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Decidere cosa fare da grandi a 14 anni

Ragazzino intento a riparare una bicletta in un officina meccanica
Si comincia presto: un giovane apprendista meccanico di biciclette. Christian Beutler / Keystone

Le alunne e gli alunni delle scuole svizzere devono prendere importanti decisioni sul loro futuro professionale già in giovane età. È giusto? Le opinioni divergono.

Gli adolescenti svizzeri hanno tra i 15 e i 16 anni, quando lasciano la scuola dell’obbligo, ma devono cominciare a pianificare un percorso professionale almeno due anni prima. La decisione definitiva cade a 14 anni di età, e può essere difficile da prendere.

Circa il 20% degli alunni sceglie di conseguire la maturità liceale, che apre la porta a studi universitari. Oltre due terzi optano invece per un apprendistato in uno degli oltre 250 mestieri contemplati dal sistema duale svizzero, che combina i corsi di una scuola professionale alla formazione diretta (e retribuita) sul posto di lavoro.

Molti giovani, sentiti da swissinfo.ch, dicono che a 14 anni è difficile avere un’idea chiara di cosa si vuole fare nella vita.

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Immagine di quattro teenager (2 maschi, 2 femmine) con illustrazione sopra le loro teste che indica mille pensieri

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Scegliere un mestiere quando hai solo 14 anni

Questo contenuto è stato pubblicato al Adolescenti svizzeri raccontano come hanno scelto cosa fare da grandi a 14 anni. (Julie Hunt, swissinfo.ch)

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Genitori russi emigrati in Svizzera spiegano invece che in patria erano abituati a cambi di professione più frequenti, a causa dell’instabilità economica. Ecco perché tendevano a preferire per i loro figli maggior flessibilità nelle scelte professionali.

Negli Stati Uniti e nel Regno Unito si dà più importanza all’andare all’università, per poi scegliere una carriera in seguito, riferiscono i genitori di tali paesi. Gli apprendistati sono considerati un’opzione minore, poiché poco conosciuti nel mondo anglosassone.

Anche alcuni svizzeri, tuttavia, trovano che la decisione su cosa fare da grandi sia prematura. Nidvaldo, un piccolo cantone della Svizzera centrale, ha proposto di recente che parte degli alunni cominci la scuola un anno più tardi (attualmente, è iscritto alle elementari chi ha compiuto 6 anni entro il 30 giugno). Giovani che lasciano la scuola più grandi, afferma il governoCollegamento esterno, sarebbero in grado di “prendere una decisione più matura sulla propria carriera”.

La proposta di Nidvaldo

Nel canton Nidvaldo, i bambini devono aver compiuto 6 anni entro la fine di giugno, per essere iscritti alle elementari l’anno scolastico successivo. Il cantone ha espresso l’intenzione di spostare la data limite a febbraio. In questo modo, circa un terzo degli alunni andrebbe a scuola un anno più tardi rispetto a ora e, di riflesso, finirebbe un anno dopo.

Il governo ritieneCollegamento esterno che ci sia un numero crescente di giovani “non sufficientemente maturi per decidere di proseguire gli studi o iniziare un apprendistato” alla fine della scuola dell’obbligo. Se fossero più grandi sarebbe meglio, afferma l’esecutivo.

Se accolta, la proposta entrerà in vigore al più presto nel 2020.

La Federazione svizzera degli insegnanti LCHCollegamento esterno, che rappresenta la parte germanofona del Paese, è contro questa iniziativa poiché in contrasto con gli sforzi per armonizzare i 26 sistemi educativi cantonali.

Sempre una sfida

Jürg SchweriCollegamento esterno, docente all’Istituto universitario federale per la formazione professionale IUFFPCollegamento esterno, sottolinea che la scelta di una carriera è sempre una sfida, che sia a 15 o 25 anni. “Sappiamo dalle ricerche che i giovani sono abbastanza consapevoli di cosa succede nel mercato del lavoro, ma provano anche molta incertezza su cosa fare”, dice.

A 14 o 15 anni, i ragazzi sono anche in cerca della loro identità, il che rende ancora più difficile decidere.

Alla fine, le opzioni sono due, ognuna col suo compromesso, ragiona Schweri. Gli alunni possono restare a scuola e ritardare la decisione sul loro futuro, ma non fanno esperienza di vita. Oppure, possono decidere presto, vedere com’è il mondo fuori e mantenere l’opzione di cambiare formazione più tardi, che è sempre possibile nel sistema svizzero.

“Gli apprendisti maturano prima dei giovani che vanno soltanto a scuola, perché fanno molte più esperienze, interagiscono con più persone, e questo li aiuta a decidere sulla loro carriera”, osserva Schweri.

La pressione dei genitori

“Molto spesso i genitori hanno delle idee molto precise su cosa i loro figli dovrebbero fare”, dice Daniel Reumiller, responsabile del Centro di orientamento professionaleCollegamento esterno del canton Berna, che supporta le scuole nell’aiutare gli studenti a scegliere cosa fare da grandi.

Talvolta fanno pressione sui loro bambini perché intraprendano studi liceali e accademici. A Zurigo si è appena tenuto il notoriamente rigoroso esame d’ammissione alla scuola di maturità di sei anni (liceo lungoCollegamento esterno), che comincia a 12 anni. In alcune parti della città, specie quelle con un grande numero di professionisti ed espatriati, circa metà della classe potrebbe sostenere il test, riferisce un genitore.

Il numero di giovani che frequentanoCollegamento esterno questo tipo di scuola è cresciuto in Svizzera negli ultimi vent’anni: da 86’000 nel 2000-2001 a quasi 110’000 nel 2017-2019.

Metà degli svizzeri avrà un titolo di studio superiore nel 2037 [in inglese]

“Cerchiamo, specialmente quando gli alunni hanno 14 o 15 anni, di aprire le loro menti e mostrare loro che ci sono più di 250 professioni tra le quali scegliere, non solo quella che dicono i loro genitori, coetanei o fratelli e sorelle maggiori”, spiega Reumiller, che è anche presidente della Conferenza svizzera degli uffici della formazione professionale CSFPCollegamento esterno. Di norma, i genitori sono invitati agli incontri, così gli orientatori possono osservare il contesto familiare e assicurare una buona comunicazione.

Gli stereotipi di genere sono spesso un problema, perché molti studenti non amano essere un’eccezione, scegliendo un mestiere considerato atipico per il loro genere”, riferisce.

Cosa vogliono fare da grandi ragazze e ragazzi svizzeri [in inglese]

Sistema “permeabile”

Reumiller conclude che, in generale, decidere del proprio futuro in giovane età può funzionare in Svizzera grazie alla peculiarità del suo sistema educativo.

Quattordici anni “è presto, ma non credo che sia troppo presto. Se chiedi direttamente ai giovani alla fine della loro formazione, la maggior parte dice di aver fatto una buona scelta”.

Reumiller precisa che coloro che hanno difficoltà a decidere possono beneficiare delle cosiddette “soluzioni ponte”, come un anno extra di scuola o un soggiorno all’estero per imparare una lingua straniera.

Inoltre, il titolo conseguito con un apprendistato è ben riconosciuto sul mercato del lavoro, assicura.

Nel complesso, il sistema svizzero è permeabileCollegamento esterno, e anche i giovani partiti da un apprendistato possono imboccare un percorso che porta fino all’università, se vogliono proseguire gli studi. Schweri sottolinea che la paura di prendere decisioni precoci è spesso legata proprio alla paura di scegliere un apprendistato, quando si vuole conseguire un titolo accademico in seguito.

È un po’ più difficile fare il salto, dice Reumiller, così come lo è passare da un apprendistato a un altro. L’orientatore suggerisce che la permeabilità orizzontale tra professioni “potrebbe essere aumentata” in Svizzera, ma si aspetta che nel prossimo futuro tutto diventerà più facile grazie a iniziative attualmente in corso.

Gli svizzeri lasciano presto la scuola

In Svizzera, in genere, ragazze e ragazzi terminano le scuole dell’obbligo prima degli alunni di altri Paesi. L’età ufficiale, riportata dalle statisticheCollegamento esterno dell’OCSE, è 15 anni. In Germania e nel Regno Unito, per fare un paragone, è 16. In Belgio, 18 anni. In Grecia, Slovenia e Corea del Sud, tuttavia, la scuola obbligatoria termina a 14 anni.

Crede che 14 anni siano pochi, per decidere del proprio futuro professionale? Come funziona nel suo Paese? Lasci un commento qui sotto.

Traduzione dall’inglese di Rino Scarcelli

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