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“No agli aiuti all’Ue senza l’accesso ai mercati”

Paradeplatz a Zurigo, il cuore della finanza elvetica
Paradeplatz a Zurigo, il cuore della piazza finanziaria svizzera. Keystone

L'Associazione svizzera dei banchieri vuole usare il contributo della Svizzera per l'aiuto ai Paesi dell'est dell'Ue come mezzo di pressione: chiede infatti al Consiglio federale di subordinare il "miliardo di coesione" che la Confederazione versa nelle casse dell'Unione europea all'accesso ai suoi mercati finanziari. 

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L’ASB sostiene i mercati aperti e chiede con decisione che Bruxelles riconosca l’equivalenza delle leggi svizzere nel settore finanziario. In caso contrario, “non dovrebbero essere condotti con l’UE colloqui di approfondimento circa il contributo di coesione”. Così i banchieri elvetici. I mercati “difficili” sono soprattutto quelli francesi e italiani,

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Un miliardo per la coesione europea

Attualmente Berna sta considerando un nuovo contributo della Svizzera a favore della riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali nei Paesi UE, il cosiddetto “miliardo di coesione”. Il Consiglio federale intende rinnovare questo aiuto finanziario in modo più mirato, dedicando particolare attenzione alla formazione professionale e alla migrazione. Berna si è data tempo fino a inizio autunno per avere una valutazione generale dell’evoluzione del dossier, aspetta anche segnali chiari e azioni concrete da parte di Bruxelles nei negoziati in corso su un accordo quadro istituzionale.

Dialogo bilaterale

La lobby dei banchieri si dichiara ottimista per quanto riguarda il dialogo bilaterale. In Svizzera, i progetti di legge sui servizi finanziari e sugli istituti finanziari sono sulla buona strada per garantire una “protezione moderna” degli investitori. Così l’associazione. 

“Un accordo a breve termine sui servizi finanziari con l’UE non è possibile”, ha sottolineato la Confederazione. Per garantire dei servizi ai clienti europei, la Svizzera tenta dunque di migliorare la situazione per via bilaterale. Finora è stato concluso un solo accordo con la Germania. Questo è in vigore dal 2015 e prevede procedure semplificate per servizi finanziari transfrontalieri. 


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