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Italia, la giungla dei vaccini tra obbligo e autocertificazione

dottore vaccina una giovane paziente
In Svizzera non esiste un obbligo vaccinale; tuttavia le autorità possono intervenire in caso di emergenze sanitarie. Keystone

Libretto o autocertificazione? A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, il tema vaccini continua a far discutere l'Italia. E dopo i botta e risposta del mondo politico, cresce la confusione tra genitori e insegnanti. Reportage.

“Non so esattamente come funzionerà quest’anno. Dicono che basti un’autocertificazione, ma è assurdo. Non so più cosa pensare… sono delusa e arrabbiata!”, afferma Anna* senza mezzi termini. La incontriamo nell’ambulatorio della Asl di Olgiate Comasco, dove è venuta per vaccinare il figlio di 11 mesi. Nella sala d’attesa c’è un gran via vai in questa mattina di fine agosto. Manca poco alla riapertura delle scuole e alla scadenza del termine per notificare l’avvenuta vaccinazione dei bambini.

Seduta di fronte, con un bimbo di un anno tra le braccia, Simona* rincara: “Sembra di essere in una giungla, dove ognuno fa quello che vuole. Cosa succede se un genitore mente sull’autocertificazione? Sarebbe compito dello Stato assicurarsi che la legge venga rispettata. Anche perché io prendo il rischio di far vaccinare mio figlio, per il suo bene e per quello degli altri bambini, e mi aspetto che tutti facciano lo stesso”.

“A volte delle amiche pubblicano articoli di pseudo-scienza sui social che mi fanno paura. Così ho deciso di fidarmi solo del mio medico e di smetterla di cercare informazioni online”.

Anche tra i genitori presenti, qualche dubbio rimane, ma a prevalere sembra essere la fiducia nel mondo scientifico e nelle autorità. “A volte delle amiche pubblicano articoli di pseudo-scienza sui social che mi fanno paura. Così ho deciso di fidarmi solo del mio medico e di smetterla di cercare informazioni online. Ora mi aspetto che le istituzioni facciano il loro dovere, controllando che tutti i bambini siano in regola”, dichiara Michela*, mamma di due bambine di 4 e 7 anni.

La rivolta dei sindaci

Dallo scorso anno, con la cosiddetta norma Lorenzin, l’Italia ha reso obbligatori dieci vaccini, senza i quali i bambini fino ai sei anni non possono accedere agli asili nidi e alle scuole materne. L’obbligo riguarda anche le scuole elementari, medie e i primi due anni di superiori, ma con modalità diverse. I ragazzi non vaccinati non saranno esclusi dalle scuole pubbliche, perché prevale il diritto all’istruzione, ma i genitori rischiano multe fino ai 500 euro.

Dopo un periodo transitorio in cui valeva anche solo un’autocertificazione, da settembre i genitori avrebbero dovuto presentare il libretto o il certificato vaccinale. A luglio è però arrivato il dietrofront, per bocca della ministra della salute Giulia Grillo: l’obbligo vale ma non è così perentorio e anche per quest’anno basterà presentare un’autocertificazione. Obiettivo: semplificare i compiti di scuole e famiglie, nell’attesa della creazione di un’anagrafe nazionale.

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Tutto chiaro? Non proprio. In diverse regioni del paese, sindaci e presidi hanno già dichiarato che non rispetteranno la circolare Grillo, ma la legge Lorenzin. Già piuttosto confusa, la situazione si è dunque ulteriormente complicata, creando insicurezza e dubbi tra genitori e insegnanti. Ad Olgiate Comasco, ad esempio, il sindaco Simone Moretti (Lista Civica) ha promesso intransigenza. Dalle colonne del quotidiano La ProvinciaCollegamento esterno, il primo cittadino ha dichiarato che nel comune i “vaccini saranno obbligatori per andare a scuola, senza se e senza ma”. Ma nella sala d’attesa dell’ambulatorio questa mattina sono in poche a sapere come districarsi in questa guerra dei vaccini.

Autocertificazione: “una vittoria della democrazia”

Direttore sociosanitario dell’Asst lariana, che eroga le vaccinazioni e fornisce i certificati, Vittorio Bosio rassicura: “In questo periodo di transizione, durante il quale non abbiamo ancora accesso a un’anagrafe nazionale, l’autocertificazione rappresenta una soluzione valida”. Medico e chirurgo, Bosio sottolinea però la necessità di continuare a sensibilizzare il più possibile i genitori, “cercando di far capire loro che a fronte di un rischio minimo di complicazioni, i vaccini permettono di contrastare un rischio molto più grande e frequente. Perché se alcune malattie come il morbillo riprendono forza, come è già successo, le conseguenze possono essere gravi e portare perfino alla morte”.

A destare preoccupazione, soprattutto tra i dirigenti scolastici, vi è però anche la questione della responsabilità in caso di falsa dichiarazione da parte dei genitori. Il ministro dell’istruzione Marco Bussetti ha cercato di tranquillizzare i presidi, sottolineando che verranno fatti dei controlli a campione e in caso di problemi, la responsabilità sarà unicamente dei genitori.

Anche Carlo Brunati, segretario generale della CISL Scuola Laghi, si dice sereno. “Si tratta di un problema giuridico facilmente superabile in uno Stato di diritto: la responsabilità ricade sulla persona e non sull’istituto scolastico. Su questo non c’è dubbio”. Brunati difende l’obbligo dei vaccini, ma senza attaccare l’autocertificazione. “In Italia molto viene fatto attraverso l’autocertificazione – come l’accesso ai concorsi e alle graduatorie – e trovo sia una grande vittoria della nostra democrazia”.

La Svizzera punta sulla sensibilizzazione

Niente obbligo, ma…

In Svizzera, la Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umanoCollegamento esterno prevede delle eccezioni per quanto concerne l’obbligatorietà dei vaccini.

Il Governo può infatti dichiarare obbligatorie delle vaccinazioni in caso di situazioni particolari: rischio elevato di contagio e di propagazione, particolare pericolo per la salute pubblica o rischio di gravi conseguenze per l’economia o altri settori vitali.

Il dibattito sui vaccini non riguarda solo l’Italia. Anche in Francia, ad esempio, la polemica non si è ancora smorzata dopo la decisione del governo di rendere obbligatori 11 vaccini dal 1° gennaio 2018, per contrastare la riapparizione di alcune malattie.

A livello europeo, sono 13 le nazioni che impongono un obbligo, solitamente limitato però alle malattie “storiche” come poliomielite, difterite, pertosse e tetano. In Italia sono anche obbligatori i vaccini contro morbillo, rosolia, parotite, varicella, meningicocco C e B, Haemophilus influenzae B ed epatite B.

In Svizzera, dove nessun vaccino è obbligatorio a livello nazionale, i modelli italiano e francese hanno suscitato un certo interesse, ma non trovano per ora grandi sostenitori. Le autorità sanitarie preferiscono mettere l’accento sulla sensibilizzazione della popolazione, limitandosi a una una lista delle vaccinazioni consigliateCollegamento esterno. Una strategia a lungo termine, che per quanto riguarda il morbillo sembra aver avuto un impatto positivo. La copertura vaccinale è infatti aumentata dall’87 al 94% negli ultimi dieci anni.

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Per debellare completamente la malattia, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che sarebbe necessaria una copertura del 95% tra i bambini di meno di due anni. In Italia, il tasso a livello nazionale è del 92%, con picchi negativi che raggiungono il 72% nella regione di Bolzano, bastione storico della lotta antivaccini.

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