La televisione svizzera per l’Italia

Le nuove autorità di tutela suscitano forti opposizioni

Eine Demonstrantin hält ein Schild mit Stopp der Behördenwillkür
L’APMA ha suscitato negli ultimi anni alcune manifestazioni di protesta, soprattutto dopo il "caso Flaach", dal nome del comune in cui una madre aveva ha ucciso i suoi due figli in seguito ad una decisione di collocamento extrafamiliare. Ennio Leanza/KEYSTONE

In Svizzera esistono poche autorità controverse o addirittura odiate come quella responsabile della protezione dei minori e degli adulti (APMA), creata nel 2013. Un'iniziativa popolare vuole proteggere la popolazione da questa istituzione. 

Erika*, di Winterthur, aveva 16 anni, quando rimase incinta alla fine degli anni ‘90. In Svizzera, il figlio di una madre minorenne viene automaticamente posto sotto tutela. La ragazza era stata quindi contattata dalle autorità per sapere se qualcuno della sua famiglia potesse fungere da tutore. 

Era poi rimasta sorpresa dal fatto che la tutrice non era mai venuta da lei per verificare se si occupasse bene della bambina. “Allora l’ho invitata una volta a cena”, ricorda Erika. È stata una bella esperienza. Al compimento del 18esimo anno di età aveva poi ottenuto l’autorità parentale per la figlia. “Oggi, penso che le cose andrebbero diversamente. In un modo meno semplice e meno umano di allora”, afferma la giovane donna. 

Erika, che lavora oggi come assistente in una casa per persone fisicamente e mentalmente handicappate, è convinta che tutto sia diventato più burocratico. “I genitori che si sono prendono cura di figli disabili adulti sono a volte quasi sopraffatti dalla burocrazia con cui hanno a che fare”. 

Tra le critiche più frequenti rivolte all’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) vi è quella di aver creato un mostro di burocrazia.  L’APMA viene inoltre accusata di non verificare se qualcuno in famiglia può prestare aiuto e di prendere delle decisioni senza coinvolgere le persone interessate e i loro famigliari. Per contro, l’autorità si immischierebbe troppo rapidamente nella vita di famiglia e chi finisce nella sua rete non riuscirebbe più a sfuggirvi. In breve: l’APM figura tra le istituzioni più odiate in Svizzera. 

Piuttosto morto che in una clinica

Come si è giunti a tanto malcontento? In Svizzera, la legge che regola il diritto di tutela è stata completamente rivista nel 2013. Allo stesso tempo, le autorità di milizia dei comuni sono state professionalizzate. Fino ad allora, soprattutto nella Svizzera tedesca, era spesso il governo municipale a svolgere il ruolo di autorità di vigilanza. 

Ora le APMA sono invece indipendenti dal potere politico e sono generalmente composte da specialisti del settore, avvocati, assistenti sociali e psicologi. Possono decidere se un bambino debba essere collocato al di fuori della famiglia, se una persona con una malattia mentale sia ancora in grado di assumere da sola certe decisioni, se un anziano affetto da demenza debba essere ricoverato in una clinica.

Tuttavia, diversi drammatici eventi hanno rapidamente messo l’APMA in cattiva luce. A Flaach, nel canton Zurigo, una madre di 27 anni ha ucciso i suoi due figli in seguito ad una decisione di collocamento extrafamiliare. Un uomo di 88 anni è fuggito in Germania con l’aiuto del nipote, per non finire in una clinica per anziani. Un padre ha aiutato sua moglie a fuggire verso le Filippine con i suoi due figli, per impedire che fossero collocati in un’altra famiglia. 

nonno e nipote abbracciati.
A 88 anni, Klaus Seidel, colpito da un ictus, non voleva essere ricoverato in una clinica. Suo nipote (a destra) lo ha aiutato a fuggire nella Germania natale. Vive ora in alloggi protetti vicino alla sua famiglia. Helmut Seidel

I media hanno anche riportato casi più comuni, come quello di una famiglia che ha dovuto pagare 5’000 franchi al mese per il collocamento della loro figlia di 17 anni – una somma totalmente sproporzionata tenendo conto dei loro mezzi. Oppure le vicende di persone anziane alle quali l’APMA ha attribuito curatori professionali molto costosi, mentre dei famigliari erano disposti ad assumere questo ruolo. 

Si è creato così un certo malcontento in alcuni strati della popolazione. Negli ultimi anni diversi interventi parlamentari sono stati depositati per chiedere maggiore trasparenza, più garanzie giuridiche e il diritto per i famigliari di essere ascoltati. Nel cantone di Svitto è stata rifiutata, di stretta misura, un’iniziativa popolare volta a restituire ai comuni le competenze in ambito di tutela. A livello nazionale è inoltre in fase di preparazione un’iniziativa che vuole dare priorità ai membri della famiglia per i casi di curatela. I cittadini ricorrono quindi agli strumenti della democrazia diretta per difendersi contro l’autorità di protezione, poco amata.

La coppia Kast seduta su una panchina mentre al loro fianco la figlioletta gioca.
La famiglia Kast nelle Filippine. In seguito ad una misura di collocamento extrafamiliare, i genitori hanno trasferito i figli nelle Filippine, dove vivono con la madre. SRF-Screenshot

L’ombra di un passato poco glorioso 

Il professor Christoph Häfeli, esperto di protezione dell’infanzia e degli adulti, si dice sorpreso dalla virulenza delle critiche rivolte contro l’APMA. A suo avviso, negli ultimi anni sono migliorate molte cose, compresa la protezione giuridica. Non vi sono, ad esempio, più dei tutori di milizia che decidono la sorte dei loro vicini, come talvolta è successo in passato in alcuni comuni. 

I capitoli più oscuri della storia svizzera in ambito di tutela sono stati scritti sotto il vecchio regime. Tra questi, quello dei “bambini appaltati”, costretti fino agli anni’ 80 a lavorare fuori casa, speso in fattorie, lontani dalle loro famiglie e senza alcun tipo di protezione. Oppure quello dei “bambini della strada”, figli di nomadi, rapiti e collocati in altre famiglie, affinché siano “rieducati”. Numerosi altri bambini, illegittimi orfani, hanno spesso subito lo stesso destino. In Svizzera si è persino arrivati alla sterilizzazione forzata e all’“internamento amministrativo” – una sorta di condanna detentiva nei confronti di persone considerate “pigre” o “sregolate”, che non avevano mai commesso alcun reato. 

Alcuni anni fa l’imprenditore Guido Fluri, collocato lui stesso in un’altra famiglia durante la sua infanzia, ha lanciato l’iniziativa popolare “Riparazione a favore dei bambini che hanno subito collocamenti coatti e delle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale (Iniziativa per la riparazione)”. Grazie a questa iniziativa, migliaia di vittime hanno ricevuto dalle autorità un contributo di solidarietà a riconoscimento delle ingiustizie subite.

Verdingkinder bei der Arbeit auf dem Feld
1954: bambini, collocati in un centro di rieducazione nel canton Berna e costretti a lavorare nei campi. Walter Studer/KEYSTONE

In seguito alle massicce critiche rivolte all’APMA, Guido Fluri ha creato il Centro di ascolto e assistenza del minore e dell’adulto (KESCHA), un servizio di informazione e consulenza per le persone che sono toccate da una misura di protezione del minore o dell’adulto.  l centro di ascolto e assistenza del minore e dell’adulto (KESCHA) è un servizio di informazione e consulenza per le persone che sono toccate da una misura di protezione del minore o dell’adulto. In base alle esperienze raccolte da questo centro, vi sono molti lamentele contro i tutori professionisti dell’APMA. 

Secondo Guido Fluri, tuttavia, il nuovo sistema funziona bene nella maggior parte dei casi. “La nuova legge di protezione dei minori e degli adulti ha portato ad una significativa professionalizzazione”. A suo avviso, vi sarebbe un potenziale di miglioramento, in particolare nella comunicazione con le persone interessate. Il padre dell’Iniziativa per la riparazione ritiene tuttavia che un ritorno al vecchio sistema sarebbe sbagliato. “Chi conosce la storia delle misure forzate, decise anche nei comuni, e le sofferenze che hanno causato alla gente, non può dire che prima era meglio”.

APMA più costosa 

Da dove è nata la massiccia opposizione all’APMA? Kurt Fluri vede una delle ragioni principali di ciò nel terribile infanticidio di Flaach. Qui, l’APMA era stata designata frettolosamente come responsabile del dramma – anche da parte dei media. 

Secondo l’esperto Christoph Häfeli, uno dei motivi principali dell’opposizione è legato all’aumento dei costi: i professionisti sono più costosi dei tutori di milizia. “È chiaro”, nota Christoph Häfeli. “Ma la qualità non è gratuita”. L’insegnante presenta tuttavia delle cifre che relativizzano le critiche relative all’eccessivo costo dei professionisti rispetto ai membri della famiglia: “In Svizzera ci sono 28’000 tutori privati e 8’000 professionisti”. Per quanto riguarda gli adulti, il 45% dei mandati di tutela sono tuttora affidati a privati. 

Nessuno nega che i costi siano aumentati con l’introduzione dell’APMA. Sono le persone e le famiglie interessate a dover pagare per le misure decise dalle autorità. Quando non sono in grado di farlo, è dovere dei comuni assumere queste spese. Secondo un rapporto di valutazione, un collocamento può costare 760 franchi al giorno, mentre i costi per l’accompagnamento delle famiglie variano da 120 a 170 franchi all’ora. Il contributo finanziario richiesto alle persone interessate non è identico in tutti i Cantoni. 

Ne deriva un altro problema. “Prima era generalmente il comune a decidere le misure da adottare e assumere le spese”, rileva Cristoph Häfeli. “Oggi spetta all’APMA decidere, mentre il comune deve pagare”. Pertanto, se prima le autorità avevano un grande interesse a prescrivere il minor numero possibile di collocamenti, oggi non è più così. Nel 2016, tale numero è aumentato sia per i bambini che per gli adulti. Ma la tendenza era già in aumento molto prima dell’introduzione dell’APMA.

*Nomi modificati

Numero di misure in aumento 

Nel 2016 il numero delle misure di protezione decise è aumentato del 4,5% per i bambini e del 3,5% per gli adulti rispetto all’anno precedente. 

Tra i bambini, il 77% dei casi riguardava misure di tutela, soprattutto per problemi di assistenza educativa e relazioni personali. Solo il 10% ha comportato un collocamento extrafamiliare. 

Due terzi dei circa 18’000 bambini che vivono in Svizzera in centri o famiglie affidatarie sono stati decisi di comune accordo. 

In mancanza di dati affidabili, non è chiaro se la Svizzera stia adottando un numero particolarmente elevato di misure di protezione. Ciò che è certo, tuttavia, è l’aumento del numero di ricoveri forzati in psichiatria.

Traduzione di Armando Mombelli

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR