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Sondaggio: No Billag non seduce una maggioranza di svizzeri

Dibattito No Billag
Dibattito su No Billag nell'albergo Schweizerhof di Lucerna lo scorso 17 gennaio: il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo suscita discussioni appassionate in tutta la Svizzera. Keystone

L’iniziativa che chiede di sopprimere il canone radiotelevisivo, impiegato per finanziare le emittenti del servizio pubblico, non dovrebbe superare la prova delle urne il prossimo 4 marzo: è quanto emerge dal primo sondaggio della SSR. Dovrebbe invece ottenere una chiara maggioranza di voti il Nuovo ordinamento finanziario. 

Si preannuncia una bocciatura per l’iniziativa “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)”, che esige un finanziamento su basi puramente commerciali di tutte le emittenti radiotelevisive in Svizzera. Secondo il sondaggio della SSR, realizzato a metà gennaio dall’istituto gfs.bern, il 60% delle persone interrogate respinge la proposta lanciata da giovani membri dell’Unione democratica di centro (UDC) e del Partito liberale radicale (PLR). 

L’iniziativa viene invece sostenuta dal 38% degli intervistati, mentre solo il 2% dichiara di non sapere ancora come esprimersi. La bassa percentuale di indecisi dimostra che la stragrande maggioranza degli aventi diritto di voto si è già fatta una chiara opinione su questo tema, che ha suscitato grandi dibattiti negli ultimi mesi in tutta la Svizzera. 

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No Billag, come viene soprannominata l’iniziativa, porterebbe a profondi cambiamenti nel paesaggio mediatico nelle quattro regioni linguistiche del paese, dato che il canone radiotelevisivo consente attualmente di finanziarie la maggior parte di programmi delle emittenti con un mandato di servizio pubblico. La Svizzera sarebbe il primo paese in Europa a lasciare il settore radiotelevisivo unicamente nelle mani delle forze di mercato. 

Solo gli elettori UDC favorevoli 

Dal sondaggio risulta un vasto consenso tra i partiti e i loro elettori. L’iniziativa raccoglie solo poche simpatie tra gli schieramenti di sinistra, che rifiutano uno smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo. Il testo viene infatti respinto dall’88% dei sostenitori del Partito ecologista svizzero (PES) e dal 79% di quelli del Partito socialista (PS). No Billag viene pure nettamente bocciata dagli elettori dei due maggiori partiti di centro: il 73% del Partito popolare democratico (PPD) e il 68% del PLR. 

La proposta è invece sostenuta dai simpatizzanti dell’UDC: solo il 31% non l’approva, mentre il 66% si schiera a favore di No Billag. Da notare che i delegati del partito di destra non si sono ancora espressi definitivamente su questo tema. La loro parola d’ordine non dovrebbe però mutare fondamentalmente il quadro di questo voto, sottolineano gli autori del sondaggio, dato che la formazione delle opinioni è già molto avanzata in tutto il paese. 

Grandi differenze emergono anche tra le diverse generazioni. L’iniziativa raccoglie una maggioranza di simpatie soltanto dai giovani tra 18 e 29 anni di età: il 51% vuole inserire un ‘sì’ nelle urne. Presso tutte le altre classi di età, la quota di persone favorevoli non supera invece il 40%. Il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo appare inoltre più importante alle elettrici che non agli elettori. No Billag viene infatti respinta su scala nazionale dal 63% delle donne, contro il 57% degli uomini. 

L’iniziativa non sembra destinata a scavare un grande solco tra le principali regioni linguistiche del paese. Come previsto, il testo suscita poche adesioni soprattutto nella Svizzera francese e italiana, che beneficiano in larga misura della chiave di ripartizione del canone radiotelevisivo. No Billag viene bocciata dal 67% dei romandi e dal 65% degli svizzeri di lingua italiana. Ma anche nella Svizzera tedesca il pronostico è chiaro: il 57% degli interrogati respinge l’iniziativa, contro un 40% di favorevoli e un 3% di indecisi. 

Il sondaggio

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 4 marzo 2018, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1201 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra l’8 e il 18 gennaio.

Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch. 

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.

Coesione e pluralità delle opinioni 

I proventi del canone sono attualmente destinati alle emittenti radiotelevisive che adempiono il mandato costituzionale di servizio pubblico, ossia la SSR e 34 stazioni private (13 televisioni regionali e 21 radio locali). In base al mandato queste emittenti devono, tra l’altro, fornire informazioni che presentano gli avvenimenti in modo corretto, riflettono la pluralità delle opinioni e contribuiscono allo sviluppo culturale della popolazione. 

Secondo i promotori dell’iniziativa, il settore radiotelevisivo dovrebbe essere lasciato in futuro alle forze del mercato e gli utenti dovrebbero pagare soltanto per i programmi che consumano effettivamente, invece di dover versare un contributo fisso. 

Per il governo e il parlamento, il canone è indispensabile per fornire su tutto il territorio un’offerta radiotelevisiva di qualità, che rispecchia la pluralità delle opinioni e contribuisce alla coesione di un Paese suddiviso in quattro regioni linguistiche e culturali. 

Massiccio sostegno al NOF 2021 

Dovrebbe invece superare facilmente la prova delle urne il Nuovo ordinamento finanziario (NOF 2021), che autorizzerebbe la Confederazione a prelevare per altri 15 anni l’Imposta federale diretta (IFD) e l’Imposta sul valore aggiunto (IVA). Si tratta delle due principali risorse finanziarie che alimentano le casse statali: nel 2016, l’IFD e l’IVA hanno assicurato un gettito fiscale di circa 43,5 miliardi di franchi, pari a quasi il 65% delle entrate totali. 

In base al sondaggio, il 69% degli intervistati intende votare a favore del Nuovo ordinamento finanziario, mentre solo il 16% lo respinge. Il numero degli indecisi rimane ancora piuttosto alto, a quota 15%, in seguito al fatto che questo oggetto non ha attirato finora grande attenzione. Il NOF 21 non sembrava nemmeno destinato a suscitare vere opposizioni, dopo aver ottenuto in parlamento il sostegno di tutti i partiti. 

A metà gennaio, si è però costituito un piccolo comitato contrario, capeggiato dall’up!schweiz (partito indipendente Svizzera), una formazione di giovani libertari, al quale hanno aderito anche alcuni membri dell’UDC, del Partito liberale radicale (PLR, destra), dei Giovani PLR e del Partito Pirata. Il comitato, che denuncia l’IFD e l’IVA quali imposte dannose, vuole stimolare un dibattito pubblico sulla crescita costante del carico fiscale. 

In realtà, il NOF 2021 non comporta alcun cambiamento delle due imposte: né aumenti, né diminuzioni. Non si vota sulle aliquote dell’IFD e dell’IVA, bensì sul principio – ancorato nella Costituzione – che la Confederazione possa riscuoterle, ma a tempo determinato: fino al 2035. Questo principio è ampiamente assodato. È ormai iscritto da quasi 60 anni nella Costituzione federale e, a scadenze regolari, popolo e cantoni hanno sempre avallato il suo rinnovo.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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