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L’economia vuole la fine delle restrizioni: “Non sono più ragionevoli”

Controllo del certificato Covid.
Il ministro Berset ha avanzato l'idea di abolire presto il certificato. Keystone / Pierre Albouy

Settori come quelli alberghiero, della ristorazione, del fitness o degli eventi ritengono non ci siano più i presupposti per misure come quarantene o home office obbligatorio. Ma per gli esperti della task-force Covid-19 della Confederazione, questo passo è prematuro.

I provvedimenti restrittivi per arginare il coronavirus vanno revocati subito. Lo chiede un’alleanza di organizzazioni economiche, spalleggiata da esponenti dei partiti di centro destra (Alleanza del Centro, PLR e UDC) secondo cui tali misure non sono più né economicamente né socialmente ragionevoli. 

Ulteriori provvedimenti restrittivi non sono più adeguati per influenzare l’evoluzione epidemiologica o la situazione negli ospedali, hanno indicato oggi davanti ai media l’associazione che riunisce i centri fitness e salute della Svizzera, la Federazione dell’albergheria e della ristorazione svizzera (GastroSuisse), EXPO EVENT Swiss LiveCom e l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).

Lo spiraglio aperto da Berset

Una revoca del certificato Covid è tra l’altro stata già ventilata anche dal consigliere federale responsabile della Sanità pubblica Alain Berset in una recente intervista. Se la situazione pandemica evolverà favorevolmente, il Consiglio federale (governo) “potrà, nelle prossime settimane, trasformare l’obbligo del telelavoro in raccomandazione e sopprimere la quarantena”, ha asserito Berset sabato scorso sulle colonne della Schweiz am Wochenende.

“Basta quarantene, isolamenti e home office”

Ma oltre alla fine del certificato Covid, ciò che viene domandato va oltre. Quarantene e isolamenti, così come anche l’obbligo dell’home office, vanno revocati, ha affermato il direttore dell’USAM Hans-Ulrich Bigler. È ora, a suo avviso, che il Consiglio federale prenda la situazione in mano e si sbarazzi della Task Force Covid-19. L’emorragia di fatturato per certi settori, come quello dei centri fitness, ma anche della gastronomia, è importante, ha spiegato.

Stando a diversi oratori, l’obbligo del certificato Covid è, nella situazione attuale, del tutto sproporzionato e non fa che dividere la popolazione. Molti settori dell’economia e la popolazione stanno soffrendo le pene dell’inferno a causa delle restrizioni e il certificato, come è stato provato, non proteggere da un’infezione.

Il servizio odierno del TG:

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Nonostante la diffusione della variante Omicron del coronavirus, il sistema sanitario non è sovraccarico, ha spiegato la consigliera nazionale Daniela Schneeberger (PLR/ZH). Il numero di pazienti malati di Covid in unità di terapia intensiva è calato bruscamente e continuerà a diminuire. Non ci sono praticamente pazienti che devono essere trattati per la variante Omicron, ha puntualizzato.

GastroSuisse invoca il “Freedom Day”

Anche la Svizzera, come la Gran Bretagna, dovrebbe stabilire un “Freedom Day” (giorno della libertà) che segni la fine delle misure, ha affermato Casimir Platzer, presidente di GastroSuisse, secondo cui il Consiglio federale deve finalmente ottemperare ai propri doveri economici, indennizzando i settori duramente colpiti dalla pandemia e dalla restrizioni. Gastronomia e ristorazione registrano cali di fatturato che vanno dal 50 al 70%, per non parlare dei 30 mila collaboratori persi e delle ripercussioni negative su tutta la filiera a valle a monte del settore, ha affermato Platzer.

Per 23 mesi, ha aggiunto, ci siamo comportati come bravi “soldatini”, giocando anche a fare i poliziotti, applicando le misure restrittive affinché nei nostri locali venisse limitata la diffusione del virus. Ma adesso “basta” con queste misure sproporzionate che creano allarmismo e rendono insicura la popolazione: la gente ha bisogno di andare al bar, al ristorante, di ritornare a vivere insomma, ha sottolineato il presidente di GastroSuisse.

Fallito il 10-12% dei centri fitness

Stando a Claude Ammann, presidente della Federazione svizzera dei centri fitness e salute, tra il 10 e il 12% delle strutture sono fallite o sono stati fagocitate da grandi catene. Negli ultimi due anni sono state registrate perdite dei ricavi oscillanti tra il 40 e il 60%, ha spiegato, mettendo a rischio molte imprese. Ammann ha poi criticato l’obbligo della mascherina in sala, a suo dire dannoso per la salute durante lo sforzo fisico.

Anche l’industria delle fiere e delle esposizioni non se la sta passando bene, ha affermato Christoph Kamber, presidente di Expo Event, l’organizzazione mantello del settore. Il danno causato da una proroga delle misure è molto importante dei benefici. Le società danneggiate dovrebbero essere indennizzate rapidamente e nel modo meno burocratico possibile, ha detto.

Misure in vigore fino alla fine di febbraio

Malgrado le recenti parole di Berset, il 19 gennaio, il Consiglio federale ha infatti deciso una proroga dei provvedimenti restrittivi: le regole attinenti quarantene e lavoro da remoto valgono fino a fine febbraio, mentre le altre misure fino a fine marzo (2G e 2G+ per determinate attività al chiuso, obbligo della mascherina, regola del 3G per manifestazioni all’aperto e restrizioni per le riunioni private). Il 2 febbraio, il Consiglio federale intende ritornare sul tema e decidere su possibili allentamenti.

Che una revoca immediata delle restrizioni attualmente in vigore sia troppo prematura, lo ha ribadito martedì anche la task-force Covid-19 della Confederazione.

La Svizzera è uno dei Paesi in Europa e nel mondo in cui il virus circola di più, ha sottolineato l’esperto dell’Ufficio federale della sanità pubblica Patrick Mathys. Ogni giorno si registrano oltre 30’000 nuovi contagi e il picco non è ancora stato raggiunto.

Certo, la variante Omicron – che ormai predomina ampiamente – è meno virulenta rispetto alla Delta e le persone infettate raramente hanno bisogno di cure intense.

Anche il numero di ricoveri rimane stabile, come anche dei decessi, quest’ultimi a un basso livello. Tuttavia, a causa del numero importante di casi, non si può nemmeno escludere un incremento delle persone che necessitano di cure ospedaliere. L’invito della task-force è quindi di procedere con estrema prudenza.

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