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La sfida di Trump, “Gerusalemme capitale d’Israele”

Come era stato largamente anticipato nelle scorse ore, Donald Trump ha annunciato che sposterà l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, suscitando un coro di critiche e reazioni internazionali.

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“È il momento di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, Gerusalemme è la sede del governo israeliano”, ha detto nel suo discorso di soli cinque minuti il capo della Casa Bianca per il quale non si può continuare con “formule fallimentari”.

“Non possiamo risolvere la questione mediorientale con il vecchio approccio, ne serve uno nuovo”, ha continuato Donald Trump, che ha anche promesso di fare “tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati”.

La scelta dell’Amministrazione USA è stata naturalmente salutata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che l’ha definita “pietra miliare”, “decisione storica” e “atto giusto e coraggioso”.

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Di segno opposto tutte le altre reazioni, a partire da quella dell’ONU, il cui segretario generale Antonio Guterres si è detto contrario “ad ogni misura unilaterale che metta a repentaglio la prospettiva della pace”.

La Turchia, per bocca del ministro degli Esteri Ahmet Cavusoglu, ha parlato di “dichiarazione irresponsabile dell’Amministrazione USA” e il presidente francese Emmanuel Macron di “deplorevole decisione”.

Nei Territori di Gaza e Cisgiordania, dove si sono subito formati cortei di protesta, il movimento Hamas ha affermato che Trump “ha aperto le porte dell’inferno” mentre il presidente Mahmud Abbas, che ha ordinato il rientro della delegazione dell’ANP da Washington, ha detto che Gerusalemme “è la capitale eterna dello Stato di Palestina”.  

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