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“Prima i nostri”, divergenze sulla sua applicabilità

In Ticino la commissione parlamentare della legislazione è alle prese con la complicata applicazione dell’iniziativa “Prima i nostri” approvata in votazione popolare.

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A spiegare la posizione del governo, per il quale la proposta è sostanzialmente inapplicabile dal profilo legale, è intervenuto il consigliere di Stato leghista Norman Gobbi che ha dovuto dare prova di equilibrismo politico.

Il nodo della questione riguarda la definizione delle modalità con le quali risulti possibile privilegiare un lavoratore residente, a parità di qualifiche, rispetto a un frontaliere. 

Esercizio semplice a livello teorico ma di ardua concretizzazione, anche per i rischi di conflittualità con il diritto superiore, elvetico e internazionale. Come deve infatti comportarsi il datore di lavoro per dimostrare che non ha trovato un dipendente locale prima di assumere un lavoratore frontaliero?

I commissari intendono proseguire celermente per portare quanto prima il progetto di legge in aula, con due fronti politici ben delineati. Da un lato liberali, socialisti e popolari democratici, allineati con il governo, e dall’altro la destra (Lega dei ticinesi e Udc) che forte del risultato popolare che vuole restare fedele al testo dell’iniziativa.      

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