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No a un congedo paternità “costoso e superfluo” in piena crisi

Michele Moor

Introdurre un congedo paternità mentre l'economia svizzera si dibatte nella "peggiore recessione dal 1975", in relazione alla crisi del coronavirus, e le istituzioni sociali "si trovano in una situazione precaria", "sarebbe irresponsabile", afferma l'imprenditore Michele Moor. Il popolare democratico ticinese spiega perché invita a votare No il 27 settembre.

In un periodo di grave crisi economica come quello attuale, l’introduzione di un congedo paternità, costoso e superfluo, sarebbe fuori luogo. Si tratta dell’ennesimo tentativo del centro-sinistra di ampliare le prestazioni sociali ed è teso a distruggere il modello di società cristiana che ha fatto della Svizzera la nazione più benestante del mondo. Grazie anche a una divisione naturale e responsabile dei compiti fra uomini e donne, nel nostro Paese si sono infatti create le condizioni per raggiungere e mantenere un benessere invidiato da tutti.

Il congedo paternità non migliorerebbe la parità tra i sessi, non da ultimo perché esistono leggi della natura che vanno semplicemente accettate: uomo e donna hanno ruoli diversi nella concezione e nella crescita dei figli, soprattutto nei primi mesi di vita. Basti pensare che un neonato dorme 16-18 ore al giorno, mentre quando è sveglio necessita, normalmente, della madre. Il padre può essere d’aiuto, ma non si vede perché non lo possa fare usufruendo di giorni di vacanza che non potrebbe utilizzare meglio nel corso dell’anno della nascita di un figlio.

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Tutto ciò non ha comunque nulla a che vedere con l’inammissibile disparità salariale tra uomini e donne, che però non scomparirebbe con l’introduzione di un congedo paternità statale.

Come dimostrano le classifiche stilate da prestigiosi istituti internazionali, la Svizzera è un Paese estremamente sociale perché, grazie a una politica oculata, dispone delle risorse finanziarie necessarie per garantire aiuto al più gran numero possibile di persone.

Oneri supplementari sulle spalle di aziende e salariati

Tuttavia, nonostante tasse e contributi siano in costante aumento, molte delle nostre Istituzioni sociali si trovano in una situazione finanziaria precaria, e sino a quando il loro finanziamento non verrà assicurato, non ci possiamo permettere un’ulteriore espansione dello Stato sociale. Ampliare le prestazioni, in un momento come questo, sarebbe irresponsabile.

Considerato il probabile aumento dei contributi fiscali e salariali, non da ultimo per rifinanziare l’AVS, dovremmo evitare di gravare ulteriormente su imprese e dipendenti, a cominciare dai costi diretti del congedo paternità, stimati in circa 250 milioni di franchi all’anno. Sarebbero finanziati con un aumento dei contributi salariali, ma spese aggiuntive di centinaia di milioni danneggerebbero irrimediabilmente la piazza economica svizzera.

Oltre ai costi diretti, il congedo paternità causerebbe anche costi indiretti di gran lunga superiori, a partire dalle assenze dei dipendenti che graverebbero fortemente sulle aziende, le quali vedrebbero indebolita la produttività e, quindi, la redditività.

L’indennità di perdita di guadagno compenserebbe solo l’80% del reddito da lavoro e fino a un massimo di 196 franchi al giorno. Le aziende tenute a pagare la retribuzione piena durante il congedo dovrebbero quindi pagare la differenza salariale non coperta, nonché i costi salariali accessori e provvedere alla sostituzione del personale assente, pagandone gli straordinari.

Si dovrebbe pure far fronte a diversi “costi d’opportunità”, a cominciare dagli ordini persi o dalla diminuzione della produttività. La somma dei costi indiretti supererebbe da due a quattro volte i costi diretti: il congedo paternità costerebbe fino a un miliardo di franchi all’anno.

Urgente concentrarsi sulle priorità

La Svizzera sta attraversando la peggiore recessione dal 1975 e un rapido ritorno alla crescita precedente l’emergenza sanitaria è utopistico. La produzione è diminuita sensibilmente, la disoccupazione sta aumentando, un milione di dipendenti usufruisce del lavoro ridotto e i debiti nel settore pubblico, che prima o poi dovranno essere ripagati, sono cresciuti in modo enorme. Vanno dunque prese in considerazione drastiche misure di austerità.

Le conseguenze della crisi verranno avvertite da aziende e dipendenti solo nei prossimi mesi. Forse anni. Da qui la necessità di concentrarsi sull’essenziale, sulla rivitalizzazione dell’economia, sul risanamento delle Istituzioni sociali finanziariamente in difficoltà e sulla riduzione del debito.

Di fronte a questo scenario bisogna pertanto avere il coraggio di rinunciare, o quantomeno rimandare, tutti i progetti che rientrano nella categoria “nice to have” – come questo congedo paternità.

Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle dell’autore. Non si tratta di una presa di posizione di swissinfo.ch.


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