La televisione svizzera per l’Italia

«Lo statu quo in Europa non è più possibile»

Enrico Letta, con sullo sfondo una bandiera europea
Enrico Letta a Bruxelles nel gennaio 2014, quando era primo ministro italiano. Keystone

Il risultato delle elezioni tedesche rende un po’ più difficile il rilancio dell’Unione Europea. L’ex primo ministro italiano Enrico Letta, intervistato dalla Radiotelevisione della Svizzera francese, intravvede però anche delle opportunità.

Decano della Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi, Enrico Letta si trovava in questi giorni in Svizzera. Giovedì scorso ha pronunciato il discorso inaugurale dell’anno accademico dell’Istituto universitario di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra. Una conferenza denominata «Faire l’Europe dans un monde de brutes», titolo dell’edizione francese del suo ultimo libro, «Contro venti e maree. Idee per l’Europa e per l’Italia», uscito in primavera in Italia.

La radio pubblica della Svizzera francese RTS lo ha intervistato martedì (per l’intervista originale in francese cliccate quiCollegamento esterno

RTS: Come lei stesso scrive, il libro è nato in seguito a due giornate molto particolari, la Brexit e l’elezione di Donald Trump. Due giorni dopo le elezioni tedesche, lo slancio filoeuropeo che si era delineato dopo questi avvenimenti sembra urtare contro nuovi ostacoli…

Enrico Letta: È chiaro che il risultato delle elezioni tedesche complica tutto. La Germania si trova a un crocevia e bisognerà vedere cosa succederà nelle prossime settimane. La prima conseguenza è che il paese avrà bisogno di tempo per formare un governo. Una coalizione Giamaica, come viene chiamata per i colori verde, nero e giallo dei tre partiti che dovrebbero formarla, ovvero Verdi, liberali e CDU/CSU, richiederà tempo. Questa è una prima cattiva notizia per l’Europa.

In Francia, Macron era pronto per fare delle proposte di rilancio. L’Italia pure. E invece i prossimi mesi trascorreranno nell’attesa che venga formato un governo in Germania.

RTS: All’interno della Germania c’è da attendersi un inasprimento del clima politico che renderà Angela Merkel meno propensa ad avanzare?

E. L.: Dipenderà molto dall’accordo che raggiungeranno. I tedeschi negozieranno in modo molto preciso e quando arriveranno a un’intesa di governo sapremo quale sarà la linea che seguiranno.

Vedo però anche il bicchiere mezzo pieno. Lo statu quo in Europa non è più possibile, neppure per la Germania, che su molti temi aveva bloccato ogni passo in avanti. Penso ad esempio all’Unione bancaria per il completamento dell’Unione economica e monetaria, alla creazione di un fondo monetario europeo e a molti altri aspetti necessari affinché l’euro funzioni. I tedeschi erano molto prudenti e hanno detto no a diverse proposte.

Adesso credo che si capirà che l’ascesa dei populismi non si ferma con lo statu quo. Bisogna risolvere i problemi di mancanza di crescita, di divergenze tra i paesi europei. Poi, sull’altro grande tema, la sicurezza, è necessaria un’Europa che protegga. Un’Europa che dia degli strumenti per fare in modo che il flusso dei rifugiati non sia più gestito in modo caotico. E che trovi delle risposte ad altri temi importanti come il terrorismo o la difesa dell’UE.

“Per il suo quarto e ultimo mandato, Angela Merkel cercherà di lasciare una traccia nella storia.”

RTS: Si dice che c’è uno slancio filo europeo. Però ogni paese ha un po’ una sua idea dell’Europa, non si va per niente nella stessa direzione.

E.L.: È vero, vi è soprattutto una spaccatura est-ovest. Credo però che l’elezione di Angela Merkel per un quarto mandato sia importante anche per un’altra ragione. La cancelliera tedesca si trova nella stessa situazione di Helmut Kohl. La sua agenda non è ormai più la politica in senso stretto, ma la storia. È ipotizzabile che per il suo quarto e ultimo mandato cercherà di lasciare una traccia appunto nella storia. Penso che la lascerà in Europa e non tanto in Germania.

RTS: Non sarà più complicato che dopo la caduta del muro di Berlino?

E.L.: Sì, sarà molto complicato. Penso che l’unica direzione che si possa seguire è fare passi avanti per quanto concerne la zona euro. Ritengo che la sola soluzione sia un’Europa a più velocità, che dovrebbe dare alla zona euro una maggiore responsabilità. Non è impossibile. In Francia vi è un leader che ha un’idea molto europea. In Germania la Merkel va verso un quarto mandato con l’idea di lasciare una traccia nella storia. Non vi è mai stata una coppia franco-tedesca guidata da due dirigenti con una così buona intesa personale e che hanno una leadership così forte e così europea.

RTS: Nel suo libro afferma di preferire la democrazia ai referendum. Affermare che non si vuole utilizzare il suffragio universale per legittimare delle scelte, è qualcosa che sorprende, soprattutto in un paese come la Svizzera.

E.L.: Nel mio libro dico chiaramente che il referendum funziona solo se si svolge come in Svizzera, ossia se si vota su una domanda. Nel resto dell’Europa si vota invece piuttosto su chi pone la domanda e sulle conseguenze della risposta.

Guardate cosa succede in Catalogna, quello che è accaduto in Gran Bretagna con la Brexit, in Italia con il referendum costituzionale o in Francia con il referendum europeo… Nessuno di questi referendum ha permesso di risolvere i problemi. Anzi, ne hanno creati altri.

“O ci sarà un momento in cui noi europei decideremo insieme il nostro destino, oppure l’Europa è destinata a sfaldarsi a causa di una mancanza di legittimità democratica.”

Per riconciliare i cittadini europei con la democrazia bisogna seguire altre strade. Un’idea che si sta facendo largo in Francia e in Italia è che ci debba essere un voto europeo. Con l’uscita dall’Unione della Gran Bretagna, se ne vanno anche 73 parlamentari europei. Due settimane fa ad Atene, Emmanuel Macron ha proposto di sostituirli con 73 parlamentari eletti in una circoscrizione paneuropea. Si voterebbe in tutti i paesi europei per le stesse liste, con persone provenienti da diversi paesi. L’idea che sta dietro è quella di votare su un’idea di Europa e non di esprimere un voto nazionale come oggi. La sera delle elezioni potremmo sapere ciò che gli europei pensano del futuro dell’Europa e ogni istituzione europea dovrebbe tenerne conto.

Penso che possano essere compiuti progressi per riconciliare la democrazia e l’Europa. Domenica ho sentito così tanti miei compatrioti dire che le elezioni tedesche sono talmente importanti per l’Italia e il continente che dovrebbero darci il diritto di voto in Germania. C’è qualcosa di vero in tutto questo. O ci sarà un momento in cui noi europei decideremo insieme il nostro destino, oppure l’Europa è destinata a sfaldarsi a causa di una mancanza di legittimità democratica, che oggi è il principale problema dell’UE.

Traduzione dal francese di Daniele Mariani

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