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Gli esperti federali, “Molto rari i contagi nelle scuole”

Due allieve in una scuola di Yverdon-les-Bains
Due allieve in una scuola di Yverdon-les-Bains Keystone / Laurent Gillieron

La contagiosità dei bambini e la riapertura imminente delle scuole obbligatorie continuano a far discutere in Svizzera.


Secondo Matthias Egger, coordinatore della commissione scientifica (National COVID-19 Science Task Force) istituita dalla Confederazione, “non si può escludere che i bimbi possano trasmettere il virus” anche se è ormai appurato che si infettano meno facilmente (rischio inferiore di tre volte rispetto gli adulti) e il decorso della malattia è generalmente molto lieve e per questo motivo sono vettori deboli del virus.

Lo studioCollegamento esterno pubblicato dagli esperti federali indica che, in base alle osservazioni effettuate, regna l’incertezza sulla questione ma di sicuro i minorenni non possono essere considerati come vettori importanti della pandemia. Per questo motivo, ha sottolineato il delegato dell’Ufficio federale della sanità pubblica Daniel Koch, non dovrebbe essere un problema la riapertura degli istituti scolastici il prossimo 11 maggio.

Una recente ricerca condotta in Australia, dove le lezioni non sono state sospese, attesta infatti che sono molto rare le infezioni trasmesse nelle aule che non sono mai diventati focolai dell’epidemia. 

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“Se un piccolo è sano e da settimane i nonni lo vedono solo via monitor, a loro farebbe piacere prenderlo tra le braccia e non c’è nessun pericolo di trasmissione della malattia”, ha sostenuto ancora una volta Daniel Koch, invitando però sempre alla cautela. Naturalmente se compaiono sintomi sospetti “devono rimanere a casa”.

Confermati anche gli esami per le scuole professionali, da tenersi eventualmente a distanza, quelli per la maturità federale e i test per accedere alle facoltà di medicina che si terranno, con alcune precauzioni sanitarie, in luglio o in agosto.

Intanto ci si prepara al contenimento del coronavirus nella Fase 2 durante la quale saranno fondamentali, per evitare future recrudescenze della pandemia, il comportamento della popolazione e il tracciamento dei contagi, grazie anche a una nuova app.

“Se gli svizzeri rispettano le regole di igiene e di distanziamento sociale, riusciremo a far fronte anche alla seconda ondata, ho fiducia nella popolazione”, ha sottolineato sempre l’epidemiologo federale Daniel Koch.

Uno strumento che potrebbe rivelarsi utile in questo contesto è la nuova applicazione DP3T (“Decentralized Privacy-Preserving Proximity Tracing”), il cui lancio è previsto il prossimo 11 maggio (anche se la versione definitiva è prevista entro la fine del mese) che si basa sulla tecnologia bluetooth degli smartphone: se una persona risultata positiva si è trovata a meno di due metri di distanza da un’altra per oltre 15 minuti, l’applicazione invia una notifica in cui raccomanda l’utente di contattare le autorità sanitarie.

In proposito Marcel Salathé, epidemiologo del Politecnico federale di Losanna, ha ribadito che l’utilizzo dell’applicazione sarà facoltativo e che la raccolta delle informazioni è codificata e decentralizzata per permettere la protezione dei dati individuali.

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