universitaria svizzera ha giudicato la questione particolarmente delicata e ha preferito rinviare la decisione a dicembre.

«Trovare un compromesso che convenga a tutte le università, piccole e grandi, non è un’impresa facile, ammette la CUS. È necessario soddisfare ciascun istituto, perché in seguito la direttiva dovrà essere applicata in tutti i cantoni”.

swissinfo, Alexandra Richard
(traduzione dal francese : Fabio Mariani)

La Dichiarazione di Bologna del 1999 prevede la creazione di uno spazio europeo dell’insegnamento superiore, entro il 2010.

Ma lo scorso 19 settembre, a Berlino, sono state decise misure per accelerare questo processo. Entro il 2005, i 37 paesi europei associati dovranno introdurre una struttura degli studi sui due livelli del bachelor e del master.

Dopo la riunione di Berlino, le università svizzere hanno chiesto ala confederazione di aumentare di 95 milioni di franchi la sua partecipazione ai costi.

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