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Gli svizzeri non vogliono un’economia “troppo” verde

Se tutta la popolazione mondiale impiegasse la stessa quantità di risorse consumata degli abitanti della Svizzera, ci vorrebbero 3 pianeti Terra per assicurare l’approvvigionamento. Keystone

La visione di un’economia verde entro il 2050, proposta dal Partito ecologista svizzero (PES), è stata respinta da una chiara maggioranza del popolo e da quasi tutti i Cantoni. Solo il 37% dei votanti ha approvato l’iniziativa “Per un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse (Economia verde)”, sostenuta dalla sinistra e considerata troppo radicale dal governo e dai partiti borghesi.

Con il suo testo, il PES proponeva un cambiamento fondamentale del nostro modello economico entro il 2050, ossia il passaggio da un’economia basata sullo spreco di risorse naturali ad un’economia fondata sulla rivalorizzazione dei beni di consumo, il riciclaggio delle materie prime, la riduzione del dispendio energetico e delle emissioni inquinanti. 

Gli obbiettivi dell’iniziativa erano condivisi dallo stesso governo, per il quale un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse rientra nell’interesse dell’ambiente, della popolazione e dell’economia. Secondo il Consiglio federale, l’iniziativa voleva però ottenere “troppo in troppo poco tempo”. La sua attuazione avrebbe costretto la Svizzera a ridurre del 60%, nel giro di pochi decenni, i consumi di risorse naturali e quindi ad adottare una serie di misure coercitive che frenerebbero la libertà e la crescita economica.

Governo per passaggio graduale

“La Svizzera è uno dei paesi più innovativi e creativi del mondo. Con il no espresso questa domenica, la nostra economia può continuare a sviluppare liberamente queste qualità e la popolazione può adattare, per convinzione e senza dettami, i suoi consumi a favore della sostenibilità e della piazza economica svizzera”, ha dichiarato Doris Leuthard, responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni.

Secondo la consigliera federale, il responso delle urne non va inteso come un ‘no’ ad un’economia verde, ma all’iniziativa del PES. “La necessità di promuovere un’economia e consumi sostenibili non è stata messa in dubbio da nessuno nella campagna politica. L’impiego di risorse naturali da parte degli svizzeri è troppo alto, stiamo gravando oltre misura sul pianeta. Ma questo obbiettivo va raggiunto gradualmente e con riguardo nei confronti dell’economia e della popolazione”.


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Campagna fondata sulla paura 

La proposta del PES sembrava in grado, fino a poche settimane fa, di sedurre una maggioranza di svizzeri. I primi sondaggi, in agosto, accordavano addirittura un sostegno del 60% all’iniziativa “Economia verde”. Nel corso della campagna politica hanno però prevalso le argomentazioni dei partiti borghesi e delle maggiori organizzazioni economiche, che preannunciavano scenari catastrofici a livello economico e drastiche rinunce a livello personale in caso di approvazione del testo. 

“Abbiamo sottovalutato l’insolenza degli oppositori, che hanno diffuso false affermazioni”, ha dichiarato Bastien Girod. Secondo il deputato del PES, è stato “difficile far fronte alla loro campagna, basata sulla paura e finanziata con molto denaro”. 

Malgrado il massiccio “no” popolare, i rappresentanti del PES considerano “incoraggiante” il risultato ottenuto questa domenica. Dove il tema è sentito da tempo, come nella Svizzera romanda, abbiamo ottenuto un buon riscontro, ha fatto notare Girod. L’iniziativa ha infatti raccolto una maggioranza di voti nel canton Ginevra (52%), l’unico cantone in cui è stata approvata, e percentuali tra il 44 e il 47% nei cantoni di Neuchâtel, Giura e Vaud.  

No a nuove prescrizioni e imposte 

Soddisfatti invece i rappresentanti del mondo economico più tradizionalista, che avevano lanciato una vasta campagna nelle ultime settimane per contrastare la proposta del PES. Secondo Economiesuisse, le misure vincolanti legate a questa iniziativa avrebbero colpito duramente le imprese e i consumatori e pesato gravemente sul benessere. Il rifiuto popolare va letto come “un ‘no’ a nuove prescrizioni – non coordinate a livello internazionale – e a imposte supplementari”. 

“Un’approvazione dell’iniziativa avrebbe fatto rincarare i prezzi dei prodotti importanti e avrebbe avuto grandi conseguenze a livello di mobilità, alloggio e abitudini alimentari”, ha affermato Heinz Karrer, presidente dell’associazione economica Economiesuisse. 

“Siamo tutti favorevoli ad un’economia sostenibile. È però indiscutibile il fatto che già oggi la Svizzera si trova nelle prime posizioni delle classifiche mondiali che tengono conto della protezione dell’ambiente, del consumo di risorse e dell’efficienza energetica”, ha aggiunto Karrer. 

Impiego efficiente delle risorse 

Con la sua iniziativa, il PES intendeva ridurre drasticamente l’enorme consumo di risorse, che sta mettendo a dura prova le capacità rigenerative del nostro pianeta e che rischia quindi di compromettere la sussistenza e la qualità di vita delle generazioni future.

Gli ecologisti hanno fatto notare che, se tutta la popolazione mondiale impiegasse la stessa quantità di risorse consumata dagli abitanti della Svizzera, ci vorrebbero 3 pianeti Terra per assicurare l’approvvigionamento. L’attuale «impronta ecologica» della Svizzera corrisponde a circa 4,8 ettari per persona, mentre a livello globale sono disponibili solo 1,7 ettari pro capite. Il testo esigeva quindi di ridurre questo consumo in modo tale che, rapportato alla popolazione mondiale, non superi entro il 2050 le capacità naturali della Terra. 

Per raggiungere questo obbiettivo, l’iniziativa chiedeva alla Confederazione di adottare dei provvedimenti volti a promuovere un’economia sostenibile e garantire un impiego efficiente delle risorse naturali indigene ed estere. Ad esempio stimolando la ricerca e l’innovazione, emanando prescrizioni sui prodotti e i rifiuti o adottando misure fiscali per incentivare una produzione a basso consumo di materie prime e di energie. Il governo avrebbe inoltre dovuto fissare regolarmente obbiettivi a medio e lungo termine e presentare un bilancio sul loro raggiungimento all’inizio di ogni legislatura. 

Misure troppo radicali 

Contro l’iniziativa si erano schierati i partiti di centro e di destra, secondo i quali, la proposta del PES non era solo irrealistica, ma avrebbe avuto anche conseguenze negative per la prosperità in Svizzera. Ai loro occhi, le misure necessarie per attuare l’economia verde avrebbero ridotto il margine di libertà delle imprese svizzere, indebolito la crescita economica, già gravata dal franco forte, e portato alla soppressione di posti di lavoro. 

Secondo gli schieramenti borghesi e le principali organizzazioni economiche, la Svizzera figura già oggi tra i paesi che si impegnano maggiormente per ridurre le emissioni inquinanti e lo spreco di materie prime. Per ridurre del 60% entro il 2050 il consumo pro capite di risorse naturali, sarebbero necessarie misure radicali che limiterebbero gravemente le libertà individuali e porterebbero pregiudizio al tenore di vita.

Pro e contro l’iniziativa

L’iniziativa del PES “Economia verde” era sostenuta dal Partito socialista (PS) e dai Verdi liberali (VL), come pure dall’associazione economica Swisscleantech, dai sindacati, e da organizzazioni di aiuto allo sviluppo, di protezione dell’ambiente e di difesa dei consumatori. 

Tra gli oppositori vi erano invece invece l’Unione democratica di centro (UDC), il Partito liberale radicale (PLR), il Partito popolare democratico (PPD), il Partito borghese democratico (PBD) e diverse federazioni economiche.

L’iniziativa spiegata in questa animazione di easyvote.ch.

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